Golden Kamuy: il capolavoro seinen degli ultimi anni

Golden Kamuy: il capolavoro seinen degli ultimi anni

Il manga Golden Kamuy (in katakana ゴールデンカムイ, Gōruden Kamui) debutta ufficialmente nel 2014 dalla mano esperta del mangaka Noda Satoru, affermandosi oggi come uno dei capolavori seinen e storici degli ultimi anni, se non di sempre. 

Prima di sviluppare più accuratamente il substrato storico su cui poggia la complessa vicenda dell’opera, e la trama stessa, analizzeremo alcuni dettagli circa la produzione del manga. 

Golden Kamuy, come anticipato poco più sopra, esordisce nel 2014, ad agosto. Il manga è stato serializzato e pubblicato sulla rivista seinen giapponese Weekly Young Jump, sotto supervisione della Shueisha, illustre casa editrice nipponica. La sua pubblicazione è durata ben otto anni, con il capitolo conclusivo risalente ad aprile del 2022. Il ricco ammontare di capitoli è stato poi distribuito in 31 volumi cartacei, in giapponese chiamati tankobon. 

È un lavoro alle cui spalle risiedono un enorme bagaglio culturale, ricche inventive, e collaborazioni con importanti studiosi, arrivando a vantare del titolo di uno dei più grandi bestsellers. Fra non molto comprenderemo meglio di cosa stiamo parlando. 

Con seinen si allude ad un genere fumettistico riservato ad una platea di ragazzi che vanno dall’età adolescenziale a quella adulta, sottolineando, per giunta, un’evidente maturità dei contenuti, del linguaggio e dello stile. Basti guardare alla stessa tecnica di disegno e modo di rappresentazione dei personaggi: muscolatura ben definita e ulteriori tratti estetici che richiamano la precedentemente citata maturità. Si tratta di uomini adulti, alcuni che superano una certa soglia di età ma che conservano un proprio vigore e carisma, non lasciandosi affievolire dal peso degli anni trascorsi. Potremmo dire che ci si avvicini ad alcuni aspetti canonici del metodo di disegnazione delle figure dei bara manga, ove maturità e fisici ben definiti sono alla mercé della propria produzione. Il linguaggio è anche piacevolmente esplicito e spontaneo, senza filtri che oscurerebbero una gradita naturalezza racchiusa nell’opera. 

A luglio del 2017, nella rivista Weekly Young Jump, viene annunciata la trasposizione animata del manga di riferimento, e lanciata in prima visione il 9 aprile del 2018 con il suo primo episodio. Attualmente, l’anime storico Golden Kamuy conta ben 4 stagioni, con l’ultima uscita nel 2022, protrattasi fino al 2023. Capolavoro che col passare delle stagioni ha apportato sempre più miglioramenti, ma, ad essere sinceri, sin dal suo esordio vanta di un livello qualitativo davvero alto, da non lasciar insoddisfatto nessuno spettatore. 

Per il casting di seiyu 声優, ovvero voice actors, rientrano nomi da far rabbrividire al solo sentirli pronunciare, visto l’impareggiabile talento che li contraddistingue. 

Primo tra questi è Kobayashi Chikahiro, che presta la voce al protagonista di Golden Kamuy, Saichi Sugimoto. Noto già in precedenza per aver doppiato Legoshi nella serie manga e anime Beastars. Però non meno importante è un doppiatore divenuto virale proprio per la propria voce e talento. Infatti vi sono suoi video virali a cui i fan rispondono con enorme ammirazione ed estasi. Tale fenomeno è Tsuda Kenjiro, che nella serie in esame doppia l’oscuro Hyakunosuke Ogata. Tsuda Kenjiro non è certamente poco familiare per chi è vicino alla cultura nipponica degli anime. Si pensi a Kishibe di Chainsaw Man, Ai Chisaki (My Hero Academia) e Kento Nanami (Jujutsu Kaisen). 

Le opening, così come le ending (sigle di apertura e di chiusura, rispettivamente), vedono la partecipazione e il contributo di importanti artisti dell’industria musicale giapponese, dai Man with a Mission ai THE SIXTH LIE. 

Golden Kamuy: trama e influenze del capolavoro seinen degli ultimi anni 

Trama 

Onde evitare spiacevoli spoiler a chiunque voglia addentrarsi all’interno dell’opera, ci soffermeremo sul presentare, in linee generali, qualche scorcio di trama che possa aiutare i lettori a comprendere ciò su cui verte in principio il manga, così come l’omonimo anime. 

Siamo nei primi anni del 1900, in seguito al fatidico periodo della guerra russo–giapponese, conclusasi con la vittoria a caro costo dell’Armata nipponica. Saichi Sugimoto (Sugimoto il nome) è un soldato reduce dal conflitto per Port Arthur, cui fase nucleare era il cruento scontro per l’Altopiano 203, momento cardine di quello che è passato alla storia come L’Assedio di Port Arthur. Da qui cominciò a portar con sé il titolo di Sugimoto l’Immortale, in giapponese 不死身 の 杉元, Fujimi no Sugimoto. L’immortalità risiede nella capacità di uccidere prima che si venga uccisi. 

Al momento, Sugimoto è in Hokkaido, una delle quattro isole principali del Giappone, posta all’estremo nord del Paese, quando, attraverso un anziano ubriaco, verrà a sapere di una storia al limite della leggenda, ma che sembra avere delle fondamenta autentiche: quantitativi di oro da far gola a chiunque ne abbia sentito accennare, dovuti a faticosi sforzi di alcuni Ainu, poi brutalmente uccisi e privati del loro tesoro. 

Chi vien accusato di essere stato l’assassino della comunità Ainu in custodia delle ricchezze, è un uomo identificato con l’appellativo di Noppera-bou, anche lui un presunto membro della tribù. Portato in seguito all’inespugnabile prigione di Abashiri e tenuto sotto stretta sorveglianza.

Sugimoto apprenderà circa ulteriori informazioni, che lo renderanno oggetto di ricerca degli spietati criminali della stessa prigione, tatuati. Non si tratta, però, dei classici tatuaggi affibbiati alla Yakuza, ma di qualcosa da una natura alquanto mesta. 

Sugimoto è un uomo da sempre avvolto nelle tradizioni giapponesi, e in una terra selvaggia come quella dell’Hokkaido del XX secolo avrebbe avuto qualche difficoltà. Il fato vuole, però, che il nostro protagonista incontri Asirpa, ragazzina Ainu che si farà promotrice di una nuova generazione di donne Ainu, abbandonando le rigide e insensate tradizioni che fino ad allora avevano contraddistinto la propria etnia. 

Tantissime conoscenze acquisite e momenti all’insegna della comicità, così come di risvolti drammatici, che segneranno sempre di più la vita di Sugimoto e della giovane Ainu. 

Sugimoto è interessato all’oro, ma non per fini egoistici: in onore di una vecchia promessa durante il conflitto russo–giapponese, vuole ottenere anche solo una parte del bottino per poter far operare agli occhi la moglie, ormai vedova, di un suo commilitone. Da qui la ricerca insieme ad Asirpa, che vorrebbe coinvolgere sempre meno nella vicenda una volta appurata la serie di ombre che, come loro, proseguono nella stessa direzione: dalla Settima Divisione dell’Armata giapponese ai vecchi sostenitori del bakufu 幕府, ovvero “governo militare” del periodo Edo. Tra questi ultimi si distingue Hijikata Toshizou, vicecomandante (in giapponese 副長, fukucho) dell’ex corpo di samurai al servizio dello shogun: la Shinsengumi. 

Il conflitto russo–giapponese 

La vicenda segue il periodo post-bellico che ha visto scontrarsi l’Impero russo e giapponese, dall’ 8 febbraio 1904 al 5 settembre 1905. Per ulteriori informazioni in merito a quanto accadde, a grandi linee, si consiglia la lettura di questo articolo. 

In quanto a Golden Kamuy, ciò che ci interessa approfondire è l’atmosfera che si respira all’interno del Giappone di quegli anni, a sua volta ripresentata nel lavoro di Noda. 

Come ci si aspetterebbe successivamente ad uno scontro tra due fazioni opposte, non è così strano che sorgano inimicizie e sospetti fra individui relegati a gruppi etnici differenti. In questo caso, russi e giapponesi, per l’appunto. Spie infiltrate, l’idea fortemente accentuata del confine fra Russia e Giappone e terre contese, come nel caso di Karafuto, oggi Sakhalin o Sachalin, che ospita nella serie minoranze etniche, fra cui Uilta, Ulch e gli stessi Ainu. 

Nell’anime, a rendere ancora più vivido il racconto è il contributo dell’idioma russo. I seiyu si sono cimentati, per quanto possa risultare un’impresa ardua, nel doppiaggio in lingua russa nel caso di personaggi appartenenti a tale terra, accompagnato da sottotitoli in lingua giapponese. Il realismo viene intensificato, anche per la spontaneità e la maturazione che si rivedono nei personaggi e il loro linguaggio. 

Gli Ainu e la loro eredità linguistica 

Tribù indigena del Giappone, la cui cultura si ritiene sia il risultato di una fusione tra quella Okhotsk e Satsumon, entrambe risalenti a diverse fasi del lunghissimo e antichissimo periodo Jomon (14.000 a.C. – 300 a.C.). La tribù Ainu, a dispetto di quanto ci si aspetterebbe, ancor’oggi persiste e coltiva le proprie usanze del passato, nonostante il loro destino non sia stato sempre facile. Infatti, in Golden Kamuy si allude, anche esplicitamente, al rischio dell’estinzione di questa longeva comunità. 

Stanziati principalmente nella zona settentrionale del Giappone, gli Ainu furono costretti, a causa degli stessi giapponesi e delle loro conquiste, all’abbandono dei loro insediamenti e abitazioni (kotan in lingua Ainu). Donne separate dai propri mariti e relegate a matrimoni con uomini giapponesi al fine di favorire l’assimilazione al dominatore nipponico: uno dei tragici momenti storici che questa tribù ha dovuto vivere sulla propria pelle. 

Oggi sono ufficialmente registrati circa 25.000 Ainu, anche se in modo non ufficiale potrebbero arrivare a contarsene oltre 200.000, simbolo della resistenza di questa minoranza etnica che, nonostante drammatiche vicissitudini, ha continuato a coltivare le proprie radici. Se solo si considerano le città oggi più famose dell’Hokkaido, i loro nomi, come nel caso di Sapporo, derivano proprio da espressioni ainu! Proprio in virtù della sopracitata assimilazione, non tutte le nuove generazioni sono consapevoli dei propri antenati e della loro cultura originaria. Oggi, si cerca di mantenere vivo il loro patrimonio linguistico. Infatti, dal 1987, una stazione radio localizzata a Sapporo promuove corsi linguistici settimanali. 

Tornando a Golden Kamuy, Noda Satoru ha collaborato con il linguista di lingua Ainu Nagakawa Hiroshi, dell’università di Chiba, che ha contribuito circa le sue conoscenze in relazione a cultura e lingua della tribù. 

Tra le parole ainu più ascoltate o lette nella serie, abbiamo hinna hinna, espressione di ringraziamento nel momento in cui ci vien offerto del cibo, poi c’è la buffa osoma (feci, escrementi), e l’importantissima Kamuy, o Kamui, che dà il nome all’opera. 

Cosa si intende per Kamuy?  

In linea di massima, per Kamuy si allude ad entità spirituali, ciò che non è umano e che porta con sé una grande energia. Tutto ciò che è dotato di grande forza o valica i confini umani e naturali è Kamuy. Anche animali visti come espressione di forza o portatori di simbolismi estremamente positivi vengono definiti Kamuy. 

È una definizione piuttosto vaga e contestuale, perché vago è il suo uso o la sfumatura che acquisisce. 

In Hokkaido c’è inoltre un importante rilievo naturale che va sotto il nome di Capo Kamui. 

Avremo una live–action? 

A quanto pare . Il progetto live-action, prodotto dalla Credeus e diretto da Shigeaki Kubo, è confermato. Il primo annuncio risale al 19 Aprile del 2022, ma da un po’ si ha anche una data ufficiale di lancio: la premiere si terrà in Giappone il 19 gennaio 2024. 

Ad interpretare Asirpa ci sarà Yamada Anna, mentre nel ruolo di Saichi Sugimoto avremo il già noto attore Yamazaki Kento, che ha interpretato Arisu nella serie Netflix Alice in Borderland. Il 17 ottobre, lo stesso Yamazaki Kento ha pubblicato sulla propria pagina Instagram il trailer della live-action.

In conclusione, Golden Kamuy è stato un prodotto di genio artistico e profonda cultura, che affonda le radici nel contesto storico–culturale del Giappone del XX secolo, contraddistinto da conflitti e punti di connessione con la relativamente vicina Russia. Nulla viene lasciato al caso, a partire da nomi e soprannomi dei personaggi: si pensi a Noppera–bou. La presenza di continue allusioni alla sfera dell’erotismo, inoltre, non deve sorprenderci: riferimenti sessuali non sono marginali nella sceneggiatura dell’opera, che vanta di prototipi maschili dotati di una marcata mascolinità. 

Fonte immagine in evidenza: copertina del volume 31 del manga Golden Kamuy

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