La letteratura latina, al pari di quella greca, ci ha lasciato un’eredità di grandi autori i cui versi risuonano ancora oggi. Sebbene i romani fossero noti per la disciplina, hanno saputo toccare vette altissime anche nel descrivere i sentimenti. Molte di queste opere contengono quelle che oggi consideriamo le più importanti frasi latine famose, entrate nel linguaggio comune grazie a temi universali come la passione, il tempo che fugge e la critica sociale. Qui presentiamo sei componimenti fondamentali, completi di testo originale integrale e traduzione, che rappresentano l’apice di questa tradizione.
Indice dei contenuti
Le poesie latine più famose in sintesi
| Poesia (verso iconico) | Autore e tema principale |
|---|---|
| Carme 85 (Odi et amo) | Gaio Valerio Catullo. Il tormento e la contraddizione dell’amore passionale. |
| Carme 5 (Vivamus, mea Lesbia) | Gaio Valerio Catullo. Un inno alla vita e all’amore, da vivere intensamente. |
| Amores I, 9 (Militat omnis amans) | Publio Ovidio Nasone. L’amore inteso come servizio militare e conquista. |
| Elegia III, 13 (Tandem venit amor) | Sulpicia. La gioia per l’arrivo di un amore corrisposto, espressa da una rara voce femminile. |
| Ode 1, 11 (Carpe diem) | Quinto Orazio Flacco. Invito a cogliere l’attimo presente senza preoccuparsi del futuro. |
| Epigramma 1, 24 | Marco Valerio Marziale. Satira pungente sull’ipocrisia dei falsi moralisti. |
Poesie latine sull’amore e la passione
L’amore a Roma non era solo un contratto sociale. I poeti neoterici ed elegiaci hanno descritto un sentimento devastante, fatto di gelosia, dedizione totale (servitium amoris) e desiderio fisico. Ecco i testi imprescindibili per chi cerca poesie latine sull’amore.
1. Catullo: carme 85 (Odi et amo)
Tra le poesie in latino, la più celebre è senza dubbio il Carme 85 di Gaio Valerio Catullo (I secolo a.C.), parte del suo Liber. Catullo, esponente dei poetae novi, rivoluzionò la poesia parlando del suo amore tormentato per Lesbia. Questo distico è l’esempio perfetto delle più intense frasi d’amore in latino, capace di esprimere un sentimento universale e contraddittorio in modo fulminante.
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Traduzione:
Odio e amo. Forse chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento.
2. Catullo: carme 5 (Vivamus, mea Lesbia)
Sempre di Catullo e sempre dedicato a Lesbia, il Carme 5 è un elogio all’amore felice e un invito a vivere la passione intensamente, sfidando i giudizi dei moralisti. L’accumulo dei baci esprime un desiderio di annullarsi nell’amore per sfuggire alla caducità della vita.
Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
Traduzione:
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo,
e le dicerie dei vecchi troppo severi
consideriamole tutte un soldo.
I soli possono tramontare e ritornare:
a noi, quando una volta è tramontata la breve luce,
c’è una sola notte perpetua da dormire.
Dammi mille baci, poi cento,
poi altri mille, poi altri cento,
poi senza sosta altri mille, poi cento.
Poi, quando ne avremo date molte migliaia,
li mescoleremo per non sapere il numero,
o perché nessun malvagio possa invidiarci,
sapendo che esiste un così gran numero di baci.
3. Ovidio: Amores I, 9 (Militat omnis amans)
Non si può parlare di amore latino senza citare Publio Ovidio Nasone. In questa celebre elegia, il poeta paragona la vita dell’amante a quella del soldato. Entrambi devono fare la guardia, sopportare il freddo e assediare la “preda”. È una metafora potente che descrive l’amore come conquista e fatica.
Militat omnis amans, et habet sua castra Cupido;
Attice, crede mihi, militat omnis amans.
Quae bello est habilis, Veneri quoque convenit aetas:
turpe senex miles, turpe senilis amor.
Quos petiere duces animos in milite forti,
hos petit in socio bella puella suo:
pervigilant ambo, terra requiescit uterque;
ille fores dominae servat, at ille ducis.
Militis officium longa est via: mitte puellam,
strenuus exempto fine sequetur amans;
ibit in adversos montes duplicataque nimbo
flumina, congestas exteret ille nives,
nec freta pressurus tumidos causabitur euros
aptaque verrendis sidera quaeret aquis.
Quis nisi vel miles vel amans et frigora noctis
et denso mixtas perferet imbre nives?
Mittitur infestos alter speculator in hostes,
in rivale oculos alter, ut hoste, tenet.
Ille graves urbes, hic durae limen amicae
obsidet; hic portas frangit, at ille fores.
Traduzione:
Ogni amante è un soldato, e Cupido ha il suo accampamento;
Attico, credimi, ogni amante è un soldato.
L’età che è adatta alla guerra, conviene anche a Venere:
è vergognoso un soldato vecchio, vergognoso un amore senile.
Il coraggio che i comandanti cercano nel soldato forte,
quello cerca la bella ragazza nel suo compagno:
vegliano entrambi, entrambi riposano per terra;
uno sorveglia la porta dell’amata, l’altro quella del comandante.
Dovere del soldato è la lunga marcia: manda via la ragazza,
l’amante valoroso la seguirà senza sosta;
andrà contro i monti avversi e i fiumi ingrossati
dalla pioggia, calpesterà la neve ammucchiata,
e stando per prendere il mare non accamperà scuse sui venti tempestosi
né aspetterà le stelle propizie per solcare le acque.
Chi se non un soldato o un amante sopporterà i freddi della notte
e la neve mista a pioggia fitta?
Uno è inviato come esploratore tra i nemici ostili,
l’altro tiene gli occhi sul rivale come su un nemico.
Quello assedia città potenti, questo la soglia di una dura amica;
questo sfonda portoni, quello le porte della città.
4. Sulpicia: elegia III, 13 (Tandem venit amor)
Appartenente al Corpus Tibullianum, questa è una delle rarissime poesie in latino attribuite a una voce femminile, quella di Sulpicia (I secolo d.C.). In questi versi, la poetessa esprime con orgoglio e senza falsi pudori la gioia per l’arrivo di un amore finalmente corrisposto, rivendicando il suo diritto a vivere e cantare la passione.
Tandem venit amor, qualem texisse pudori
quam nudasse alicui sit mihi fama magis.
Exorata meis illum Cytherea Camenis
attulit in nostrum deposuitque sinum.
Exsolvit promissa Venus: mea gaudia narret,
dicetur si quis non habuisse sua.
Non ego signatis quicquam mandare tabellis,
ne legat id nemo quam meus ante, velim.
Sed peccasse iuvat, vultus componere famae
taedet: sim digna, sim liceatque, rogo,
quod fama est.
Traduzione:
Finalmente è giunto l’amore, tale che per me sarebbe più vergognoso
averlo tenuto nascosto che averlo rivelato a qualcuno.
Citerea, pregata dai miei canti, me lo ha portato
e lo ha deposto nel mio grembo.
Venere ha mantenuto le promesse: che racconti le mie gioie
chi si dice non abbia mai avuto le sue.
Io non vorrei affidare nulla a tavolette sigillate,
perché nessuno vorrei leggesse prima del mio amato.
Ma mi piace peccare, mi infastidisce atteggiarmi per la reputazione:
si dirà che fossimo degni l’uno dell’altra.
Poesie sulla vita e il tempo
5. Orazio: ode 1, 11 (Carpe diem)
Questo componimento di Orazio contiene la locuzione più celebre al mondo: “carpe diem”. Resa immortale dal film L’attimo fuggente, è oggi una delle preferite tra le frasi in latino da tatuare per la sua potenza sintetica. Rivolgendosi a Leuconoe, il poeta esorta a godersi la vita attimo per attimo, perfetta sintesi del pensiero epicureo.
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati.
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Traduzione:
Tu non chiedere, non è lecito saperlo, quale fine
gli dei abbiano dato a me, quale a te, Leuconoe, e non consultare
gli oroscopi babilonesi. Com’è meglio accettare quel che sarà,
sia che Giove ci abbia concesso molti inverni, sia questo come ultimo,
che ora sfianca il mar Tirreno contro le scogliere.
Sii saggia, filtra il vino e, dato il breve tempo,
taglia le lunghe speranze. Mentre parliamo, sarà già fuggito
l’ostile tempo: cogli l’attimo, credendo il meno possibile al domani.
Poesia satirica e costumi
6. Marziale: epigramma 1, 24
Marco Valerio Marziale, poeta del I secolo d.C., si distinse per il suo stile satirico e pungente. Questo epigramma è un esempio della sua abilità nel mettere a nudo l’ipocrisia sociale con una battuta finale fulminante, smascherando un finto moralista.
Aspicis incomptis illum, Deciane, capillis,
cuius et ipse times triste supercilium,
qui loquitur Curios adsertoresque Camillos?
Nolito fronti credere: nupsit heri.
Traduzione:
Vedi, Deciano, quell’uomo dai capelli incolti,
di cui anche tu temi il cipiglio severo,
che parla dei Curii e dei Camilli difensori della morale?
Non credere alla sua facciata: ieri si è sposato (con un uomo).
Bonus: frasi latine brevi per tatuaggi
Molti dei versi sopra citati sono perfetti per essere incisi sulla pelle. Se cerchi ispirazione per un tatuaggio in latino sull’amore, ecco le citazioni più potenti tratte dai classici:
- Omnia vincit amor (Virgilio): “L’amore vince su tutto”.
- Odi et amo (Catullo): “Odio e amo”, la dualità della passione.
- Si vis amari, ama (Seneca): “Se vuoi essere amato, ama”.
- Carpe diem (Orazio): “Cogli l’attimo”.
Per approfondire i testi integrali di Ovidio e degli altri poeti latini, è utile consultare fonti accademiche come The Latin Library o la Bibliotheca Augustana.

