Atteone – La curiosità uccise il cacciatore

Atteone

I racconti mitologici hanno molto da insegnarci, soprattutto una lezione fondamentale: mai spiare una dea nuda, altrimenti saranno guai. Lo sa bene Atteone, il protagonista del mito che stiamo per raccontarvi.

Il mito di Atteone

Atteone era figlio di Aristeo, discendete di Apollo e di Autonoe, una diretta discendente di Ares e Afrodite. Fu allevato da Chirone, il centauro maestro di Achille, che lo educò alle tecniche di caccia.

Un giorno il giovane era impegnato in una battuta  nella selva Gargafia. A un certo punto si avvicinò a una fonte dove Artemide, dea della caccia, e le sue ancelle stavano facendo il bagno. Quando la dea si accorse di essere spiata, si arrabbiò con Atteone e per punirlo gli buttò addosso dell’acqua, trasformandolo in un cervo.

Il cacciatore si accorse della trasformazione solo dopo essersi specchiato a una fonte e subito iniziò a fuggire quando capì di essere inseguito da una muta di cinquanta cani che lo raggiunsero e lo sbranarono. Ironia della sorte, quelli erano proprio i suoi cani da caccia, i quali cercarono invano il loro padrone, ululando nella selva per la disperazione. A Chirone si strinse il cuore davanti a quella scena e costruì un simulacro in memoria di Atteone, così da placare la loro sofferenza.

Esiste un’altra versione del mito in cui Atteone affermava di essere superiore ad Artemide nella caccia. La dea lo punì per la sua superbia gettandogli addosso una pelle di animale e i suoi cani, scambiandolo per una preda, gli saltarono addosso uccidendolo.

In un’altra versione ancora Atteone si invaghisce di Semele, l’amante di Zeus e madre di Dioniso. Anche lui lo punì con la morte per mano dei suoi stessi cani.

Il mito  secondo Giordano Bruno

Come succede per gran parte dei miti, anche quello di Atteone è stato interpretato da artisti, scrittori e intellettuali nel corso dei secoli. Basti pensare alla Fontana di Diana e Atteone nel parco della Reggia di Caserta. Anche il filosofo Giordano Bruno ne offrì una sua visione all’interno degli Eroici Furori (o De gli Eroici Furori), dialogo filosofico del 1585.

Secondo il frate domenicano, il mito di Atteone è una chiara manifestazione dell’“amore eroico”: l’amore che l’uomo prova per la natura e con la quale finisce per identificarsi. Atteone qui è il simbolo dell’ “intelletto”, della sapienza umana che, accompagnata dai suoi desideri (i cani, che Bruno identifica con “veltri”), si addentra nella “selva” dei dubbi e delle incertezze messi a difesa della “bellezza divina”, la manifestazione di Dio e della verità assoluta che qui viene rappresentata da Artemide.

Atteone diventa così il simbolo di tutti quegli uomini che hanno deciso di intraprendere un cammino aspro e faticoso, fatto di ostacoli da superare pur di trovarsi dinanzi alla verità assoluta. E, proprio come lo sfortunato cacciatore greco, anche Giordano Bruno fu sbranato dai suoi di “cani”: gli inquisitori che nel 1600 lo condannarono al rogo nella piazza di Campo de’ Fiori a Roma.

 

Immagine di copertina: Wikipedia

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A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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