Le regole del delitto perfetto: 4 motivi per guardare la serie

Le regole del delitto perfetto

Le regole del delitto perfetto è una serie televisiva statunitense trasmessa in Italia dal 2015 al 2020, disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix. Questa serie è costituita da 6 stagioni di 15 episodi ciascuna ed ogni episodio dura circa 45 minuti. La protagonista è l’avvocato Annalise Keating, interpretata dalla fenomenale Viola Davis, che ha avuto numerosi riconoscimenti nel corso della sua carriera: un Premio Oscar, un Golden Globe, un Emmy e anche 2 Tony Awards.

Ecco 4 motivi per guardare Le regole del delitto perfetto, serie che ha commosso, scioccato e fatto innamorare migliaia di spettatori

1. Il cast

Il cast de Le regole del delitto perfetto conta molti nomi importanti. Innanzitutto Viola Davis, che interpreta il ruolo di Annalise Keating, esibendo anche le sue fragilità: nel quarto episodio della prima stagione, la Davis si mette completamente a nudo, mostrandosi senza trucco e senza parrucca, in una scena di disperazione e angoscia; successivamente la donna rivela che è stata una sua idea quella di apparire in quel modo, proprio per emozionare il pubblico ed enfatizzare i sentimenti negativi del suo personaggio.

Al fianco di Annalise ci sono due figure molto importanti per tutta la serie, ovvero i suoi assistenti Bonnie (Liza Weil) e Frank (Charlie Weber): i due hanno un rapporto con la Keating che va oltre il professionale e saranno disposti a tutto pur di aiutarla ad uscire dai guai. Liza Weil è stata magistrale nell’interpretare scene cariche di tristezza e rabbia, in particolare nel ricordare la sua infanzia piena di abusi, che l’ha resa la donna forte che è oggi. Charlie Weber, che con i suoi occhi blu ha fatto impazzire il pubblico; interpreta uno dei personaggi che maggiormente si evolve nel corso della serie e, nonostante la sua aria da duro, riesce anche a mostrare il suo lato vulnerabile in modo eccellente.

Infine, tra i personaggi di maggior rilievo, ci sono i cosiddetti Keating five, ovvero 5 alunni del corso di Diritto Penale della Keating alla Middelton University, che vengono scelti per affiancarla nel suo lavoro di avvocato. Jack Falahee (Connor Walsh), Karla Souza (Laurel Castillo), Alfred Enoch (Wes Gibbins), Aja Naomi King (Michaela Pratt) e Matt McGorry (Asher Millstone) hanno reso questa serie speciale, mostrando agli spettatori un cambiamento radicale a seguito di tutte le sventure che accadono e facendoci empatizzare con loro nelle scene in cui sembrano perdere la testa per le situazioni assurde in cui si trovano. Tutti loro, con le loro caratteristiche peculiari, aggiungono pathos ed emozione alla serie, facendoci affezionare a tutto il cast, come una grande famiglia.  

2. La trama e i colpi di scena

Le regole del delitto perfetto non è mai scontata e banale, anzi, tiene il pubblico costantemente sulle spine. Ogni episodio è articolato sul presente e su una serie di flash-forwards: andando avanti nella stagione, il tempo di distanza tra presente e futuro si riduce, andando poi a coincidere negli ultimi episodi. Questa tecnica lascia tutti col fiato sospeso, poiché si scoprono di volta in volta nuovi dettagli sul futuro, che fanno sorgere molti interrogativi, che in genere vengono risolti nei finali di stagione.

Nonostante ogni stagione abbia un tema centrale diverso, il pattern ricorrente vede Annalise Keating destreggiarsi contemporaneamente tra le aule di tribunale e i suoi problemi personali, occupandosi anche di tutti i guai che le causano i suoi cari. Gli omicidi sono centrali in questa serie, sia di personaggi secondari, ma anche di alcuni dei protagonisti: è anche questo che rende Le regole del delitto perfetto così affascinante e singolare perché niente è mai come apparentemente sembra.

3. La critica sociale

(Attenzione! Questo paragrafo contiene alcuni spoiler sulla serie)

Annalise Keating, così come Viola Davis nella vita reale, si batte per i diritti delle persone afroamericane, tanto da arrivare dinanzi alla Corte Suprema nella quarta stagione. Il razzismo è un elemento radicato, soprattutto nel sistema giudiziario e carcerario statunitense: la Keating si impegna in una class action volta a riaprire i casi di moltissime persone svantaggiate per il loro colore delle pelle o la loro situazione socio-economica, che sono state ingiustamente condannate solo perché non potevano permettersi un buon avvocato per un equo processo. Il discorso della Keating alla Corte Suprema nel tredicesimo episodio della quarta stagione fa venire la pelle d’oca: «Il razzismo fa parte del DNA dell’America. E finché chiuderemo un occhio davanti alla sofferenza di coloro che ne subiscono i soprusi, non sfuggiremo a quel patrimonio genetico». 

Oltre al razzismo, un altro argomento che impegna sul piano sociale Le regole del delitto perfetto è anche il discorso sull’AIDS, contratto dal fidanzato di Connor, Oliver: parlando di questa malattia, si è infranto un tabù che da anni riguarda la malattia e gli omosessuali più in generale, mostrando anche come sia possibile condurre una vita normale nonostante si sia sieropositivi, se ovviamente ci si cura e si osservano le procedure mediche.

Altro tema centrale è l’alcolismo: Annalise stessa ne soffre e tenta (riuscendoci) di guarire nel corso delle sei stagioni. La sua dipendenza è una risposta a tutto il male che ha vissuto: veniva abusata da piccola, ha perso un bambino all’ottavo mese di gravidanza a causa di un incidente, suo marito è morto, e tante altre sventure che hanno reso la sua vita un inferno. L’unico modo per combattere i suoi demoni è bere, ma grazie alla sua tenacia e alle persone che la amano, riesce a guarire da questa malattia che le stava rovinando il lavoro (oltre che la salute).

Infine, una tematica molto delicata che viene affrontata è l’abuso, sia fisico che psicologico, che alcune figure femminili importanti della serie hanno sperimentato sulla loro pelle in giovane età, spesso proprio da membri della loro famiglia. Bonnie, infatti, veniva molestata dal padre, il quale la vendeva anche ad altri uomini; Annalise subiva abusi dallo zio e non veniva creduta dalla madre, la quale inizialmente sminuisce tutto dicendo che «gli uomini si prendono quello che vogliono», confessando di aver subito molestie anche lei stessa, ma dopo le confida di averci pensato lei a suo zio (morto in un incendio accidentale nella loro casa d’infanzia).

4. La fotografia della realtà

(Attenzione! Questo paragrafo contiene alcuni spoiler sulla serie)

Ogni caso che affronta Annalise in tribunale mostra diverse sfaccettature del mondo in cui ci troviamo. La donna si trova a difendere (vittoriosamente) sia colpevoli, mostrando come, con il giusto avvocato, anche i cattivi possono farla franca, sia innocenti, spesso incastrati da forze superiori e che non sempre ricevono la giustizia che meritano. Il ruolo dell’avvocato crea non pochi dilemmi etici e morali e ci vuole sangue freddo per prendere in carico alcune situazioni critiche e questa è l’essenza de Le regole del delitto perfetto.

Tra i casi più emblematici che la Keating si trova a difendere ci sono quello di un adolescente che uccide il padre perché molestava la madre, oppure una donna costantemente abusata dal marito, la quale decide di farsi giustizia da sola perché non veniva creduta, ma anche il caso di un uomo di colore ingiustamente condannato per omicidio, solo perché vittima di una cospirazione da parte di politici bianchi e potenti. Il più importante, nonché caso esemplare della class action di Annalise, è il caso di Nate Lahey Senior, padre dell’amante poliziotto della Keating: l’uomo si trovava in carcere per reati minori, tenuto in isolamento per mesi, al punto da fargli perdere il lume della ragione, e averlo portato in seguito ad uccidere il compagno di cella, non distinguendo più tra realtà e finzione. Questo caso porterà alla vittoria di Annalise dinanzi alla Corte Suprema e diventerà il simbolo di tutte le persone ingiustamente spezzate dal sistema giudiziario.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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