Grandi registi teatrali del XX secolo: i 7 che hanno fatto la storia

I grandi registi teatrali

La scena del primo Novecento ha gettato le fondamenta del teatro contemporaneo, segnando il passaggio da un’arte dominata dall’attore e dal testo a una in cui la visione d’insieme è garantita da una figura creativa centrale. Insieme alle avanguardie, che contestavano le forme consolidate, si affermò la pratica della regia e la necessità di un autore che garantisse l’unità dell’opera teatrale. Emersero così coloro che sarebbero diventati i grandi registi teatrali del XX secolo, imponendo una nuova visione dell’arte scenica.

I grandi registi del XX secolo in sintesi

La tabella seguente riassume i contributi fondamentali dei maestri che hanno plasmato il teatro moderno.

Regista Contributo principale
Konstantin Stanislavskij Il metodo della reviviscenza e il realismo psicologico dell’attore.
Edward Gordon Craig La teoria della “supermarionetta” e la centralità della scena visiva.
Erwin Piscator L’invenzione del teatro politico e l’uso di proiezioni multimediali.
Bertolt Brecht La teoria del teatro epico e l’effetto di straniamento (verfremdungseffekt).
Giorgio Strehler La fondazione del Piccolo teatro e la “regia critica”.
Eduardo De Filippo La sintesi tra drammaturgia, regia e interpretazione nella tradizione napoletana.
Carmelo Bene La “macchina attoriale” e la disintegrazione del testo classico.

1. Konstantin Stanislavskij

L’incontro con Vladimir Nemirovič-Dančenko porta alla fondazione del Teatro d’Arte di Mosca. Il successo arriva con la messa in scena de Il gabbiano di Čechov, con cui elabora un nuovo stile: il realismo psicologico. Il suo celebre Metodo Stanislavskij privilegia il lavoro dell’attore sull’interiorità e sulla psicologia del personaggio, cercando un’autenticità mai vista prima.

2. Edward Gordon Craig

Craig è il primo a sperimentare la figura del regista-artista, capace di creare un “teatro d’idea” che può fare a meno del testo. Promuove il superamento della parola a favore di un teatro visivo, basato su ritmi spaziali e giochi di luce, dove l’attore diventa una “supermarionetta” al servizio della visione del regista. La sua sperimentazione con gli screens (alti schermi mobili) mirava a creare una scena dai mille volti.

3. Erwin Piscator

Piscator è uno dei massimi esponenti del teatro politico nella Germania degli anni ’20. Dopo l’esperienza al fronte, decide di “combattere politicamente con le armi dell’arte” e fonda il Teatro Proletario a Berlino. È il primo a usare il cinema nel teatro in maniera creativa, montando sketch, discorsi autentici, proiezioni di fotografie e filmati documentari per creare un’arte polemica e attiva.

4. Bertolt Brecht

Brecht è il massimo teorico del teatro epico, un teatro che vuole essere comprensibile alle masse e stimolarne la coscienza critica. La sua tecnica fondamentale è lo straniamento (Verfremdungseffekt): le arti in scena (recitazione, musica, scenografia) coesistono senza fondersi, spingendo lo spettatore a porsi delle domande e a considerare la realtà come qualcosa di modificabile, non di immutabile.

5. Giorgio Strehler

Strehler è l’emblema della regia critica in Italia, con l’obiettivo di fare del teatro un servizio pubblico. Nel 1947 fonda a Milano il Piccolo Teatro, con l’impegno di creare un autentico “Teatro d’Arte per tutti”. La sua regia utilizza il testo come occasione per indagare istanze più ampie, traducendo sul palco una profonda tensione intellettuale.

6. Eduardo De Filippo

Protagonista indiscusso della cultura del Novecento, Eduardo elabora una sintesi di drammaturgia, recitazione e regia. Partendo dalla tradizione teatrale napoletana, fonda nel 1931 la compagnia “Teatro Umoristico” con i fratelli Titina e Peppino, unendo talento artistico e capacità imprenditoriale per affermarsi a livello mondiale.

7. Carmelo Bene

Bene rappresenta un’eccezione nel panorama italiano. Si allinea al teatro degli anni ’60 che si oppone alle convenzioni borghesi, ma sviluppa un percorso unico. Il suo è un radicale atteggiamento oppositivo: il testo, la scena e l’attore vengono assorbiti in un’unica figura autoriale che distrugge ogni regola. La sua regia è una provocazione continua che mira ad annullare le aspettative del pubblico, tra scandali e sfide al sistema teatrale.

Articolo aggiornato il: 22/09/2025

Fonte immagine: Pixabay

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A proposito di Costantino Gisella

Sono nata a Napoli nel 1977 e sono cresciuta con la musica di Pino Daniele, i film di Massimo Troisi e il Napoli di Maradona. Ma non sono mai stata ferma e infatti metà del mio cuore e’ nel Regno Unito dove ho vissuto per svariati anni. Dopo l’esperienza all’estero, ho deciso di iscrivermi all’ Università di Napoli “L’Orientale” (sono laureanda in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe) per specializzarmi in quella che è la mia passione più grande: la letteratura anglo-americana. Colleziono dischi in vinile, amo viaggiare e non rientro mai da un posto senza aver assaggiato la cucina locale perché credo che sia il modo migliore per entrare realmente in contatto con culture diverse dalla mia.

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