Petrovs flu: la perdizione dell’uomo moderno

petrovs flu

Petrovs flu è un film drammatico del 2021, diretto da Kirill Serebrennikov, con Semyon Serzin e Yuriy Borisov. Considerato dalle masse popolari come un film premonitore, in quanto, sebbene la data di uscita nelle sale cinematografiche fosse il primo marzo 2022, è ben noto che la sua realizzazione avvenne prima di quel traumatico periodo pandemico, il quale similmente a ciò che accade anche nel film, ha drasticamente arrestato e annebbiato lo sviluppo della società nel suo insieme, generando un senso di annullamento interiore e sfiducia verso il genere umano.

Non molte persone sono a conoscenza dello scalpore che questo tema avrebbe poi causato nel suo paese di origine, al regista fu pertanto impedita, da parte del governo russo, la partecipazione al festival del cinema tenuto a Cannes: egli non avrebbe potuto in nessun caso lasciare la nazione. Petrovs Flu impiega un po’ prima di poter essere riprodotto anche su scala internazionale.

Nonostante la difficile accettazione iniziale, la situazione di crisi e caos creatasi durante il lockdown, il film arriva finalmente al suo pubblico ed oggi può essere tranquillamente visto su piattaforme di streaming alla porta di tutti come anche prime video.

Petrovs Flu è caratterizzato da un ambientazione fatta da colori spenti e sbiaditi, gli spazi chiusi appaiono claustrofobici e stretti, il paesaggio esterno trasferisce quel gelo tagliente tipico dei monti Urali, ci troviamo durante i primi anni 2000, il protagonista compare quasi immediatamente, ancora non si sa molto di lui, ha il capo chino e fatica a camminare o stare in piedi. Tossisce, dal primo istante in cui l’obiettivo lo inquadra, una tosse secca sarà il piatto sottofondo a tutte le immagini che la mente dell’artista ci porrà davanti.

Con il termine artista ci riferiamo non soltanto al personaggio principale del film -fumettista di professione ed al contempo regista fittizio del film, in quanto tutto quel che vediamo sullo schermo nasce dalla sua distorta immaginazione- ma in special modo ad Aleksej Sal’nikov, autore del libro da cui trae ispirazione il film.

Petrov non è un protagonista convenzionale, pochi elementi descrivono la sua persona, è più la sua mente a descrivere il mondo: un  mondo di cui il regista ha fatto esperienza, ne ha percepito un sapore amaro e soltanto attraverso la mente di Petrov quel sapore acquisisce una consistenza. 

Nel corso del film si comprende il significato allegorico che probabilmente era stato attribuito alla malattia contagiosa di cui Petrov era affetto e che presto procurerà altri contagi (la Petrovs flu). Si tratta di un malessere interiore, causato dalla società in cui egli è costretto a vivere.

Questo malessere, pone le sue radici in una virale apatia, avvolge la mente di tutti i presenti facendoli sentire sempre più distaccati dal mondo reale, risvegliando inoltre impulsi negativi a sfondo disfattista, come quello omicida, violenza fisica e verbale, alimentati da un totale disinteresse verso persone, sentimenti ed oggetti, correlati ad un profondo scetticismo verso il futuro, il quale sembra non poter mai sussistere perché il tempo è bloccato, tutto è immobile. 

Il modo in cui i fatti sono presentati limita i dialoghi tra Petrov e gli altri personaggi, la narrazione avviene tramite flashback, immagini, ricordi. La trama  riporta alla memoria un libro dello scrittore portoghese José Saramago, dove la popolazione viene colpita anch’essa da un’epidemia, che in quel caso porta alla perdita della vista, anche qui ci troviamo di fronte ad un’epidemia allegorica, che genera nell’essere umano i medesimi input di violenza e perdita dei valori. Tuttavia in Petrovs flu non è rappresentata soltanto la situazione attuale, ricorre inoltre uno sguardo malinconico al passato, quelli che una volta egli stesso giudicava essere tempi bui, appaiono ai suoi occhi come allettanti, migliori rispetto al periodo assurdo in cui attualmente vive.


Il personaggio di Petrov risulta essere un oggetto di analisi molto interessante: egli è il punto focale dell’intero lungometraggio, eppure, agisce meno di chiunque altro, non parla, osserva, come un occhio di ghiaccio, ed attraverso di esso anche lo spettatore scruta il mondo. Qualora lo vedessimo agire, spesso è per conto di altri, come quando gli viene messa un’arma tra le braccia e viene detto lui di sparare, senza un motivo, in quel momento lui agisce, in quell’attimo sconvolge la staticità delle cose. 

Tra le diverse scelte registiche oggetto di censura e di critica, spicca quella svoltasi all’interno di un tram in cui un uomo, usando l’espediente recitativo del monologo, critica con disinganno il tradimento delle svolte che sarebbero dovute seguire al periodo comunista, di cui nessuno ha mai avuto traccia. Alle sue parole solo il silenzio rispose.

Un ulteriore nota di critica sociale la possiamo trovare in una scena in cui gli amici di Petrov, in preda all’alcool, contestano il concetto stesso di democrazia inteso come dittatura della maggioranza. In questo contesto si evince ciò che prima avevo anticipato, ossia, un rimando al sistema politico passato, quasi nostalgico.

In Petrovs Flu sono inoltre presenti numerosi rimandi alla cultura russa, come la fanciulla delle nevi del folklore russo che ricorre in numerose scene, la musica nei primi secondi del film e successivamente anche all’interno della biblioteca, Morozko (Морозко) molto simile alla figura di Babbo Natale, i bambini con piccole figure di astronauti etc.. è un film dallo stile ambizioso ed al contempo critico, ricco di allusioni alla storia, alla letteratura e al cinema russi. 

Spesso accade che in questi ultimi siano presenti rimandi alla disparità uomo-donna, oggetto di discussione anche in molti paesi europei e l’opera di Serebrennikov non fa eccezione. 

Ci troviamo ancora sul tram, una bambina viene importunata da un uomo anziano, il quale non si lascia intimidire dalla disparità d’anni e senza ritegno continua a ripeterle frasi sessiste, un uomo che ascolta si fa avanti e colpisce l’anziano signore, senza proferire parola, contribuendo all’assenza di dialogo di cui ho già parlato.

Con il procedere della trama, il focus di narrazione si sposta sul bambino, anch’egli affetto dal virus e necessita di cure mediche, quando l’auto lascia li bloccati nella neve, il destino del piccolo è affidato a qualcosa di più grande, un’astronave. Probabilmente si tratta di un immagine creata da Petrov stesso, in preda alle allucinazioni provocate dal suo malessere.

Vi è poi un’altra linea narrativa dal tono grottesco, Igor è un membro dell’FSB, che si aggira in città su un furgone con all’interno una bara contenente un defunto di cui poi si denuncerà la scomparsa, ci porta nel territorio del nonsense.

Man mano che realtà e allucinazione si separano, tuttavia, il film diventa qualcosa di diverso: si parlerà di genitori e figli, di sacrificio, religione e spiritualità, ciò che poteva essere considerato come un banale insieme immagini e frammenti scollegati (alcuni teneri, altri scioccanti) si rivela essere un puzzle dall’aspetto stupefacente.

Fonte immagine: Strandreleasing

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