La dea Diana, figlia di Zeus e Latona, sorella gemella di Apollo, dio del sole. Nel mito Diana è una dea vergine, signora delle selve, protettrice degli animali e abile nella caccia, protettrice delle donne caste e vergini, ma anche delle donne partorienti. In seguito, fu associata dai romani alla dea Artemide, ma analizziamo nel dettaglio ogni sua caratteristica.
Diana, la dea vergine
L’idea di verginità associata alla dea Diana non ha nulla a che vedere con il cristianesimo. La verginità nel mondo antico è una condizione androgina, ovvero essere vergine vuol dire possedere la potenza sia femminile che maschile, mentre, secondo il cristianesimo, la verginità indica semplicemente una condizione di purezza. Quindi la dea Diana non simboleggia la perdita di purezza, bensì un ritorno ad essa, ovvero alla condizione originale presente in ogni essere umano. Diana si circonda di un corteo di Ninfe, vergini a loro volta. L’alterazione della condizione di verginità tra le Ninfe avrebbe comportato l’espulsione. Questo è il caso di Callisto, la quale seduce Zeus, rinunciando al voto di castità. Per questo motivo Diana la punisce e la caccia dal corteo, ma la punizione non è dovuta tanto all’atto di Callisto, quanto alla sua avvenuta trasformazione da pura a impura.
La dimensione selvaggia e la dimensione urbana
La dea Diana, oltre ad essere vergine, vive nei boschi, nella natura selvaggia, rude, grezza, lontana dall’ordine tipico dell’area urbanizzata. Per di più, la dimensione civica prevede anche l’unione matrimoniale, quindi la perdita della verginità, mentre nella dimensione selvaggia prevale la condizione originale, non corrotta dal contesto antropico. Non è quindi un caso che il tempio di Diana a Roma risieda sull’Aventino (il luogo di culto fu spostato qui per volontà di Servio Tullio), un colle fuori dalla città, fuori dalla corruzione del contesto urbano. Lontano dalle mura della città vi è la natura selvaggia, grezza, la dimensione originale e pura, di cui la dea Diana è sovrana.
La Dea Diana: la luna e il potere sul parto
Se Apollo è il Dio del sole, sua sorella gemella, Diana è la dea della luna. Spesso, infatti, viene raffigurata nel mito greco con una mezza luna sulla fronte. Diana e Giunone, oltre a condividere il dominio sulla luna, condividono il potere sul parto. Quando la madre Latona dovette partorire Apollo e Diana, prima nacque Diana e quest’ultima, appena nata, la aiutò a partorire Apollo. Da questo mito consegue il suo potere a favorire il parto, il quale, grazie all’intervento di Diana, avviene senza dolori e in tutta serenità. Collegato al parto vi è anche un altro simbolo caratteristico: Diana rappresenta la conoscenza. La spiegazione è legata a Socrate, il quale insegnava attraverso l’arte della maieutica, ovvero un apprendimento che avveniva attraverso una serie di domande mirate a far letteralmente “partorire” la verità assoluta. Avendo Diana il potere sul parto, di conseguenza possedeva anche il potere della conoscenza. Non è un caso che la dea della sapienza e della conoscenza sia Minerva, la quale guarda caso è vergine.
La Diana Efesina
L’Artemide di Efeso viene rappresentata con un’infinità di mammelle, simbolo del nutrimento. La dea Diana abbonda di nutrimento da offrire a coloro che desiderano sottoporsi al processo di purificazione, attraverso cui trarre energia e rigenerarsi. La rigenerazione è collegata anche ad una fase lunare ritenuta sacra dal mondo antico, ovvero il novilunio (ritorna ancora il simbolo della luna). Durante il novilunio avveniva una rigenerazione sia fisica che materiale: fisica perché gli antichi solevano sottoporsi al digiuno (rigenerazione dell’anima); mentre materiale perché venivano pagati gli stipendi, rigenerando ricchezza (da cui il detto “sbarcare il lunario”).
Il mito di Atteone
In De umbris idearum, il filosofo Giordano Bruno menziona il mito di Atteone, una vicenda narrata da Ovidio nell’opera Le Metamorfosi. Nella mitologia greca, Atteone è figlio di Aristeo (figlio di Apollo) e di Autonoe (discendente di Ares e Afrodite), allevato dal centauro Chirone e molto abile nella caccia. È proprio durante una battuta di caccia con i suoi cani che vede Diana nuda mentre si sta facendo un bagno. Non appena la dea Diana se ne accorge, lo trasforma in un cervo (l’animale con cui spesso viene rappresentata), lasciando che i suoi cani lo sbranino. Le acque in cui Diana si immerge sono, secondo le antiche credenze, delle acque gelide. Solo la dea della purezza riesce a bagnarsi in queste acque perché, essendo vergine, è completamente distaccata dalle passioni. Le purificazioni nel mondo antico, infatti, avvenivano in prossimità di una fonte in montagna, dove le acque sono gelide.
Come viene raffigurata la Dea Diana nell’arte
Diana viene spesso rappresentata in compagnia di un cervo e il motivo non è più un mistero. Per coprirsi indossa una semplice tunica, sufficientemente comoda e leggera da consentirle di muoversi liberamente durante la caccia. Con una mano impugna sempre un arco, le cui frecce sono raccolte nella faretra. Spesso sulla fronte o in prossimità del capo vi è una mezzaluna, mentre tutt’intorno è circondata dalla natura selvaggia, dalle creature che vi abitano o dalle Ninfe.
Il principale luogo di culto della dea Diana si trovava a Nemi, circondato da un bosco denominato nemus aricinum, data la vicinanza con la città di Ariccia. All’interno del santuario cresceva un albero di cui era proibito spezzare i rami. Qui risiedeva il rex nemorensis, il sacerdote della dea Diana, uno schiavo fuggito dalla dimensione civica che subisce il processo di purificazione dell’anima ritornando alla dimensione originale, ritrovando così la libertà. Ecco perché a Diana viene attribuito anche il simbolo della libertà, una libertà interiore. Solo ad uno schiavo era concesso cogliere un ramo dell’albero e a quel punto doveva battersi con il predecessore per guadagnarsi il titolo di Re di Nemi (rex nemorensis), divenendo così il nuovo sacerdote.
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