Unbelievable(serie tv) | Recensione

Unbelievable(serie tv) recensione

Unbelievable (serie tv) | Recensione

Tratta da una storia vera, Unbelievable è una serie tv prodotta da Netflix che affronta molta bene il complesso tema della violenza sessuale. Il progetto di Susannah Grant attinge dagli articoli e dal saggio in cui si raccontano i casi di violenza avvenuti tra il 2008 e il 2011 nell’area di Seattle e Denver, iniziati con un’aggressione ritenuta dalla polizia di Lynnwood, Washington, non credibile e inventata. 

La storia parla della confusione di Marie Adler, una giovane di diciotto anni con alle spalle una vita molto difficile, passando infanzia ed adolescenza da una casa famiglia all’altra. Durante le prime dichiarazioni della ragazza traspare molto caos, e agli occhi dello spettatore la questione appare fin da subito molto intricata. Di fondamentale importanza è il fatto che il primo interrogatorio sia seguito da due detective maschi, quindi già da qui si inizia a percepire qualcosa di strano sia nelle domande che nelle supposizioni fatte sulla veridicità della storia. In seguito la faccenda verrà presa in esame da due detective donna, le quali cercheranno in tutti i modi di far emergere la verità. Bisogna dire che Unbelievable però non vuole concentrarsi esclusivamente sul fatto che la ragazza stia o meno dicendo la verità; piuttosto vuole mostrare al grande pubblico come si segue un caso a prescindere dalle supposizioni iniziali (fatte da detective maschi) e si cerchi di arrivare alla verità.

Marie Adler chiama la polizia sostenendo di essere stata violentata da uno sconosciuto che è entrato nella sua casa mentre dormiva e che le ha scattato anche delle foto, utilizzandole con la minaccia di renderle pubbliche se la ragazza avesse parlato con le autorità. Dopodiché Marie deve far fronte alle domande dei detective, Praker e Pruitt, due uomini, e si ritrova a ripetere infinite volte la sua versione dei fatti. I continui interrogatori e le domande illogiche che le vengono poste mettono in crisi la fragile Marie che stanca di tutte quelle pressioni ammette di essersi inventata tutto. 3 anni dopo la detective Karen Duvall viene chiamata sul luogo di uno stupro, subito da Amber, una studentessa universitaria che è riuscita memorizzare moltissimi dettagli utili alle indagini. Si unisce a Karen anche un’altra detective, Grace Rasmussen per cercare di scoprire l’identità del criminale, che con una pianificazione meticolosa riesce a non lasciare nessuna traccia di DNA durante le sue aggressioni. Alla fine della serie il criminale verrà catturato, dopo indagini attente e prese le testimonianze delle vittime nel modo corretto, lo stupratore sarà arrestato.

L’aspetto interessante di Unbelievable è che le donne sono messe in primo piano rispetto agli uomini, rappresentano il lato positivo della storia, mentre il sesso opposto è messo in secondo piano, come i due detective che per primi raccolsero la deposizione della prima vittima senza crederle. Un altro aspetto importante, è il fatto che viene posta al centro della serie il racconto della vita delle vittime, e quindi i loro modi diversi di reagire, cercando di normalizzare il fatto che non tutti reagiscono allo stesso modo e nessun modo è giudicabile perché ogni essere umano è diverso e tutte le reazioni ad un trauma sono giuste. Le attrici che recitano in questa serie sono incredibili, ma bisogna fare una menzione speciale per Kaitlyn Dever, che interpreta Marie Adler, perché è davvero convincente ed emozionante nella sua interpretazione della giovane che affronta quasi da sola il trauma, cercando la comprensione e il sostegno altrui in modo disperato. La giovane attrice è davvero impeccabile nel portare in scena la frustrazione e lo smarrimento di Marie, una ragazza fragile che conoscendo il suo carattere in alcuni frangenti decide anche di affrontare con freddezza tutto ciò che le è accaduto per non cadere in una spirale profonda fatta di angoscia e smarrimento. 

Gli 8 episodi riescono a far uscire fuori un ottima regia è una fotografia ben costruita, che mette a confronto le due dimensioni temporali e gli approcci diversi alle indagini, paragonando la freddezza dei detective che non credevano alla storia di Marie con la sensibilità e la delicatezza con cui invece Karen ascolta le vittime senza prendere alcuna posizione inizialmente. L’elogio più grande va alle varie interpretazioni delle attrici che hanno dato alla serie il giusto ritmo per far evolvere bene il racconto e riuscendo a far immedesimare perfettamente il pubblico nei vari personaggi.

Fonte immagine di copertina: Netflix

A proposito di Francesco Sorrentino

Vedi tutti gli articoli di Francesco Sorrentino

Commenta