Noi che non siamo come le altre, di Etxebarría | Recensione

Lucía Etxebarría

Noi che non siamo come le altre è un libro di Lucía Etxebarría edito in Italia da Guanda nel 2003 (anche da TEA nel 2005) che ricorda molto l’esordio narrativo della scrittrice, a sua volta ispirato a Slaves of New York di Tama Janowitz.

«Ci sono tante cose, nella vita, si disse, tanti tentativi vani – l’amore, l’amicizia, il sesso, per alcuni l’arte, Dio… – tante prove ardite, tante aspirazioni impossibili, tante cose che si desiderano e non si ottengono mai, e ciononostante si rimane sulla breccia, si continua a cercare quello che non si spera neanche più di trovare, perché vale comunque la pena cercare e perché la determinazione a proseguire la ricerca è già di per sé una ricompensa, proprio come i pescatori di perle dei mari del Sud, che si immergono malgrado la pressione dell’acqua e i pescecani.»

Lucía Etxebarría, biografia

Lucía Etxebarría de Asteinza, nata a Valencia nel 1966 da una famiglia dei Paesi Baschi, è una scrittrice, poetessa, drammaturga e sceneggiatrice spagnola. A Madrid studia giornalismo e filosofia inglese e nel 1996 pubblica il suo primo libro, una biografia di Courtney Love dal titolo Aguanta Esto. Nel 1998 vince il premio Nadal con il suo secondo romanzo, Beatriz e i corpi celesti (Beatriz y los cuerpos celestes). Nel 2000 si trasferisce in Scozia per insegnare sceneggiatura presso l’Università di Aberdeen e nel 2002 ottiene un posto come scrittrice in residenza alla McGill University di Montreal. Nello stesso anno cura La vida por delante: voces desde y hacia Palestina, una raccolta di racconti di autori palestinesi e spagnoli che ha tradotto e curato con Fundamentos. Etxebarría pubblica numerosi romanzi e saggi e fino al 2011, quando annuncia il suo ritiro a tempo indeterminato dal mondo letterario come forma di protesta contro la pirateria.

Noi che non siamo come le altre, trama

Il libro di Etxebarría racconta la storia di quattro donne che vivono a Madrid, le cui vite complicate in un modo o nell’altro finiscono per intrecciarsi nonostante le loro personalità differenti. Susi sviluppa un rapporto simbiotico col mare, quasi un rapporto amoroso, per compensare quello impossibile con il suo primo amore: suo fratello che è morto da poco. Maria si sente persa dopo la fine della sua relazione e decide di partire per un viaggio in Scozia per dimenticarlo, una volta lontana da casa scopre nuovi lati di sé che non immaginava grazie a Andy, Grahame e Lilian. Elsa non riesce più ad avere amanti e continua a respingere ogni corteggiatore fino a che non incontra un uomo che la aiuta a buttare giù il muro che aveva costruito intorno a sé. Raquel è una bellissima modella che, sotto una finta sicurezza, nasconde il dolore per la fine della relazione con un uomo di cui era amante. Attraverso capitoli dedicati ad ognuna di queste donne scopriamo le loro storie e la loro complessità psicologica. Il racconto sembra soffermarsi sulla loro vita sentimentale e sessuale, ma Etxebarría analizza anche come queste relazioni incidano sulle protagoniste lasciando in loro un segno indelebile.

«Ma l’immagine non è nello specchio, bensì nell’occhio di chi guarda. L’immagine che percepiamo di noi stessi dipende dalla nostra audacia o dalla capacità di accettarci, nello stesso modo in cui l’immagine del passato dipende da come interpretiamo la memoria, da quanto si perde nella revisione di una storia.»

Nel prologo è la stessa Etxebarría a spiegare la nascita di alcuni racconti e come questa raccolta si sia trasformata poi in un vero e proprio romanzo. Attraverso una scrittura cruda ed essenziale Lucía Etxebarría descrive in maniera sapiente quattro vite di donne complicate che prendono forma pagina dopo pagina, mettendo in luce il fatto che la società occidentale dia troppa importanza all’amore e quanto la sacralità di questo sentimento sia in realtà una trappola per le donne.

Fonte immagine: Wikipedia

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