Francesco Pannofino ospite del Campania Libri Festival del 2023

Francesco Pannofino

Francesco Pannofino, conosciuto per il suo ruolo di René Ferretti e come doppiatore, è stato tra gli ospiti del Campania Libri Festival

Francesco Pannofino, il doppiatore di Denzel Washington, Kurt Russell, George Clooney e Wesley Snipes (ma anche la “voce italiana” di Forrest Gump, Hagrid di Harry Potter, Norman Osborne\Goblin in Spider-Man e Rosso di Mucca e Pollo e Io sono Donato Fidato) e l’interprete del regista René Ferretti nella serie tv cult Boris, ha partecipato ad uno degli incontri del Campania Libri Festival al Palazzo Reale di Napoli, organizzato il giorno sabato 7 ottobre.

Francesco Pannofino, Gianluca Cherubini e Marco Ercole hanno incontrato il pubblico per discutere, moderati dal giornalista Francesco Palmieri, in merito al successo di Boris e alla pubblicazione di due libri: Dài, dài, dài! La vita a ca**o di cane (edito da Alberti) e Il Vangelo secondo Boris (pubblicato da Bibliotheka).

Francesco Pannofino racconta la genesi della quarta stagione di Boris, la nota serie tv satirica contro la televisione e il cinema in Italia

Palmieri ha introdotto i tre ospiti e i loro libri affermando che il giornalismo e la televisione saranno salvati dall’ironia, così come le nostre vite. Il primo a prendere la parola è stato proprio l’interprete di René Ferretti, il quale racconta la genesi della quarta stagione del cult televisivo:

«[..] Boris ha cambiato la mia vita in meglio, nel senso che io già facevo questo lavoro da tanto tempo; però, non sono mai riuscito a fare un personaggio così giusto, azzeccato e scritto su misura per me. Il merito [..] va agli autori Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, che sono i tre autori originari della serie Boris [..]. Purtroppo, il nostro Mattia Torre si ammalò [..] e qui noi avevamo pensato, a malincuore, che con Mattia sarebbe morto anche Boris; quindi, eravamo tutti rassegnati, ognuno faceva altre cose e cercavamo di andare avanti. Ad un certo punto – racconta Francesco Pannofino –  durante la pandemia, le prime tre serie di Boris furono messe su una piattaforma (Netflix) che fece dei numeri straordinari, talmente che tutti noi di Boris (non facendo niente, stando a casa come tutti gli italiani), abbiamo avuto un ritorno di popolarità incredibile, senza fare niente [..]».

Francesco Pannofino prosegue raccontando: «Nel frattempo, la rete Fox, che apparteneva a Sky, era stata acquisita dalla Disney. Disney ha colto la palla in balzo e ha detto «programmiamo la quarta serie» [..]. Un’ ipotesi di una quarta serie era nata subito dopo la terza [..], loro avevano ancora tutti i riferimenti per poter raccontare una storia. Quindi, ci siamo dovuti adeguare ai tempi, [..] non c’è più la rete ma la piattaforma. Il nostro Grande fratello che ci guarda dall’alto è l’algoritmo, che nessuno sa bene di cosa si tratti, è uno spione, uno che tenta di prendere i gusti di ciascuno di noi e tramutarli in commercio, questo è l’algoritmo secondo me. Gli autori sono stati molto bravi a adeguare la serie ai giorni nostri; quindi, la quarta serie è la più riuscita, con tutto l’affetto delle prime tre ma che risultano del tutto obsolete, bisogna adeguarsi ai tempi nuovi. Questo esperimento è riuscito ed io spero che si faccia anche una quinta, so che stanno lavorando».

Boris, ovvero come realizzare una serie di successo ma preservando la qualità

In seguito, il moderatore ha chiesto come mai Boris sia riuscita nell’intento di essere una serie tv di successo ma senza calare dal punto di vista della qualità del prodotto, rispetto ad altre serie tv italiane. Secondo il parere di Cherubini:

«Boris è un prodotto di qualità che prende in giro i prodotti di non qualità. Questo lo fa bene nelle prime stagioni e nella quarta attacca le piattaforme; perché, una volta, Andrea Sartoretti disse a noi […] «La me**a c’è anche su Netflix», non è che è risparmiata [..], anzi su Netflix ce n’è anche parecchia rispetto a qualche anno fa. Francesco interpreta René, [..] è [..] uno affezionato alla qualità come idea, ma che, pur di andarsene tre ore prima, se ne frega della qualità e punta tutto a chiudere la giornata di lavoro. Questo è quello che accade in giro per le fiction italiane o magari nei set, [..] me e Marco abbiamo fatto una presentazione a Roma e […] delle signore di ottant’anni ci hanno attaccato perché noi avevamo criticato Un posto al Sole e siamo rimasti un ora lì [..]».

Anche l’altro autore ha ribadito di condividere lo stesso parere, di “serie tv belle se ne contano sulle dita di una mano” considerando le tantissime piattaforme come Netflix o Disney+:

«È stato anche un rischio degli autori di Boris di prendere in giro anche Disney+ sulla questione dell’algoritmo e di rappresentare le minoranze all’esasperazione come gli apostoli [facendo riferimento ad alcuni episodi del quarta stagione], che dovevano essere uno orientale e uno di colore, è anche una presa in giro di Disney; però, il progetto (per fortuna) è passato e abbiamo assistito ad una delle stagioni più belle di Boris».

Successivamente anche Francesco Pannofino ha espresso il suo parere circa le diverse fiction italiane:

«Io penso che noi prendiamo in giro in modo non spietato, ma con amore, [..] i prodotti alla Gli occhi del cuore, queste telenovelas abbastanza improbabili, ma che hanno un grande ascolto, il successo va sempre rispettato. Io personalmente non sono contro questo tipo di produzione, non le guardo perché non mi piacciono; però, c’è una talmente grande offerta di televisione che si può tranquillamente cambiare calane, noi abbiamo il telecomando che è una forma di potere straordinaria. Vedi una cosa e ti fermi a guardarla, vuol dire che ti sta piacendo, se cambi vuol dire che ti stai annoiando [..] – prosegue Francesco Pannofino – [..] Queste soap opera (diciamo così) hanno un grande successo; quindi, prenderle in giro, in modo affettuoso, questo modo di produzione. Secondo me, dà una mano anche ai prodotti di scarsa qualità. [..] Il fatto di fare ironia su queste produzioni è perché noi lo abbiamo vissuto, gli autori stessi e la stragrande maggioranza degli attori di Boris hanno fatto parte (in passato, ma anche in presenza), io dopo Boris ho fatto Un caso di coscienza, che per carità [..], mi sono trovato in mezzo nei panni di un personaggio serio, l’ispettore di polizia. Nessuno mi prendeva sul serio, tutti mi trattavano come René Ferretti e questo è brutto, perché mi porta a sbagliare e a portarmi René Ferretti in altri film».

Francesco Pannofino

Francesco Pannofino, una carriera tra il doppiaggio cinematografico-televisivo e il palcoscenico del teatro

L’ultimo argomento dell’incontro con Francesco Pannofino è stato il rapporto tra la sua carriera di doppiatore e quella di attore teatrale, descritta al pubblico con le seguenti parole:

«Una cosa non esclude l’altra. Il teatro, ogni tanto, dà un vantaggio. Mi ha dato la possibilità di affrontare i personaggi con dimestichezza. Anche il doppiaggio. Il doppiaggio ti dà la facilità che, se uno ti dà un copione, tu, alla prima lettura, dai senso alle battute, perché abituato a venticinque anni di doppiatore a tempo pieno, sempre con il teatro, che facevo i turni di doppiaggio e poi andavo a fare teatro all’Orologio [si tratta del Teatro dell’Orologio a Roma]. Una volta accettai pure un lavoro di mattina presto a Canale 5, dovevo leggere il sommario delle notizie giornalistiche, quindi dovevo stare là alle 5:30\6:00, quindi facevo tre turni di doppiaggio [..], la sera facevo lo spettacolo e [..] facevo le due de notte, [..] ho resistito due giorni e sono stramazzato al suolo e mi hanno sostituito, almeno, per la prima pagina. [..] Non è facile, perché tra lo scritto e il fatto ci sono sempre tremila varianti, perché tu puoi avere una sceneggiatura bellissima e rovinarla con le riprese del film, oppure avere una sceneggiatura così e così e migliorarla con delle idee e trovate che migliora il prodotto finale […]». Francesco Pannofino conclude affermando che: «Questo nostro è un mestiere a rischio, non sai mai come andrà, perché non sai mai che è il pubblico che decreta il successo o l’insuccesso di un’operazione, poi l’artista deve essere onesto e dare il meglio di sé [..] e cercare di essere generoso con il pubblico, non c’è niente di peggio che l’attore tirchio. No perché non vuole pagare le tasse, ma tirchio perché nel dare le emozioni, nel faticare, il pubblico vuole vedere un attore che suda, che sputa, Gassman diceva addirittura che muore sul palcoscenico».

Fonte immagini: archivio personale 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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