Le Ama: chi sono le donne subacquee giapponesi?

Le Ama: donne subacquee giapponesi

Chi sono Le Ama? 

Le Ama giapponesi sono delle cultrici di una grande tradizione giapponese: la pesca delle perle. In base alla zona in cui svolgono questo lavoro, si identificano con diversi nomi. Ad esempio, ad Okinawa sono chiamate Uminchu, mentre nella penisola di Izu sono chiamate Kaito. Ama in particolare si traduce con donna del mare, e rappresenta nella tradizione giapponese una figura che ha una storia antichissima, di circa duemila anni. Queste donne sono quindi famose per essere delle pescatrici subacquee in apnea, e le loro immersioni oltre ad essere note per la ricerca di perle, vengono sfruttate anche per prendere alghe, polpi, ricci, abaloni e ostriche. Nell’antichità per le loro immersioni, le Ama indossavano solo un leggero panno, che copriva le parti intime, senza alcuno strumento per la respirazione sott’acqua. Con l’evolversi dei tempi dal solo perizoma si è poi passati ad un intero abito bianco che le ricopriva dalla testa ai piedi. La tradizione le vuole vestite di bianco, poiché era una credenza comune che questo colore allontanasse gli squali. In tempi moderni anche le Ama si sono evolute e in alcune zone indossano la maschera, le pinne, la tuta da sub; anche se in questo modo la tradizione sta pian piano scomparendo. Sono donne abituate fin da bambine a vivere nel mare, delle vere e proprie sirene. Durante le loro immersioni, che possono durare circa un’ora e mezza, quando le pescatrici risalgono a galla per prendere fiato, emettono un fischio (ama isobue) simile a un lamento, anche conosciuto come “richiamo delle sirene”. Infatti, questo lavoro può durare fino all’anzianità, alcuna tra le Ama più anziane avevano tra i settanta e gli ottant’anni.

Le Ama nella letteratura e nell’arte

La più antica menzione alle Ama la si può trovare nella raccolta poetica del Man’yoshu, in cui si trova un riferimento ad una remota pescatrice Ama delle isole di Okinawa. Nella letteratura moderna è Yukio Mishima, nel suo romanzo La voce delle onde ad accennare alla lunga tradizione delle Ama. Uno dei più importanti esempi in cui vengono rappresentate le Ama, è la stampa ukiyo-e di Hokusai denominata Il sogno della moglie del pescatore. In giapponese questa stampa è chiamata Take to ama che si può tradurre con I polpi e la ama. Fa parte di una raccolta di opere shunga (ossia di stampe erotiche) ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1814. Hokusai nella sua opera, diventata la più famosa, ha ritratto una giovane pescatrice di perle intenta in un rapporto sessuale con due polpi. Quest’opera, secondo alcuni studiosi, è stata ispirata dalla storia della principessa Tamatori, molto popolare nel periodo Edo. Tamatori è una giovane pescatrice di perle e si sposa con un uomo del Clan Fujiwara, il quale sta cercando una perla che gli è stata rubata dal Dio del mare. La donna per aiutare suo marito, si immerge fino al regno marino e ruba la perla, ma viene scoperta e per questo sarà inseguita dall’esercito marino del dio del mare, tra cui ci sono anche dei polpi. La povera donna morirà alla fine della storia, ma riuscirà a portare la perla al marito. Tra i riferimenti culturali alle Ama, c’è anche il film Agente 007 – Si vive solo due volte, in cui appare una pescatrice di perle.

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Fonte immagine di copertina: Wikipedia

A proposito di Turco Rosa

Studentessa di lingue e culture comparate presso l'Orientale di Napoli, con una grande passione verso la lingua e la cultura giapponese. Maratoneta di serie tv e film di ogni genere, amante dell'arte cinematografica in ogni sua parte. Con esperienza quinquennale nell'ambito della vendita e assistenza telefonica. Il suo sogno nel cassetto è di diventare un traduttrice e giornalista letteraria.

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