Le parole sono importanti
Le parole, parafrasando Nanni Moretti, sono importanti. Il problema del linguaggio è stato centrale per tutta la filosofia del Novecento. Da Heidegger a Gadamer, numerosi filosofi e studiosi si sono occupati del linguaggio umano e dei sistemi di comunicazione. La funzione più basilare delle parole, a detta degli specialisti, è unire il nostro subconscio al mondo reale. Per creare una parola bisogna senz’altro avere percezione di quest’ultima. Cognizione e linguaggio dunque sarebbero collegati intimamente l’uno all’altro.
Esistono però parole straniere impossibili da tradurre perché concernenti una determinata cultura
Immaginiamo di passeggiare in un bosco poco prima del crepuscolo. La situazione è di assoluta tranquillità e pace. Oppure uno stato di ubriacatura estremo, un’ebbrezza che può durare giorni o settimane. Come potremo definire queste esperienze in una sola parola? L’italiano presenta una serie di termini affini a queste sensazioni. “Serenità”,”calma” “appagamento”, “sbronza”. Parole che però riescono solo ad avvicinarsi a quella emozione, senza descriverla nel profondo.
La questione non si presenta nel primo caso per il giapponese. In Sol Levante la parola komorebi esprime il senso della passeggiata nella foresta, mentre le ultime luci del giorno filtrano tra gli alberi. Allo stesso modo, in Russia uno stato di ubriachezza di tale portata viene denominato zapoi. Komorebi e zapoi sono parole che non possono essere tradotte in altre lingue. Esprimono impressioni che conosciamo e che abbiamo magari anche sperimentato. Nonostante ciò, non possediamo un termine per descriverle.
Il rapporto tra parole e pensiero è un dibattito molto acceso tra i linguisti
Queste espressioni definiscono infatti l’idea in un modo più solido e organizzato, rendendo il concetto più credibile. La questione non è irrilevante e sempre più studiosi si occupano di casi del genere. I portoghesi ad esempio pongono particolare attenzione all’abbandono dei propri freni inibitori mentre ci si diverte. Un momento che tutti noi abbiamo provato una volta nella vita riassunto in un verbo, desbundar. Portoghese che incuriosisce ancora di più con l’imperativo sacanagem! Letteralmente, un’esortazione ad avere esperienze sessuali robuste e prive di tabù.
In Scozia poi deve essere solito gettarsi nell’acqua gelata, visto che esiste una parola specifica raccontare quest’esperienza a dir poco estrema. Curglaff, per l’appunto. Hassliebe è invece una parola tedesca, relativa a situazioni tra le più disparate. Accomunate tutte da quella particolare mescolanza tra odio e amore. Un sentimento unico, che perderebbe la propria unicità venendo tradotto in un mero amore-odio.
Sono molte le parole intraducibili nella Babele delle nostre lingue. Tutti i termini citati definiscono impressioni particolarmente specifiche, permettendo a due persone che comunicano di comprendersi l’uno con l’altro semplicemente. Il linguaggio dunque funzionerebbe in tal modo, suddividendo l’esperienza in gruppi di dati, contenenti ciascuno emozioni e sensazioni. Una volta in grado di associare un nome a un’esperienza, siamo in grado di comunicarla agli altri. Parole e immagini sono legate indissolubilmente.
Avendo le parole specifiche per una fattispecie, richiamano alla mente l’immagine con maggiore facilità
Ed è così che in Olanda, magari tra un campo di tulipani e l’altro, si passeggia nella natura per liberare la mente dai pensieri più gravosi. Più semplicemente, Uitwaaien. A loro basta un vocabolo, a noi serve una frase. Richiamando nuovamente in causa il giapponese, esso perviene in aiuto dei più pigri. Inemuri è una parola che descrive la capacità di addormentarsi per breve tempo in pubblico, magari in treno o in autobus.
Non mancano inoltre esempi estremamente curiosi. Spostandoci nelle Filippine, sembra pratica comune darsi pizzicotti o stringersi l’uno con l’altro. Quest’impulso irresistibile viene definito Tagalog, e l’intento non fa che addolcire un’usanza apparentemente bizzarra. Ci si scambiano pizzicotti perché si vuole molto bene a qualcuno. Dimostrando ulteriormente come affetto e amore siano manifestazioni universali dell’animo umano che possono assumere le forme più strampalate.
Conoscere questi vocaboli potrebbe aiutare noi stessi ad avere una conoscenza più intima della nostra personalità. Avere la possibilità di descrivere noi stessi in una quantità maggiore di sfumature di significato incide sulla nostra felicità e sul nostro modo di porci nei confronti degli altri. Determinate parole, con la loro unicità, possono aiutarci a mettere a fuoco attimi e sensazioni che, non sapendo come descriverle, ignoriamo del tutto. Un appello che diviene anche uno sprono a conoscere meglio la propria lingua. Arricchire il proprio vocabolario significa sapere cosa si sta provando, cosa si sta vivendo, perché lo si fa e come lo si sta facendo. Sapere a cosa si sta andando incontro significa sapere come affrontarla. Significa vivere in perfetta armonia con la natura. Friluftstiv, come direbbero i norvegesi.