La pizza di Pompei, il punto di vista di Vesi

“Il ritrovamento a Pompei di un affresco risalente a 2000 anni fa ci dimostra semplicemente la pizza faceva già parte della dieta dei romani”. Con queste parole Giuseppe Vesi, chef pizzaiolo protagonista di alcune battaglie che hanno messo al centro della produzione di pizza il ritorno alla qualità e alle origini, ha commentato lo straordinario rinvenimento di cui si è avuta notizia in questi giorni. “Quella di Pompei non è la sola testimonianza della presenza di quella pietanza sulle tavole dei Romani. Alcune testimonianze parlano, per esempio, di un cibo che chiamavano pinsa, che tra l’altro utilizzava anche farina di frumento, un prodotto non raffinato, oggi tornato in auge. La focaccia, ad esempio, era consumata dai soldati romani, che avevano bisogno di pasti energetici e sostanziosi. Anche la presenza di tantissimi forni e fornai per le strade delle città ci riporta l’idea dei prodotti molto simili a quelli che conosciamo oggi”. Numerosissime le rappresentazioni, anche in altri affreschi e altre raffigurazioni, tra mito, storia e leggenda, di questo prodotto, che è tutto sommato una della pietanze più semplici da preparare. “I napoletani hanno capito, con il tempo, – prosegue Vesi – la duttilità e la commerciabilità della pizza, che è arrivata a noi, dopo tantissime evoluzioni che la storia ci ha fatto conoscere, fino ad arrivare ai giorni nostri, nella sua versione gourmet”. Sono passati oltre 2000 anni, la campagna di scavi pompeiana che sta facendo emergere tesori inestimabili continua, chissà che non possa riservare ulteriori sorprese. 

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