Napoli è piena di tesori nascosti da scoprire, è una città ricca di cultura, talvolta segreta, che scorre silenziosa nelle sue arterie. La mostra “Una ricchezza celata”, dal 16 febbraio al 31 marzo presso il Museo di Fisica dell’Università Federico II di Napoli, rientra appieno nella categoria “cose da vedere assolutamente se si vuole conoscere fino in fondo il patrimonio metropolitano“. L’ingresso è gratuito.
“Testimonianze e memorie. Una ricchezza celata”
La mostra, organizzata dal personale del Centro Musei dell’Università di Napoli Federico II, può definirsi davvero una ricchezza dal valore inestimabile. Antichi trattati sulla mineralogia, studi sulla composizione chimica e fisica dei minerali ritrovati sulle pendici del Vesuvio, diari di laboratorio, lettere autografe di studiosi naturalisti dell’Ottocento sono solo alcune delle sorprese che si possono trovare girovagando nell’ampio salone dedicato alla Meccanica dei Fluidi.
Fanno sorridere le fotografie in bianco e nero dei primi esperimenti con l’elettricità, come quella della radiografia a raggi X e il bagno che produce energia idroelettrica, o le vecchie radiografie di un corpo umano forato da un proiettile. Proprio a questo proposito: lo sapevate che la prima radiografia in tutta Italia è stata fatta proprio a Napoli? Fu Giuseppe Alvaro, nel 1896, a effettuarla per la prima volta presso l’Ospedale Militare.
Non si può poi rimanere indifferenti di fronte all’esposizione di reperti di pelle umana tatuata, utilizzati dallo studioso Abele de Blasio per le sue ricerche di antropologia criminale durante la prima metà del Novecento. Lo studioso era fermamente convinto che i tatuaggi rispecchiassero la biografia del criminale e che, dunque, dovessero essere tenuti in considerazione dalla polizia per scongiurare probabili azioni delinquenziali.
I documenti sono riusciti ad emergere dai polverosi archivi e a restituire la memoria di coloro che, nel loro operato, hanno tentato di dare una svolta decisiva al mondo delle scienze, al fine di comprendere meglio l’ambiente circostante. Sebbene il lavoro dello scienziato in passato fosse meno agevole rispetto ad oggi, a causa soprattutto di una considerevole mancanza dei dispositivi tecnologici che si possiedono ora, si rimane lo stesso affascinati – se non ancor di più – dall’ingegno e dalla genialità di alcuni, che seppero formulare leggi universali attraverso rudimentali verifiche empiriche.
Il Museo di Fisica della Federico II
In molti ignorano l’esistenza di tale museo, ma è fondamentale sapere che questo custodisce un patrimonio strumentale di notevole interesse storico-scientifico. Per lungo tempo è rimasto chiuso, fino ai primi anni del Duemila, quando è stato ristrutturato e aperto al pubblico. Si contano almeno 700 strumenti, alcuni risalenti al Seicento, altri addirittura al Settecento.
Oltre alla mostra “Una ricchezza celata”, attualmente il museo ospita: la collezione della Casa Reale Borbonica, che raccoglie strumenti fatti venire appositamente a Napoli da Carlo di Borbone; la collezione Melloni, chiamata così in onore del fisico Macedonio Melloni che fu direttore del nascente Osservatorio Vesuviano nel 1839 e la collezione del Gabinetto fisico dell’Università, fondato nel 1811 da Gioacchino Murat.