Cos’è l’antropologia: nascita e sviluppo della scienza dell’uomo

Cos’è l’antropologia? Nascita e sviluppo della scienza dell’uomo

La parola antropologia deriva dall’unione del termine greco ànthropos, uomo, e lògos, discorso. L’etimologia del termine stesso, quindi, risulta essere un mezzo utile per comprendere al meglio cos’è l’antropologia e qual è il suo oggetto di studi: l’antropologia è la scienza dell’uomo, che si occupa dell’uomo in quanto elaboratore di cultura.
Secondo il dizionario della Treccani, il termine cultura indica «l’insieme delle acquisizioni intellettuali di una persona ottenute mediante lo studio e l’esperienza»; ma nell’ambito dell’antropologia il modo di concepire la cultura è influenzato dalla definizione data da Tylor nel suo saggio Primitive Culture: in esso, infatti, lo studioso definisce la cultura come un «insieme complesso che comprende il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società».  

Cos’è l’antropologia e qual è il suo oggetto di studio

Far riferimento al suo oggetto di studio può essere d’aiuto per comprendere a pieno cos’è l’antropologia. L’antropologia si propone di studiare chi è l’essere umano e come si è evoluto, ma si occupa anche di comprendere perché esistono le religioni, i riti, le tradizioni o le relazioni di parentela. L’ampiezza di studi ci permette quindi di dividere la disciplina in diversi campi; essa, infatti, si divide in:

  • Antropologia Culturale: disciplina che studia gli aspetti culturali e sociali della specie umana;
  • Antropologia Fisica: disciplina che studia le caratteristiche fisiche degli esseri umani, confrontandole con quelle degli animali per capirne l’evoluzione;
  • Antropologia Filosofica: disciplina che ha per base delle riflessioni di tipo filosofico sull’uomo e sulla sua natura.

Le origini della disciplina

Per definire pienamente cos’è l’antropologia e come si è evoluta, ripercorrere la sua storia e scoprire quali sono le sue origini può rappresentare uno step fondamentale. 
L’interesse per i costumi dei popoli stranieri è presente nella cultura europea fin dai tempi degli storici greci e latini. Ma è solo durante l’Illuminismo che si sviluppa un modo diverso di rapportarsi all’altro: l’uomo occidentale, infatti, inizia a confrontarsi con esperienze sociali diverse dalle proprie e si rende conto della relatività degli usi e dei costumi. In questo periodo, teorici come Montesquieu, Voltaire e Diderot elaborano delle teorie che saranno fondamentali per lo sviluppo della disciplina; assumono un atteggiamento critico e ironico verso i costumi europei, dando inizio a una fase di critica all’eurocentrismo.  

Successivamente, nell’Ottocento, si sviluppa l’evoluzionismo, una concezione filosofica secondo la quale tutta la realtà è in perenne movimento, da uno stato originario indefinito verso forme più complesse di organizzazione. L’evoluzionismo, nell’ambito delle scienze umane, rappresenta un tentativo di trovare delle leggi in grado di spiegare i mutamenti storico-sociali.
I principali esponenti dell’evoluzionismo hanno contribuito a definire cos’è l’antropologia e possono essere considerati, perciò, i primi antropologi. Essi sono:

  • Morgan: considerato l’iniziatore dell’antropologia della parentela;
  • Tylor: il fondatore dell’antropologia culturale e il primo a dare una definizione sistematica di cultura;
  • Frazer: la sua opera principale è Il ramo d’oro. Studio sulla magia e sulla religione; in essa, studia i miti, le credenze, le usanze e le cerimonie rituali delle antiche religioni, oltre a interpretare la magia e la religione come sistemi prescientifici di conoscenza.

I classici dell’antropologia

Dopo aver illustrato cos’è l’antropologia e quali sono le sue origini, si può ora far riferimento ai cosiddetti classici dell’antropologia; studiosi che, con il loro lavoro, hanno posto le basi per lo sviluppo successivo della disciplina:

1. Franz Boas

Caposcuola dell’antropologia statunitense, Franz Boas negli Stati Uniti si dedicò allo studio degli indiani della costa nord-ovest e dei Pueblos. Il suo motto era Tutti sul terreno! in quanto propugnava un metodo di ricerca induttivo basato sul modello delle scienze naturali.
Boas rifiutava l’evoluzionismo: lo studioso, infatti, riteneva che ogni cultura possedesse delle peculiarità che la rendono unica; introduce, dunque, il concetto di particolarismo culturale, una teoria secondo la quale ogni cultura deve essere studiata e compresa in relazione allo specifico ambiente in cui si sviluppa. Il particolarismo culturale è la premessa del relativismo culturale.
Successivamente, gli allievi di Boas continuarono a sviluppare le idee del loro maestro, dando vita alla scuola Cultura e personalità.

2. Malinoswki

Il secondo studioso che, con il suo lavoro, ha contribuito a definire cos’è l’antropologia e a indirizzare la disciplina è Malinoswki, il quale è definitivo il principale teorico del funzionalismo antropologico (i cui fondamenti teorici sono esposti nell’opera Teoria scientifica della cultura).
Durante la sua permanenza alle isole Trobiand, si immerse nella vita degli indigeni cercando di capire la funzione sociale delle loro usanze. Si dedica, ad esempio, al kula, una forma di scambio cerimoniale praticata dagli abitanti delle isole, e ne individua il significato economico e sociale: questa cerimonia infatti aveva il fine di promuovere la solidarietà sociale.

3. Lévi-Strauss

Esponente dell’antropologia strutturale, Lévi-Strauss nel 1949 scrive Le strutture elementari della parentela.
Lo studioso si dedica all’organizzazione parentale e individua in essa l’elemento che distingue gli umani dagli animali: la parentela, infatti, è una costruzione culturale e ogni società ha un proprio modo di classificare i legami di parentela. Esistono, però, alcune leggi universali presenti in ogni cultura: la più importante è il tabù dell’incesto, che proibisce l’unione sessuale con parenti stretti e rende obbligatoria l’esogamia, una regola matrimoniale che impone di sposarsi al di fuori del proprio gruppo di appartenenza.

Cos’è l’antropologia nel mondo moderno

Nel corso del 900 la disciplina si è sviluppata secondo due orientamenti che hanno contribuito a ridefinire cos’è l’antropologia e ad offrire delle nuove prospettive su cui basare gli studi da quel momento in poi:  

  • Il materialismo culturale, il cui rappresentante principale è Marvin Harris. Il materialismo culturale, che attinge dalle teorie del materialismo storico di Karl Marx, dalla selezione naturale di Darwin e dalla psicologia comportamentista di Malthus, interpreta la cultura come un insieme di risposte umane alle sfide lanciate dall’ambiente;
  • L’antropologia interpretativa, che ritiene ogni cultura un mondo a sé, che può essere interpretato ma non spiegato. Fondamentale per lo sviluppo di questo approccio è l’opera di Clifford Geertz Interpretazione di culture del 1973.

A partire dagli anni ’80 del Novecento, l’antropologia subisce l’influenza del postmodernismo, che mette in discussione l’attendibilità del resoconto etnografico e punta a rinnovare i metodi della disciplina. Si verifica in questo periodo un rinnovamento degli oggetti di studio della disciplina: i processi di trasformazione di una cultura rappresentano un ottimo materiale di studio per gli antropologi del mondo attuale. Infatti, gli studiosi, oggi sono chiamati a studiare le trasformazioni della società, a osservare le forme di vita comunitarie all’interno delle metropoli multiculturali e a studiare i mass media, ritenuti produttori e trasmettitori di cultura. 

Fonte immagine in evidenza: Laurence Rouault da Pixabay

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