Tito Lucrezio Caro: vita e opere

Tito Lucrezio Caro: vita e opere

Tito Lucrezio Caro, più semplicemente ricordato con il nome di Lucrezio, è probabilmente la figura più misteriosa di tutta la letteratura latina. Sappiamo che si chiamava Tito e che il suo cognome era Caro. Le poche informazioni che possediamo in merito alla vita di Tito Lucrezio Caro, si ricavano dal Chronicon di San Girolamo, il quale riporta che Tito Lucrezio nacque nel 94 a.C., impazzì a causa di un filtro d’amore, e dopo aver scritto i suoi versi nei momenti di lucidità, si suicidò all’età di 44 anni. Il grammatico Donato sostiene che Lucrezio morì nell’anno del secondo consolato di Pompeo e Crasso, ovvero nel 55 a.C., data che però non coincide con quella indicata da Girolamo. Anche se non si hanno testimonianze certe, la vita di Lucrezio è collocata in un arco temporale che va dal 96 al 55 a.C. La vita schiva di Lucrezio fu illuminata da una grande passione per la filosofia epicurea, di cui divenne il cantore latino per eccellenza. L’epicureismo, e di conseguenza Lucrezio, si proponeva di liberare gli uomini dalle paure, aprendo orizzonti mentali nuovi. Per divulgare le idee di Epicuro, Lucrezio compose un poema in sei libri intitolato De rerum natura.

Tito Lucrezio Caro, un poeta filosofo: il De rerum natura

Il De rerum natura fu scritto da Tito Lucrezio Caro negli ultimi anni della sua vita e, malgrado la mancanza di una revisione finale a causa della morte dell’autore, mostra una struttura ben precisa: l’opera intera è organizzata in tre coppie di libri, ciascuna dedicata a un diverso aspetto dell’epicureismo. L’opera inizia con un inno a Venere, che celebra la forza della natura generatrice, e si chiude con la descrizione del drammatico episodio della peste ad Atene. In questo modo, Lucrezio canta sia la glorificazione della vita, sia l’inevitabilità della morte. La prima coppia di libri è dedicata alla fisica. Si discute di argomenti quali l’organizzazione della materia dell’universo, degli atomi, dell’eternità della materia, in cui niente nasce dal nulla e niente finisce nel nulla. Per Tito Lucrezio Caro la materia e lo spazio non hanno limiti, sono infiniti: gli atomi si aggregano e si disaggregano in un ciclo infinito secondo un principio di deviazione spontanea che l’autore definisce clinamen. Nella seconda sezione si passa invece a trattare ciò che caratterizza l’uomo, ovvero l’anima. Dal momento che anch’essa è fatta di atomi, l’anima è mortale e si disgrega e si ricompone in forme nuove. Ne consegue che temere la morte è una follia, in quanto quando ci siamo noi la morte è assente, quando la morte c’è noi non ci siamo più. Nell’ultima coppia di libri si tratta dell’origine del mondo in cui viviamo, dei fenomeni naturali e dell’evoluzione dell’umanità. La terra quindi, come tutto il resto, è mortale: prima o poi la materia di cui è composta si annienterà, e tutto ritornerà alla materia primordiale, aprendo un nuovo ciclo.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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