La lingua coreana, origini e sviluppi

Le origini della lingua coreana e i suoi sviluppi

Le origini della lingua coreana sono un argomento tutt’ora preso in studio dai filologi e dagli studiosi di linguistica. L’unico modo per risalire ad eventuali collegamenti è quello di paragonare il Coreano con altre lingue e sperare di trovarne una che derivi dalla stessa fonte originaria. Naturalmente le difficoltà che si incontrano durante tale processo non sono poche. Ad esempio, è possibile che una lingua originaria e comune a più lingue attuali non esista e che il Coreano sia una lingua isolata come il Basco e l’Ainu. Inoltre, risalire al ceppo che ci permetterebbe di identificare chiaramente la famiglia linguistica è un processo molto difficile. Tra le teorie più accreditate vi sono quella che ricollega il Coreano ad una lingua Altaica e la serie di ricerche comparative partite con William George Aston nel 1879, che ipotizzano una correlazione tra la lingua Coreana e la lingua Giapponese. Entrambe le teorie sono ancora oggetto di studio e, in quanto tali, considerate ancora delle ipotesi.

Lingua coreana, le origini

Nel 108 a.C. la Dinastia cinese Han stabilì un avamposto militare nella penisola e, nell’interazione con le popolazioni locali, trascrisse una serie di termini che sono conservati negli annali. Il primo stato menzionato prendeva il nome di Chosŏn. I miti di fondazione fanno risalire l’origine dei coreani al 2333 a.C. quando l’imperatore Tan’gun fondò la capitale dandole il nome di Chosŏn (gli storici utilizzano il termine ‘Antico Chosŏn’ per distinguerlo dal nome dello stato fondato dalla dinastia Yi e dall’odierno nome della Corea del Nord). Secondo le fonti Cinesi le lingue parlate nel periodo dei Tre Regni erano: Suksin, Puyŏ e Han. La lingua Puyŏ includeva 4 sottogeneri: Puyŏ, Koguryŏ, Okchŏ e Ye. La parte di popolazione che parlava il primo sottogenere era considerata dai cinesi come alleata amichevole; il secondo era parlato dalla parte invece ostile. Le altre due lingue vengono descritte come molto simili a quella di Koguryŏ; La lingua Suksin si avvicinava di più a quelle delle popolazioni barbariche a Nord della penisola, i Jurchen. Le lingue Han erano parlate da tre popolazioni a Sud: Mahan, Chinhan e Pyŏnhan. Il Samguk sagi riporta una serie di toponimi che hanno permesso in seguito di dedurre parole e morfemi utilizzati a Koguryŏ, anche se recenti studi hanno messo in conto che alcuni di questi nomi fossero esistenti anche prima che il territorio cadesse sotto il controllo di Koguryŏ e che siano quindi provenienti da altre lingue. Nonostante questo problema, la lingua di Koguryŏ contiene termini che possono essere comparati con serie di vocaboli già conosciuti che fanno ipotizzare diverse similitudini tra essa e le lingue Altaiche (o almeno Tunguse) e il Giapponese. La lingua di Paekche era probabilmente un mix di tutte quelle che influenzavano la regione in quei tempi e alcuni dei suoi vocaboli sono riportati nel Nihon Shoki di epoca Nara, poi trascritti verso al fine del tredicesimo secolo in katakana. Anche la lingua di Silla era un misto di diverse lingue che, diventando quella ufficiale dell’intera penisola, sarà il diretto antenato del Coreano Intermedio (anche per questo spesso è definito Coreano Antico). Infine, il regno di Kaya è famoso per essere stato il ponte di connessione con il Giappone, ma continua ad essere una regione misteriosa anche dal punto di vista linguistico.

Il Coreano antico

La maggior parte della letteratura in lingua coreana di questo periodo è scritta in Cinese classico, lingua ufficiale degli affari di stato, ad eccezione delle Hyang’ga, canzoni locali che conservano le caratteristiche folcloristiche della Corea sotto Silla Unificato. Esse rappresentano il più antico esempio di scrittura e composizione letteraria in Coreano. Le principali fonti di trascrizione dei nomi sono il Samguk Sagi ed il Samguk Yusa, sempre con il doppio utilizzo (sonoro e semantico) dei caratteri cinesi che hanno aiutato la ricostruzione dei morfemi risalenti a quel periodo. Il principale metodo tradizionale di scrittura del Coreano in caratteri cinesi era l’Idu. Lo scriba iniziava con il cambiare le parole nell’ordine sintattico del Coreano e aggiungeva particelle e flessioni verbali utilizzando i caratteri cinesi per valore fonetico o semantico, rendendo il tutto molto difficile da decifrare attualmente. Un altro metodo di scrittura tipico di Silla era lo Hyangch’al, utilizzato per la trascrizione delle venticinque Hyang’ga che sono giunte fino a noi. Il termine significa ‘lettere locali’ e proviene probabilmente da un’epoca più tarda. Per quanto riguarda la trascrizione in fonogrammi, molti di essi rappresentavano sillabe e altri i suoni consonantici finali accompagnati spesso da degli indicatori di significato. Molti altri caratteri Cinesi venivano invece utilizzati per il loro significato associandoli convenzionalmente alla parola che rappresentavano in Coreano. L‘influenza del Cinese sul vocabolario Coreano è immensa e duratura. Le parole e i morfemi non erano semplicemente dei prestiti linguistici, i Coreani presero in prestito sistemi veri e propri creando un vocabolario Sino-Coreano che doveva riflettere quello che era il Tardo Cinese Medio. Il risultato è un ceppo distinto e facilmente riconoscibile all’interno del lessico Coreano che è perdurato fino ad oggi soprattutto nell’ambito letterario, mentre i termini nativi sono utilizzati nella lingua di tutti i giorni. Naturalmente ci sono anche dei prestiti veri e propri che però vengono considerati nativi e non vengono trascritti con i caratteri Cinesi.

Formazione della lingua coreana: il primo Coreano intermedio

Il periodo d’uso del Coreano intermedio va dal 10° al 16° secolo ed ha inizio con lo stabilirsi della dinastia Koryŏ, la sua conclusione invece risale al 1592, anno della prima invasione giapponese. Il periodo è diviso ulteriormente in Primo Coreano Intermedio e Tardo Coreano Intermedio. La lingua del periodo Koryŏ (918-1392) è considerata Primo Coreano Intermedio, mentre i primi due secoli del periodo Chosŏn sono considerati Tardo Coreano Intermedio. Questo periodo è caratterizzato da una maggiore stabilità linguistica, ma una forte instabilità politica. Le informazioni linguistiche per il primo periodo continuano ad essere poche ed esclusivamente in caratteri cinesi, nel tardo periodo vi è invece una grande quantità di documentazione, per cui con la conclusione del primo periodo si ha la conclusione della linguistica preistorica. Spostando la capitale nella regione interna, le classi di ceto medio-alto provocarono lo sviluppo di un nuovo tipo di linguaggio influenzato dalla vecchia lingua di Koguryŏ, che era probabilmente sopravvissuta in minima parte nel dialetto della zona. Per quanto riguarda la fonologia, le uniche fonti pervenute sono: un opuscolo Cinese noto in Corea come ‘Kyerim yusa’, che è una lista di vocaboli e nomi trascritti in fonogrammi basati sul suono cinese, e un’opera di farmacologia, che riflette la lettura nativa. I contatti tra Koryŏ e la dinastia Yuan hanno lasciato tracce del Mongolo all’interno del Coreano soprattutto legate a termini che si riferiscono a cavalli, falconeria e ambito militare. In una delle fonti principali, il sutra Buddhista ‘Kuyŏk inwang kyŏng’ si trovano alcune annotazioni fatte a mano trovate successivamente in altri testi. Queste annotazioni in Cinese semplificato sono note come Kugyŏl e sono state aggiunte ai testi come guida all’interpretazione, mostrando come la sintassi cinese sia stata alterata e letta in Coreano. Esse ci dicono ben poco sulla fonologia del Coreano, ma ci danno informazioni sull’uso delle particelle e altri simboli grammaticali.

Il Tardo Coreano intermedio

L’evento principale collegato al Tardo Coreano intermedio è l’invenzione dell’Hangul, alfabeto coreano inventato nel 1443 e promulgato nel 1446 da Re Sejong. Quasi tutti i testi in Hangul del Tardo Coreano Intermedio furono pubblicati a Seoul e compilati da uffici governativi, che necessitavano di una lingua omogenea. Le prime fonti sono principalmente glossari cinesi per la traduzione della lingua in cui le parole vengono trascritte con caratteri cinesi utilizzati come fonogrammi. Esse riflettono abbastanza caratteristiche linguistiche simili a quelle dei testi scritti con l’Hangul di Sejong per essere considerate documenti del Tardo Coreano Intermedio. Sejong inventò l’Hangul e lo promulgò attraverso un documento che prende il nome di ‘I suoni corretti per l’istruzione del popolo’, affiancato dal corrispondente fonetico in cinese classico. La prima opera ad essere scritta in Coreano è considerata l’akchangYongbi ŏch’ŏn ka’ del 1445, elegia della dinastia Chosŏn composta per ordine del sovrano stesso, mentre la prima opera buddhista è il ‘Sŏkpo sangjŏl’ scritto in onore della morte della regina consorte. La massima espressione dell’uso dell’Hangul è visibile negli scritti pedagogici e nella stesura nel 1527 di un glossario contenente sia la lettura Sino-Coreana che quella Coreana (e la definizione) di ben 3600 caratteri cinesi. I toni scomparvero intorno al 16° secolo, ma ne abbiamo testimonianza attraverso le fonti scritte in cui si indica la durata e il tono alto con uno e due puntini accanto alla vocale.

Il primo Coreano moderno

L’Era Moderna ha inizio nel 1592 con l’invasione Giapponese, che causò non pochi disagi alla società coreana. Durante quel periodo non vennero pubblicati libri di alcun genere e quando si ricominciò, quindici anni dopo, la scrittura del Coreano era cambiata. La guerra aveva cambiato la lingua coreana parlata e molto di più il modo di scrivere. Gli scritti, non più supervisionati dall’aristocrazia, erano inoltre influenzati da sviluppi nel commercio, artigianato e agricoltura e dai primi contatti con l’Occidente. La guerra Imjin rese difficile la reperibilità dei testi classici, nel 17° secolo furono quindi ristampate quante più copie possibili per volontà del Re Kwanghaegun. Successivamente le opere più rinvenute furono le traduzioni di testi neo-confuciani e le prime pubblicazioni sui vari dialetti della penisola. Del 18° secolo i materiali linguistici principali sono testi di critica coreana sulla scrittura cinese e testi di lingua. Furono inoltre rivisitati molti elementi della tradizione vernacolare cinese in chiave coreana e vennero instaurate delle scuole di interpretariato in Mancese e Mongolo con relativi libri di testo. Nel 19° secolo vi è un ritorno alla traduzione dal cinese, con liste enciclopediche di nozioni riguardanti l’arte militare, gli animali, le piante, i minerali, oltre alla continua traduzione di testi religiosi. La produzione letteraria di questo periodo era varia e includeva la poesia lirica sotto forma di sijo e kasa, romanzi, diari e scambi di missive. I simboli e l’ortografia dei testi successivi al 1592 sono molto diversi da quelli anteriori, poiché il linguaggio era mutato così tanto da rendere le vecchie regole ortografiche difficili da seguire. Altro fenomeno importante è la sostituzione di alcuni termini nativi con quelli sino-coreani (es: invece del nativo kolom, per dire fiume si usa kang), o il cambiamento di significato dal Coreano Intermedio al Primo Coreano Moderno (eyespu significa prima ‘pietoso’, poi diventa ‘carino’).

Lingua coreana contemporanea

La storia del Coreano contemporaneo inizia con l’apertura all’estero del 19° secolo. I cambiamenti che la Corea affrontò riguardarono anche la capacità di espressione in un mondo che mutava. Attraverso termini nuovi e regole viene espressa la necessità di creare una struttura linguistica che rispecchi la società. Il cinese classico continuava a rappresentare la forma di scrittura utilizzata per contesti formali dai membri dell’élite, mentre l’hangul era meno prestigioso. Gradualmente si iniziò ad utilizzare una lingua mista per quanto riguardava giornali e documenti ufficiali (soprattutto dopo i movimenti del 1° marzo 1919 i caratteri cinesi sono presenti solo in testi misti). Dopo il 1945 invece, scrivere e stampare giornali in puro hangul divenne sempre più frequente e dal 1990 è più che normale trovare giornali cartacei e digitali privi di caratteri cinesi. Per quanto riguarda la Corea del Nord, nel 1949 Kim Ilseong proibì l’uso dei caratteri cinesi perché associava la pratica della scrittura mista ai Giapponesi. Il ministero riconobbe come lingua standard quella parlata a Seoul dalla classe intermedia, arricchita da termini presi in prestito dall’Inglese (in realtà indirettamente tramite gli adattamenti del Giapponese). Durante l’occupazione i coreani assorbirono naturalmente elementi del Giapponese, ma dopo la liberazione furono eliminati in Corea del Nord e caddero in disuso in Corea del Sud. Molti termini vennero rimpiazzati con la lettura sino-coreana dei caratteri e talvolta con termini nativi veri e propri. Attualmente la vicinanza al Giappone e la libertà degli scambi culturali permettono che avvengano scambi linguistici in entrambi i versi e sempre più frequenti sono le parole di origine Inglese utilizzate quotidianamente.

Tutt’oggi la lingua coreana è in continuo cambiamento per cui risulta difficile determinarne le parti fisse e quelle variabili; pertanto possiamo affermare che ci sono ancora troppi pochi elementi esaminati per stabilire le vere origini della lingua, dato il continuo aumento di termini presi in prestito da ogni parte del mondo che rendono la lingua coreana una delle più instabili da affrontare su di un base linguistica.

Fonte immagine: gndesign002 su Pixabay

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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