La prima luce di Neruda, di Ruggero Cappuccio | CTF

La prima luce di Neruda, di Ruggero Cappuccio | CTF

Con La prima luce di Neruda, di Ruggero Cappuccio, riparte il Campania Teatro Festival che, questa volta, si riveste di autunno con appuntamenti imperdibili dal 21 settembre al 14 dicembre 2024.

La prima luce di Neruda: dal romanzo alla scena

La prima luce di Neruda, in scena al Teatro Mercadante di Napoli, è il primo spettacolo del programma 2024 che inaugura la stagione del Campania Teatro Festival. Lo spettacolo è tratto dal romanzo del direttore artistico del festival, Ruggero Cappuccio, ed è adattato per il palcoscenico e diretto da Cesar Brie con le interpretazioni attoriali di Elio De Capitani, Cristina Crippa, Silvia Ferretti, Umberto Terruso e la voce di Francesca Breschi.

La prima luce di Neruda racconta al pubblico alcuni istanti fondamentali della vita del noto poeta cilenoPablo Neruda, appunto –, che viaggiano tra la storia di un amore tanto imprevedibile quanto passionale con Matilde Urrùtia, le fughe dell’esilio e l’incedere violento di una storia politica. Una vita che ci insegna la forza di difendere i propri ideali e la bellezza che nonostante tutto esiste ma, talvolta, va scoperta con una danza e due occhi innamorati. Insomma, ciò che Neruda stesso ne ha fatto della sua poetica in versi: un atto di amore, pace e soprattutto libertà. E questo impegno sia civile che lirico-intimista viene recuperato dalla scrittura percettiva del romanzo di Ruggero Cappuccio coniugata con la leggerezza quasi mistica dei corpi sulla scena diretti da Cesar Brie.

Frammenti e ricerche

Forse non è un caso che La prima luce di Neruda abbia folgorato un regista come Cesar Brie, per il quale il poeta cileno è patria e simbolo dell’esilio, di un peregrinare costante che lo ha portato a essere un artista figlio del mondo. Ne deriva una messinscena contaminata, scomposta e ricomposta in forme teatrali molteplici appartenenti a frammenti narrativi sviluppati su più livelli e ricerche continue: «Un volo incrociato di voci che raccontano la storia di uno dei più popolari poeti del mondo, fra la leggenda dell’amore e la crudezza della Storia. Un volo incrociato di artisti, che si sono inseguiti per tanti anni cercando un tempo e un’occasione per ritrovarsi sul palco in una creazione comune» – si legge nella sinossi.

Insomma, quella di La prima luce di Neruda è una storia sia drammaturgica che di palcoscenico, inserita in una dimensione quasi mitica, forse anche surrealistica per certi aspetti, che si presenta in perenne trasformarsi ed evolversi. Una cornice frastagliata che si sviluppa in trame e sottotrame, in varie relazioni espositive e sceniche che dimostrano un impatto poco corale. E forse questo è un aspetto su cui ragionare maggiormente e, perché no, da recuperare, ovvero riuscire a restituire anche una certa coralità che possa fungere da legame, da collaudo per tutti questi tentativi di ricerche sceniche giustificandole, infine, secondo quella prospettiva di “arte del mondo”. 

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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