15 febbraio 1898, l’USS Maine affonda decretando lo scoppio della Guerra ispano-americana

15 febbraio 1898

Era il 15 febbraio del 1898, quando scoppiò la Guerra ispano-americana, ovvero il conflitto che contrappose gli Stati Uniti alla Spagna e decretò il termine della dipendenza di Cuba, delle Filippine, delle Isole Guam e di Portorico dal dominio coloniale iberico.

Il casus belli di questa guerra, come indicato dagli studiosi Agostino Gaibi e Guido Almagia in una voce dell’Enciclopedia dei Treccani, fu l’esplosione della nave militare USS Maine nel porto della città de’ L’Avana. La corazzata affondò alle ore 21:00, a causa di un’esplosione, e ben 266 marinai americani morirono.

Lo studioso Guiomar Huguet Panè, in un articolo pubblicato sulla rivista Storica, afferma che fu la stampa statunitense a parlare di un grave attentato organizzato dagli spagnoli, affinché Washington prendesse posizioni ostili contro il regno europeo. Per comprendere lo scoppio di questo conflitto che avrebbe cambiato i rapporti tra Vecchio e Nuovo Mondo, bisogna tornare alcuni secoli prima.

Gli antefatti del 15 febbraio 1898: vecchio impero coloniale in decadenza e rafforzamento di un nuovo stato

Prima di quel fatidico 15 febbraio 1898, Cuba e Portorico  erano i residui del vasto impero coloniale spagnolo che, durante il XVI-XVII, si estendeva lungo i due continenti americani: esso partiva dalla California e attraversava tutto il Centro America e la cordigliera delle Ande giungendo alla Patagonia. Ad esso si aggiungeva l’arcipelago filippino e le Guam nel Pacifico.

Dopo le Guerre napoleoniche i territori coloniali furono travolti da moti e spinte rivoluzionarie, portando alla nascita di nuovi stati come il Messico, la Colombia e l’Argentina; mentre Cuba, con le sue piantagioni di zucchero, restava fedele alla corona. Eppure, anche i cubani decisero di ribellarsi al dominio spagnolo già dal 1895.

Nel frattempo, gli Stati Uniti, decisi ad espandere la propria influenza politica e commerciale, avevano iniziato a interessarsi alle Filippine e alla stessa Cuba. Infatti, le prime erano considerati indispensabili per intraprendere il commercio con i paesi asiatici; invece, l’isola delle Grandi Antille doveva servire da base per aumentare la propria influenza nei Caraibi e nell’Atlantico e affrontare la flotta inglese situata alle Bahamas e in Giamaica. Proprio per questo motivo, i Cubani, i quali avevano già iniziato una rivolta contro i loro padroni, chiesero il supporto degli USA che decisero di inviare la propria corazzata USS Maine.

La Guerra ispano-americana, un conflitto tra Oceano Pacifico e Mar dei Caraibi 

Il 15 febbraio del 1898, a causa dell’esplosione della nave militare il governo statunitense inviò un ultimatum alla corona spagnola per richiedere la fine delle ostilità. Nonostante la richiesta di pace, la Spagna dichiarò il blocco dell’isola e il 25 aprile dello stesso anno dichiarò guerra agli USA. Da un punto di vista numerico l’esercito statunitense risultava più piccolo di quello spagnolo: i primi si avvalsero di ben 29.000 uomini contro i 90.000 soldati spagnoli stanziati a Cuba, i 28.000 nelle Filippine e i 5000 a Portorico. In realtà, la Spagna conobbe diversi problemi, dal momento che la sua flotta era ancora in allestimento ed era stanziata fra le Filippine, Cuba, le Canarie e il porto di Cadice. L’ammiraglio Cervera arrivò a Martinica il 12 maggio (isola del territorio francese) per poi giungere a Cuba senza farsi scoprire dalla marina americana.

La situazione si rivelò essere favorevole agli americani: quest’ultimi riuscirono ad approdare sull’isola il 22 giugno, presso Capo Berracos, grazie al generale W. R. Shafter e l’ammiraglio Sampson, ai quali si deve la presa di San Juan e di Santiago a El Caney. La notte tra il 2 e il 3 luglio dello stesso anno, la flotta statunitense di Sampson attaccò quella iberica; le navi Vizcaya, Oquendo e María Teresa furono incendiate, mentre Furor e Pluton furono distrutte a colpi di cannone. Contemporaneamente, il generale Miles organizzò l’invasione e la presa di Porto Rico e il commodoro Dewey sconfisse l’ammiraglio Montojo nelle Filippine. Il 13 agosto la città di Manila si arrese all’arrivo dell’esercito statunitense.

Le disfatte della Spagna velocizzarono la fine del conflitto. Grazie alla mediazione dell’ambasciatore francese a Washington, il governo spagnolo e quello statunitense avviarono i preliminari per la preparazione della pace, la quale fu firmata il 10 dicembre 1898 a Parigi. La corona spagnola pagò l’indennità di ben 20.000.000 dollari, Cuba divenne indipendente mentre Portorico, le Filippine e le Isole Guam passarono sotto la protezione statunitense.

L’interesse italiano per gli avvenimenti del 15 febbraio 1898 e quelli successivi, tra sostenitori di Cuba e quelli della Spagna

La guerra scatenata dalla distruzione della nave Maine il 15 febbraio del 1889 interessò anche l’opinione pubblica italiana. La docente di Lingue e Letterature ispano-americane Camilla Cattarulla dell’Università degli studi Roma Tre affronta il rapporto tra i giornali italiani e gli avvenimenti bellici nel Pacifico e nei Caraibi in un suo saggio dal titolo Una guerra corsara: il conflitto ispano-americano visto dall’Italia. Il parlamentare Giovanni Bovio era il presidente di una società chiamata Comitato Centrale italiano per la Libertà di Cuba, già attivo nel 1896, ed era presieduto da molte personalità della cultura dell’epoca come Felice Cavallotti, Edmondo De Amicis, Enrico Ferri Menotti e Ricciotti Garibaldi, tutti costoro si dichiaravano amici dei cubani in quanto espressione degli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini.

Invece, il resto dei giornali del Belpaese e dell’opinione pubblica decise di appoggiare la corona iberica o di mantenersi neutrale; in quanto, era ancora in corso l’avventura coloniale in Africa ed era necessario schierarsi con i paesi colonizzatori. In questa situazione anche lo scrittore Emilio Salgari (il creatore dei personaggi letterari Sandokan, il Corsaro Nero e di sua figlia Jolanda) prese una propria posizione favorevole alla Spagna e contro i suoi nemici. 

La  Guerra ispano-americana ha ispirato anche altre pubblicazioni a favore l’opinione pubblica filospagnola 

Salgari diede alle stampe uno dei suoi romanzi avventurosi: La capitana dello Yucatan (1899). La protagonista della vicenda è una nobildonna ispano-messicana, Dolores del Castillo, la quale, dopo gli avvenimenti del 15 febbraio 1898, decide di imbarcarsi con la sua nave Yucatan per aiutare il generale Blanco.

Il romanziere di Verona ambienta il suo romanzo tra le acque del Mar dei Caraibi e le foreste cubane. I militari statunitensi sono accusati di essere divenuti dei famelici corsari e sono criticati per l’utilizzo di una fanteria composta da uomini di colore, i quali sono ritenuti dall’autore dei codardi; invece, i ribelli cubani preferiscono la guerriglia alle grandi battaglie campali e di combattere  solo per compiere razzie. I Cubani di Salgari sono descritti come avidi e totalmente disinteressati «se a Cuba ci sia la bandiera spagnola o repubblicana» (E. Salgari, La capitana del Yucatan, Roma, Le Edizioni del Gabbiano, 1966).

Il romanziere si occupa anche di ricostruire la storia dell’isola dall’arrivo di Cristoforo Colombo fino agli avvenimenti a lui recenti; ma, in realtà, offre anche il suo punto di vista di antiamericano e di filospagnolo, dal momento che, afferma, nelle pagine del suo romanzo, che gli «Gli Stati Uniti, inesorabili verso la povera Spagna, che aveva cercato di salvare, quantunque povera e dieci volte più debole il proprio onore, si appropriavano di Cuba, di Portorico e delle Isole Filippine, dietro l’irrisorio compenso di cento milioni. Il diritto delle genti fu interamente calpestato dagli affaristi dell’America del Nord». (Ivi, p. 207)

Fonte immagine di copertina: Flickr 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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