Pareidolia: vedere ciò che non esiste

PAREIDOLIA: vedere ciò che non esiste

Si parla di pareidolia per indicare quell’illusione subcosciente che tende a ricondurre oggetti dalle forme casuali a immagini note. Perché vediamo nella casuale forma delle nuvole immagini di animali e oggetti già presenti nella nostra memoria?

L’illusione della pareidolia

La parola pareidolia viene dal greco eidon (=immagine) e parà (=vicino) ed è autoesplicativa: l’illusione porta l’uomo ad associare forme casuali a immagini già note e presenti nella nostra memoria. Quest’illusione altro non è che la tendenza istintiva a trovare delle strutture e forme ordinate in immagini caotiche. Ad esempio, uno degli episodi che si verificano più spesso nella vita di tutti i giorni è ricondurre una forma astratta ad un volto umano: basti pensare ad una macchia di caffè nel cappuccino che ci ricorda un fiore o alla forma di una foglia che ci ricorda un cuore.

Ma la pareidolia non interessa solo le immagini casuali: un esempio di applicazione, seppure in maniera appositamente studiata, sono le emoticon. Queste faccine altro non sono che elementi grafici assemblati per trasmettere una reazione, un’emozione. L’essere umano non impiega più di un attimo a ricondurre alle emoticon il suo significato, proprio perché riconoscere il volto umano è per l’uomo un fenomeno quanto più istintivo possibile.

Si ritiene inoltre che questa tendenza sia stata favorita dall’evoluzione, perché consente ad esempio di individuare una situazione di pericolo da pochi indizi; si tratta appunto di istinto. Questa capacità innata che avevano già i nostri antenati preistorici consentiva loro di riconoscere un predatore mimetizzato nella natura: oggi, tutto ciò, si tramuta in una naturale attitudine che l’uomo manifesta ogni giorno.

Illusioni pareidolitiche nell’arte

Nel corso della storia troviamo molti esempi di pareidolia nell’arte. Molti artisti si sono divertiti a nascondere, tra gli alberi o nelle nuvole, volti umani e significati vari. Ad esempio, nella Basilica di Assisi del XIII secolo è stato trovato nell’affresco di Giotto il volto di un demone, nascosto tra le nubi.
Lo stesso episodio accade con ricorrenza in diverse opere di Andrea Mantegna, dove tra le nuvole possiamo scorgere dei volti umani o animali.

Un altro brillante esempio di pareidolia è dato dal famosissimo Arcimboldo, che creava nel XVI secolo volti umani con zucchine, carote e cipolle. Nel suo dipinto L’Ortolano (1590) capovolgendo un cesto di verdure il significato dell’opera cambia completamente proponendoci il viso di un uomo: in questo caso il fenomeno ci mostra come, a seconda del punto di vista, l’uomo riconduce due significati diversi alla stessa composizione. Tante illusioni ottiche giocano proprio su questa tematica.

Il maestro della pareidolia nell’arte è senza dubbio Salvador Dalì, che crea con accostamenti, ombre, profondità e distorsioni dei giochi ottici incredibili, per lo più in un periodo storico in cui la scoperta dell’inconscio è al centro della produzione artistica-letteraria e tutte le espressioni della mente assumono un certo valore e interesse.

C’è poco da fare: i neuroni del cervello estraggono il significato delle cose anche nel caos. Nel quadro Madonna of the Birds (1943) di Dalì, uno stormo di uccelli compone il volto di Maria. L’associazione con fenomeni divini è per l’uomo davvero inevitabile: numerosissimi sono i fenomeni in cui l’uomo interpreta come segni divini innocue macchie e forme. Ecco come mai qualcuno continua e vedere il volto di Cristo su un toast. Insomma, l’uomo vede ciò che vuole vedere.

Queste associazioni ci fanno immediatamente capire che il fenomeno della pareidolia è vicinissimo alla sfera delle superstizioni e dei fenomeni paranormali che, spesso, trovano spiegazione razionale proprio in esso.

Esperimenti scientifici e applicazioni tecnologiche

Un esempio perfetto di applicazione di questo fenomeno è dato dallo psichiatra svizzero Hermann Rorschach, noto per il suo omonimo test delle macchie. Creando delle macchie di inchiostro e rendendole simmetriche, l’osservatore riuscirà a cogliere nell’immagine astratta un significato. È da quel significato che è possibile interpretare in qualche modo la personalità dell’individuo, scavare nel suo inconscio.

In base agli studi scientifici e alla nostra esperienza i nostri sensi possono ingannarci e la nostra immaginazione può influire su ciò che percepiamo, proprio perché la percezione è qualcosa di estremamente soggettivo. Un fenomeno analogo alla pareidolia visiva è quella acustica che ha le stesse caratteristiche ma con organi di senso diversi: con determinati suoni, parole, rumori casuali l’uomo ha l’illusione che il collage di questi elementi formi una frase.

Un gruppo di ricercatori cinesi nell’università di Toronto ha condotto degli esperimenti su 20 individui dai 18 ai 25 anni. A questi individui sono state mostrate delle immagini completamente astratte e casuali ed è stato detto ai soggetti che la metà di esse conteneva dei volti umani nascosti. I volti, individuati dai soggetti analizzati, in verità non esistevano assolutamente. Esistono molti esperimenti simili condotti su campioni anche più ampi di persone; da tutti emerge che circa un terzo degli esaminati vedono nelle immagini la presenza di lettere o volti che in realtà non esistono.

Da tempo l’uomo sta cercando di fare in modo che la pareidolia colpisca anche i computer: un esempio banale è il riconoscimento di immagini. Scattando una fotografia con un apparecchio digitale, la fotocamera riconoscerà automaticamente il volto dell’uomo e saprà dove focalizzare. Succede anche con i filtri di Instagram che riconoscono il volto umano e lo modificano. Certo, come il nostro cervello viene ingannato dalle illusioni, ciò accade anche ai nostri dispositivi elettronici che, spesso, identificano i volti delle statue piuttosto che i nostri.

Esiste un programma di Google, Deep Dream, che elabora immagini usando una rete artificiale per trovare ed esasperare pattern all’interno di un’immagine: si tratta del fenomeno di pareidolia algoritmica.

Fonte immagine: https://www.freepik.com/free-photo/cup-coffee-with-foam-smile-face-desk-isolated_6212646.htm#page=1&query=face%20in%20coffee&position=0

A proposito di Federica Grimaldi

Ventenne appassionata di arte e letteratura. Entra a far parte del team di Eroica per dedicarsi alla stimolante attività della scrittura.

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