Il tedesco come lingua minoritaria: dove si trova?

Il tedesco come lingua minoritaria: dove si trova?

Nel 1992 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha elaborato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, volta a proteggere e promuovere le lingue utilizzate da minoranze storiche sul territorio europeo. Il tedesco come lingua minoritaria si trova ad oggi in molti Paesi, sia in Europa che nel resto del mondo, e ciò è dovuto a fattori storici e culturali. Per lingue minoritarie si intendono lingue che tradizionalmente sono utilizzate all’interno di un dato territorio dai cittadini di quello Stato che formano un gruppo numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione e la lingua di questo gruppo minoritario è diversa dalle lingue o dalle lingue ufficiali del territorio e dai loro dialetti. A questi fattori oggettivi, se ne aggiunge uno soggettivo: è importante che, per la parte di popolazione che usa questa lingua, essa abbia un significato etnico o culturale. Molto spesso la presenza di lingue minoritarie su un territorio è data da migrazioni storiche o dalla ridefinizione dei confini territoriali a seguito di conflitti. 

Vediamo in quali territori è possibile trovare il tedesco come lingua minoritaria e quali sono le ragioni della sua presenza:

Danimarca

La Danimarca confina al sud con la Germania con la Penisola dello Jütland, che ha una popolazione di circa 250.000 abitanti. Questo territorio era storicamente parte della Germania, ed è passato alla Danimarca dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, qui troviamo il tedesco come lingua minoritaria in quanto esso ha continuato a trasmettersi di generazione in generazione, anche se è più diffusa la varietà dello jütlandese e riguarda circa 15/20.000 abitanti.

Francia

La Francia presenta due regioni che vedono la presenza del tedesco come lingua minoritaria, ovvero l’Alsazia e la Lorena e questo perché sono due regioni che hanno mutato la loro appartenenza politica ben quattro volte dal 1870 al 1945. Infatti, nel 1870 la Francia cede questi territori alla Germania, ma ritornano ai francesi a seguito della Prima Guerra Mondiale nel 1919. In questo periodo il governo francese cerca di attuare una francesizzazione del territorio, dove l’influsso del tedesco aveva condizionato notevolmente la popolazione. Con la Germania nazista di Hitler, i tedeschi si riappropriano dell’Alsazia e della Lorena pepretrando delle politiche linguistiche molto dure, volte ad eliminare l’uso del francese ed estirpare il sentimento di nazionalismo francese, costringendo anche la popolazione maschile ad arruolarsi per combattere proprio contro l’ex patria. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, le due regioni ritornano alla Francia definitivamente nel 1945: l’uso del tedesco e del dialetto alsaziano (del gruppo tedesco-alemanno) non viene visto di buon occhio in quanto ricorda il nemico e questo porta a forti complessi di inferiorità e svantaggio sociale nelle minoranze tedescofone. 

Stati Uniti (Pennsylvania)

Nel corso del XVIII secolo, a causa di persecuzioni religiose, i gruppi di amish e mennoniti emigrano dalla Germania del nord e dalla Svizzera del sud verso gli USA, accolti dal governatore William Penn, fondatore dello Stato della Pennsylvania. Lì questi gruppi religiosi anabattisti fondano la Germantown o Deitscheschteddel, composta da plain people, cioè persone semplici: la loro lingua viene dalla varietà tedesca del Palatinato o Francone renana, con elementi alemanni, svevi e inglesi. Tra il 1870 e il 1890 si arriva ad una popolazione di 4 milioni di tedeschi. Essi si dividevano in sectarians, cioè coloro che vivevano separati dalla cultura d’arrivo e che conservano nel tempo il Pennsylvaniadutsch, e in non-sectarians, cioè coloro che si adattarono maggiormente alla lingua inglese e alla cultura americana. In queste comunità, il tedesco come lingua minoritaria è dato dal Pennsylvaniadutsch, che subisce anche l’influsso dell’inglese, mentre il tedesco standard è poco conosciuto.

Sudamerica

A seguito della Seconda Guerra Mondiale, molti ex soldati e generali nazisti fuggirono nell’America Latina per sottrarsi alla giustizia e alle conseguenze dell’Olocausto. Queste migrazioni furono fortemente favorite anche dalla Chiesa Cattolica, che aiutava i criminali a fuggire facendoli passare per l’Italia. Ciò ha contribuito alla diffusione del tedesco come lingua minoritaria in questi Paesi, specialmente in Argentina, dove si possono contare 300.000 parlanti tedescofoni, ma anche in Paraguay e Brasile. L’Argentina ha avuto un ruolo fondamentale sul piano politico, poiché è lì che si rifugiò il militare nazista Adolph Eichmann per sfuggire ai processi di Norimberga, e fu in seguito catturato e giustiziato dai servizi segreti israeliani.

Namibia

La Namibia è stata una colonia tedesca già dal 1883, quando fu fondata sul suo attuale territorio l’Africa tedesca del Sud-Ovest; dal 1916 al 1990, la Namibia fu soggetta al mandato tedesco, tant’è che dopo la sua indipendenza il tedesco fu considerato una delle lingue ufficiali, anche se oggi ha lo status di lingua regionale riconosciuta. Il tedesco come lingua minoritaria è utilizzato da una popolazione di circa 36.000 persone, in particolare dal 32% di namibiani bianchi. La conservazione del tedesco è stata possibile anche grazie all’esistenza, dal 1916, dell’Allgemeine Zeitung, unico giornale in lingua tedesca, nonché il più antico della Namibia.

Israele

A seguito delle persecuzioni degli ebrei europei in Europa, a partire dalla fine del XIX secolo molti ebrei tedescofoni emigrarono nell’attuale Israele, costituendo la minoranza degli Jeckes. In questi anni si diffonde anche il sionismo politico, con l’obiettivo di creare una patria ebraica: ciò fece aumentare esponenzialmente le migrazioni, tant’è che prima dell’Olocausto e prima della fondazione di Israele nel 1948, gli ebrei in questi territori erano già circa 400.000, molti dei quali tedescofoni. Infatti, il sionismo si diffonde proprio grazie ad un ebreo austriaco, Theodor Herzl, che diffonde le sue idee attraverso il saggio Lo Stato ebraico nel 1896. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le migrazioni diventano incontrollabili, anche se ad un certo punto la Germania nazista impedisce qualsiasi spostamento. Il gruppo degli Jecks ha conservato il tedesco come lingua minoritaria, soprattutto per la grande difficoltà nell’imparare l’ebraico; tuttavia, il tedesco si è tramandato molto poco nelle generazioni successive, specialmente per la sua connotazione negativa a seguito dell’Olocausto.

 Fonte immagine in evidenza: Freepik

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