Quali sono i punti essenziali del Manifesto del Futurismo?

Quali sono i punti essenziali del Manifesto del Futurismo?

Manifesto del Futurismo: punti essenziali.

Il Manifesto del Futurismo è un testo rivoluzionario scritto da Filippo Tommaso Marinetti, nel febbraio 1909, in forma declamatoria, fornendo un vademecum di convinzioni, ideologie e intenzioni alla base dell’intero movimento culturale, artistico e letterario del Futurismo.

Il Futurismo nasce da un fervido, audace e scalmanato desiderio di rinnovamento, basato sulla fiducia incondizionata nell’energia, nel dinamismo e in una profonda e convinta rottura con il passato, con la tradizione e con tutto quanto si fondasse su sentimenti, armonia ed equilibrio.

Il testo appare per la prima volta sulla Gazzetta dell’Emilia di Bologna il 5 febbraio 1909, seguito nei giorni successivi dalle pubblicazioni su altri quotidiani italiani: il 6 febbraio su Il Pungolo di Napoli, l’8 febbraio sulla Gazzetta di Mantova, il 9 febbraio su L’Arena di Verona, il 10 febbraio su Il Piccolo di Trieste e il 16 febbraio su Il Giorno di Roma. Intanto il 20 febbraio, con il titolo Manifeste du Futurisme, il testo viene pubblicato in francese sulla prima pagina del noto quotidiano Le Figaro di Parigi, conseguendo una notorietà internazionale.

Al Manifesto francese seguiranno negli anni successivi Manifesti di natura tecnica, volti al rinnovamento di ogni campo culturale: il Manifesto dei Pittori futuristi nel 1910, il Manifesto dei Musicisti futuristi nel 1911, il Manifesto dei Drammaturghi futuristi nel 1911, il Manifesto tecnico della letteratura futurista nel 1912 e il Manifesto dell’architettura futurista nel 1914.

Manifesto del Futurismo: ideologia

L’ideologia del movimento futurista si fonda sull’adesione acritica ed entusiastica alla tecnologia, sullo slancio vitale di matrice irrazionalistica e sull’esaltazione bellica. I temi principali, contenuti e chiaramente esposti nel Manifesto del Futurismo sono il dinamismo, la velocità e il progresso industriale. Il nuovo e vigoroso movimento culturale combatte fortemente tutto quanto sia legato alla tradizione, puntando a rifondare una nuova concezione della vita e dell’arte. Sulla scia del progresso portato dalla Belle Époque, con scoperte scientifiche e invenzioni tecniche, i futuristi acclamano con slancio l’introduzione dell’automobile, dell’elettricità e della rete ferroviaria, assieme allo sviluppo dell’aviazione e all’ingente espansione industriale.

Di conseguenza, urgono nuove e audaci modalità di linguaggio, basato sulla forza, sulla suggestione, sul carisma e sulla provocazione. Le “Parole in libertà” avrebbero dovuto sostituire la retorica tradizionale. Ecco perché particolarmente importante risulta essere il Manifesto tecnico della letteratura futurista, in cui si precisa con quali strumenti i futuristi intendessero scardinare lo stile del passato, creando la letteratura dell’avvenire. Ecco esemplificati i punti essenziali di questa nuova e rivoluzionaria letteratura: la sintassi va distrutta, disponendo i sostantivi a caso e usando i verbi all’infinito, affinché si adattassero elasticamente ai sostantivi, senza sottoporli alla personalità dello scrittore, creando un senso di continuità. Stessa sorte spetta ad aggettivi, avverbi e alla punteggiatura, nella continuità di uno stile vivo, senza le soste inutili e assurde di virgole e punti. A tal proposito verranno invece introdotti nuovi segni grafici, quali quelli matematici e musicali.

Altro elemento fondamentale nella rivoluzione letteraria consiste nel passaggio da un’analogia immediata, tra elementi vicini per natura e specie, ad un’analogia sempre più vasta, di rapporti sempre più vicini seppur lontanissimi. In tal caso, l’analogia non sarebbe altro che amore profondo, collante di cose distanti, apparentemente diverse e irraggiungibili.

La letteratura, dunque, non sarebbe stata sorpassata dal progresso, ma avrebbe assorbito il progresso, ponendo l’Uomo nella condizione di lasciar esplodere la sua natura, fatta d’istinto. L’Uomo grida pertanto la sua centralità.

Lo stile adoperato nella neo letteratura punta a frasi brevi, dirette, concise, e a una funzione conativa del linguaggio. L’uso dell’imperativo e del futuro rendono il tono perentorio, in linea con il carattere aggressivo e violento dei futuristi, con il loro furore iconoclasta. Inoltre l’anafora del “noi” rivela il forte senso di appartenenza al gruppo dei futuristi, che si sentono investiti di una fanatica missione rivoluzionaria.

Manifesto del Futurismo: i punti essenziali

Ma quali sono i punti essenziali descritti e declamati da Marinetti, e dai futuristi, all’interno del Manifesto del Futurismo?

Negli 11 punti del primo Manifesto, i futuristi urlano a gran voce la necessità di una rottura col passato, e lo fanno con aggressione decisa e vigorosa. Analizziamoli!

Nei punti 1, 2 e 3 il Manifesto enuncia con tutta la sua forza dissacratoria l’opposizione futurista allo stile di vita e ai valori artistico-culturali del passato, fondati sulla stasi e sulla contemplazione. Ciò vale per la letteratura classicista, quella romantica, per il simbolismo, l’estetismo e il crepuscolarismo. Il Futurismo, per contro, esalta l’amore e lo sprezzo del pericolo, l’energia, la temerarietà, il coraggio, l’audacia, la ribellione, l’azione aggressiva e violenta:

«3. … Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno»

Ai punti 4 e 5 viene inneggiata una nuova categoria estetica, esaltata in sostituzione del languore antiquario dei secoli precedenti: la velocità.

«4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità…». E quale icona più rappresentativa, a tal riguardo, dell’automobile!

«4. … Un automobile da corsa… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della “Nike di Samotracia».

Da notare come il sostantivo “automobile” accompagnato dall’articolo indeterminativo “un” sia scevro di apostrofo, dunque considerato consapevolmente di genere maschile, in quanto simbolo di un nuovo ideale di bellezza, veloce, esplosivo, aggressivo, ruggente, dunque tipicamente maschile, secondo l’ideologia misogina dei futuristi.

L’automobile è il nuovo oggetto dell’arte, capace di suscitare emozioni più forti di quelle classiche, che la visione della celebre statua di Pitocrito offre, obbedendo agli ideali di ordine e armonia del passato.

Il punto 6 esalta totalmente la necessità per il poeta di abbandonarsi e prodigarsi con entusiasmo agli istinti primordiali, seguendo fedelmente il ritmo della natura.

L’esaltazione della modernità e dell’aggressività prosegue nei punti 7 e 8, dove il nuovo canone di bellezza è attribuito alla lotta, e le categorie di tempo e spazio sono ormai appendici del passato, in quanto i futuristi proclamano di vivere nell’eterna velocità onnipresente.

«7. … Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo».

«8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli…»

La tensione d’avanguardia verso il futuro è netta!

Si giunge con i punti 9, 10 e 11, quelli finali del Manifesto del Futurismo, all’ideologia più estremista: l’esaltazione della guerra (lo vedremo soprattutto nei quadri futuristi), la distruzione simbolica di musei, biblioteche e accademie, unita al disprezzo misogino per la donna, e l’inno alle agitazioni lavorative, ai tumulti e alle sommosse.

Nella parte finale del Manifesto del Futurismo vengono glorificati il militarismo, il nazionalismo e la guerra, considerata sola igiene del mondo. Al contempo viene disprezzata la donna, in quanto portatrice di buoni sentimenti, che il Futurismo intende combattere, in nome di quell’ideale di potenza, audacia, aggressività e “amore” per il pericolo, insiti nella dottrina d’”avanguardia”.

«9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo per la donna»

«10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria»

«11. … canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche, le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano… le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta».

Tutta l’esaltazione del progresso tecnologico, delle invenzioni e dell’industrializzazione è condensata in poche righe, con l’ausilio di metafore e analogie dai toni forti e dirompenti. Non c’è spazio per le mezze tinte, ma solo per i colori decisi, per la materia, per la velocità, per l’azione e il dinamismo estremo.

La guerra dunque è concepita come una sorta di bisogno per lo spirito umano, una purificazione, sfociando nell’esaltazione e costruzione dei successivi movimenti di massa, che pochi anni dopo daranno consistenza al totalitarismo.

Il Manifesto del Futurismo è un Manifesto di cruda violenza, ideologica e verbale. Locuzioni come fetida cancrena, in riferimento a professori, archeologi e ciceroni, e analogie, quali “musei-cimiteri”, chiariscono lucidamente il messaggio futurista, fautore di un’avanguardia dissacratoria, “onnigiovane” ed “onnimaschile”. Nel futuro c’è spazio solo per il movimento costruttivo, per la tensione a un progresso, teso a carbonizzare il passato, ad incendiare equilibrio e tradizione.

«11. Ma noi non vogliamo più saperne, del passato, noi, giovani e forti “futuristi”!

E vengano dunque, gli allegri incendiarii dalle dita carbonizzate! Eccoli! Eccoli!… Suvvia! Date fuoco agli scaffali delle biblioteche!… Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!… Oh, la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!… Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà le città venerate!».

Si noti che il Manifesto del Futurismo, di natura filo bellica e filo rivoluzionaria, appare molto prima che i grossi eventi del XX avvenissero. Eppure, la violenza verbale e metaforica delle parole in esso contenute spiega perché successivamente il Fascismo avrà modo di utilizzare con successo lo stile e l’aspetto nazionalista dei futuristi. Si pensi all’interpretazione della guerra come “igiene” del mondo, tramite cui lo stesso può essere purificato da ogni male!

L’ideologia dell’eccesso, della sfrontatezza senza limiti, dell’onnipotenza quale sindrome, della morte sentimentale e del delirio di anime, soggiogate dalla più cruda brutalità mentale, trafitta dall’oscurantismo di cuore e intelletto. Qui risiede il motore e il ground zero del Manifesto del Futurismo.

Foto di: Pixabay

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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