Negli ultimi mesi, dopo il rilascio di Barbie, il mondo è stato investito da uno tsunami di colore rosa. Questa tonalità, nonostante oggi venga utilizzata da tutti, è ancora soggetta a una forte associazione di genere. Ricordiamo la vicenda dei poliziotti che rifiutarono di indossare mascherine rosa perché indecorose. Questo episodio ha portato alla luce un problema: gli stereotipi di genere sono ancora difficili da sradicare. Eppure, il rosa non è nato per rappresentare il mondo femminile, anzi, è stato considerato per anni un vero e proprio sinonimo di mascolinità.
Indice dei contenuti
La percezione del colore rosa nel tempo
Periodo Storico | Significato associato |
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XVIII-XIX secolo | Colore maschile. Considerato una versione “sbiadita” del rosso (potere, guerra), adatto ai bambini maschi. |
Anni ’30-’40 | Inizia il passaggio a colore femminile, associato alla nudità e alla pelle delle donne occidentali. |
Anni ’50 | Consacrazione come colore della femminilità, grazie a icone come Marilyn Monroe e alla nascita di Barbie. |
Anni ’70 | Rifiutato dal movimento femminista come simbolo di una femminilità stereotipata e anacronistica. |
Oggi | Colore unisex nella moda adulta, ma lo stereotipo di genere persiste fortemente nell’infanzia. |
Settecento e Ottocento: il colore rosa diventa famoso (ed era maschile)
Il colore rosa diventò di moda nella seconda metà del ‘700. La sua popolarità si deve a Madame de Pompadour, amante del re Luigi XV. Nonostante fosse stata una donna a renderlo famoso, il colore rosa non era considerato un’esclusiva femminile. Anzi, il rosa era un colore da maschi. Nei primi anni dell ‘800 la couleur rose iniziò ad acquisire una forte connotazione maschile; era infatti considerato un rosso meno vivido (ritenuto per secoli il colore maschile per eccellenza) e per questo più consono ai maschietti, mentre il blu, tonalità più delicata, era associato alle bambine. Nel 1918, Earnshaw’s Infants’ Department, una rivista per l’abbigliamento infantile, scrisse:
«La regola comunemente accettata è che il rosa sia per i bambini, il blu per le bambine. Questo perché il rosa è un colore più forte e deciso, più adatto a un maschio, mentre il blu, più delicato, è per le femmine».
Anni ’30 e ’40: la percezione si capovolge
Quando il rosa è diventato un colore femminile? Il cambiamento avvenne negli anni ’30 del ‘900. Grazie ai processi chimici, nacque quello che Elsa Schiaparelli rinominò Rosa Shocking, un colore brillante, molto distante dalla tonalità pesca dei secoli precedenti. In questo periodo i toni rosacei iniziarono a essere accostati alla nudità perché ricordavano il colore della pelle delle donne occidentali. Il rosa iniziò quindi a essere associato sempre di più alla sfera femminile. A consacrare lo stereotipo fu un’azienda di vestiti statunitense che negli anni ’40 iniziò a produrre vestiti pink solo per le donne; agli uomini fu attribuito l’azzurro, lo stesso colore che prima era sinonimo di femminilità.
Dagli anni ’50 agli anni ’70: l’era di Barbie e il ripudio femminista
Gli anni ’50 sono considerati gli anni d’oro del rosa: Marilyn Monroe con un abito meraviglioso nel film Gli uomini preferiscono le bionde lo consacrò come colore della femminilità e della sensualità. Ad aiutare questa visione fu l’invenzione della bambola più famosa al mondo: nel 1959 nasce Barbie, paladina del fucsia. Negli anni ’60 il rosa più famoso è quello del tailleur di Jacqueline Kennedy, sporcato dal sangue del marito John Fitzgerald Kennedy. Ma è all’inizio degli anni ’70 che il pink perde popolarità: è il periodo delle lotte femministe e le donne iniziano a ripudiare il colore rosa, simbolo di una femminilità tradizionale ormai anacronistica. Bisognerà aspettare gli anni ’90 per ritrovare nel Rosa Shocking la base della rappresentazione della lotta ai diritti delle donne.
Dal 2010 a oggi: il tentativo di sradicare gli stereotipi
Oggigiorno non è più raro vedere un uomo che indossa un capo color rosa; sono tantissime le celebrity che sfoggiano outfit pink. Un esempio è Ryan Gosling che, alla premiere di Barbie, il celebre film con protagonista Margot Robbie, ha sfoggiato una giacca rosa shocking per dimostrare l’asessualità dei colori. È diverso nella sfera infantile, dove la distinzione è ancora netta. Nonostante qualche tentativo di alleggerire lo stereotipo, con l’ascesa dei baby shower, si è tornati un po’ al punto di partenza: per i bambini il rosa continua a essere da femmine e il blu da maschio.
La storia del colore rosa ci dimostra, come sosteneva l’antropologo Edward Tylor, che gli individui acquisiscono la propria cultura e le proprie convinzioni in quanto immersi in un contesto sociale: quello che oggi è una certezza, con l’evolversi della società, potrebbe non esserlo domani.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 29/08/2025