Nel lontano 1990, in Giappone venne pubblicato per la prima volta “Alita l’angelo della battaglia”.
Un giovane Yukito Kishiro prese diverse sue ossessioni, come la fantascienza e le arti marziali, e le plasmò nel corpo di un’affascinante eroina dal volto angelico. In questo articolo vi proponiamo un manga dal gusto retrò che ancora oggi riesce a regalare emozioni.
La trama
Siamo in un mondo Cyberpunk post apocalittico, dove l’innesto di protesi robotiche è la normalità. La storia inizia nella “Città Discarica”, dove il corpo logoro di Alita viene ritrovato dal dottor Ido tra i rifiuti. Quest’ultimo riesce con un delicato intervento a ricostruire il corpo della nostra protagonista cyborg. Fin da subito la ragazza mostra un talento innato nel combattimento e uno spiccato senso di giustizia che la porterà a difendere i più deboli dai malvagi. L’enorme metropoli di spazzatura non è altro che la discarica della meravigliosa città fluttuante di Salem: un luogo miticizzato e oggetto di desiderio di chi vive tra i rottami. Se Salem viene vista come un paradiso, la Città Discarica è un vero e proprio inferno, dove la delinquenza avvelena le strade e sopravvivere è l’unica cosa che conta. La giovane Alita scoprirà a sue spese quanto questo mondo possa essere crudele.
L’angelo della battaglia
Per quanto riguarda le scene d’azione, Kishiro è stato un vero maestro: il corpo elegante e sinuoso di Alita danza durante gli scontri, rendendo i combattimenti dinamici ed estremamente coreografici. Un vero e proprio angelo che sbaraglia ogni suo avversario in battaglia. L’azione è quindi un elemento cardine di un’opera che potrebbe fare da maestra a molti manga contemporanei.
La comparsa sul grande schermo
Nel 2019 uscì sui maxischermi “Alita: angelo della battaglia”, prodotto da James Cameron e diretto da Robert Rodriguez. In un primo momento Cameron fu designato per ricoprire il ruolo di regista, ma i numerosi impegni del canadese (tra cui Avatar), lo portarono a procrastinare per quasi un decennio sulla produzione del film. Nonostante la centralità di Cameron nello sviluppo del lungometraggio, la regia fu lasciata nelle mani di Robert Rodriguez attorno il 2015.
In una storia dove carne e bulloni si fondono non poteva non essere preponderante l’uso della CGI, che si sposa benissimo con i tanti corpi cibernetici che compaiono durante il film. I lettori del manga però non hanno apprezzato interamente il lavoro di Cameron, una delle critiche principali è legata all’aspetto di Alita: gli occhi grandi, che sono una peculiarità stilistica di molti mangaka, sono stati trasportati anche nel film, conferendo alla protagonista un aspetto inumano e indispettendo non poco i fan. Rodriguez si è però difeso affermando che la scelta di lasciare quegli occhi, così grandi ed espressivi, era volta a rendere Alita il più fedele possibile al manga.
Fonte articolo: immagine personale