Anglosassone: testimonianze della produzione in antico inglese

Anglosassone: testimonianze della produzione in antico inglese

Produzioni in anglosassone

Quando parliamo di produzione in anglosassone facciamo riferimento alle testimonianze scritte pervenuteci prima della conquista normanna della Britannia, odierna Gran Bretagna, cosa che facciamo coincidere con la decisiva Battaglia di Hastings del 1066. I Normanni, nonostante potessero vantare origini germaniche, erano di cultura francese, motivo per cui non conoscevano né avevano interesse per continuare la tradizione in antico inglese.

Gran parte delle testimonianze in anglosassone sono contenute in quattro manoscritti, tutti redatti tra il X-XI secolo e in dialetto “sassone occidentale. È ben noto che la produzione negli altri dialetti è andata ampiamente perduta in seguito alla penetrazione in territorio inglese dei Vichinghi nell’VIII secolo, fermata solo dai sovrani del Wessex.

Di quali manoscritti parliamo?

  • Manoscritto Junius XI, che si trova alla Bodleian Library di Oxford. All’interno di questo manoscritto sono contenuti i cosiddetti poemetti “caedmoniani”, motivo per il quale è associato alla sua figura. In una lunga tradizione di poemi anonimi, il monaco Caedmon (VII d.C.) è il primo poeta di cui è stato tramandato il nome. Lo storico Beda,  importante fonte per la storia antica inglese, nell’opera “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum” fornisce varie informazioni sulla sua persona e sulla sua vocazione poetica “miracolosa”. Beda ci informa che Caedmon non riusciva a poetare, ma che in seguito alla venuta di Dio in un suo sogno, in cui gli chiedeva di cantare per lui, egli abbia composto il famoso “Inno a Dio Creatore”, riportato nell’opera dello storico. Esso costituisce uno dei testi più antichi in anglosassone.
    Come è lecito immaginare, i contenuti del poeta sono ispirati a temi religiosi, riprendendo principalmente i racconti dell’Antico Testamento; questo è ciò che ci dice Beda. 

  • Manoscritto di Vercelli, il Vercelli Book 107 (anche chiamato  “Codex Vercellensis”), ubicato presso la Biblioteca Capitolare di Vercelli, in Piemonte. Scritto indubbiamente in Inghilterra, è giunto a Vercelli per motivi ancora poco chiari, si pensa come dono a seguito di un pellegrinaggio che avrebbe portato a Roma. Gran parte dei componimenti è costituita da omelie in prosa, la produzione letteraria del tempo è molto legata tanto al carattere dottrinale quanto omiletico. Se il Junius XI è associato alla figura di Caedmon, il Vercelli Book è riconducibile al poeta Cynewulf, della cui biografia non possediamo dati certi, ma di cui possiamo vantare una cospicua produzione poetica. Due dei sei poemi in anglosassone presenti nel manoscritto, “Elena” e “Il Fato degli Apostoli”, recano la sua firma. Una firma anomala, in runico e posta sottoforma di anagramma all’interno delle sue opere.

  • Exeter Book 3501 (Codex Exoniensis), conservato nella Cattedrale di Exeter, nella contea di Devon. Si tratta di un grande codice miscellaneo di poesia anglosassone, ovvero, dal contenuto e dalla forma molto vari: poemi religiosi, poemetti più brevi, e una serie di indovinelli (riddles), genere testuale molto in voga nel Medioevo, erano usati a scopo didattico. Sono presenti anche altri due poemi di Cynewulf: “Cristo” e “Giuliana”.

  • Manoscritto Cotton Vitellius A XV, contenuto al British Museum di Londra. Probabilmente il più famoso perché contiene il manoscritto del Beuwulf, esempio massimo della poesia eroico pagana (non di carattere religioso) di tradizione germanica. Sono presenti anche brani in prosa e un frammento in versi dell’episodio biblico di “Giuditta”

Che caratteristiche ha il verso anglosassone?

Abbiamo parlato di tradizione poetica, ma il verso della poesia anglosassone ben si discosta da quello a cui la tradizione italiana, e quindi romanza, fa riferimento. 
Si tratta del cosiddetto “verso lungo allitterante”. Un verso lungo composto da due emistichi o semiversi, separati da una cesura e uniti dall’allitterazione. L’allitterazione germanica consiste nell’identità di suono consonantico o vocalico (nel caso delle vocali poteva essere qualsiasi vocale) all’inizio di tre parole presenti nel verso. Per quanto riguarda il ritmo, c’è un’alternanza tra tempi forti e tempi deboli: due sillabe toniche e due atone, o debolmente accentate. 

Fonte foto: Freepik

A proposito di Diana Natalie Nicole

Studentessa di Letterature Comparate, sostengo la continuità tra filosofia e letteratura, con qualche benigna interferenza di linguistica, arte e cultura.

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