Antisemitismo: origini, storia e significato di un odio antico

Che cosa si intende con il termine antisemitismo?

Antisemitismo: origini, storia e significato di un odio antico

Sfogliando le pagine dei libri di storia, in particolare quelle dedicate al periodo compreso tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, ci si imbatte frequentemente in espressioni come “odio razziale”, “paura o odio verso gli ebrei” o, più precisamente, “antisemitismo”. Questo termine, carico di un’oscura e tragica storia, non è purtroppo relegato al passato, ma continua a essere utilizzato anche ai giorni nostri. Ma cosa si intende esattamente per antisemitismo? E quali sono le radici di questo fenomeno? In questo articolo cercheremo di delineare le origini, lo sviluppo e le diverse forme di antisemitismo nel corso dei secoli, analizzando gli eventi e i contesti storici che hanno contribuito alla diffusione di questo pericoloso pregiudizio.

Cos’è l’antisemitismo? Definizione e primi utilizzi del termine

Il termine antisemitismo è usato per indicare l’avversione, l’odio e la lotta contro gli ebrei e, più in generale, contro tutto ciò che è ebraico. È un fenomeno complesso, che ha assunto diverse forme nel corso della storia e che si è manifestato in vari contesti culturali e sociali.

La definizione di antisemitismo secondo l’Enciclopedia Treccani

Secondo l’Enciclopedia Italiana Treccani, col termine antisemitismo s’intende: “l’avversione e la lotta contro gli ebrei”. Una definizione chiara e diretta, che sintetizza l’essenza di questo fenomeno.

Wilhelm Marr e la coniazione del termine “antisemitismo” nel 1879

Sebbene il termine antisemitismo sia stato coniato per la prima volta nel 1879 dal nazionalista tedesco Wilhelm Marr, l’atteggiamento di tipo antisemita è ben più antico di questa data. L’odio e la discriminazione nei confronti degli ebrei hanno radici profonde, che affondano nei secoli passati.

Le radici dell’antisemitismo: religioso, culturale e razziale

L’antisemitismo non si presenta come un fenomeno monolitico, ma si articola in diverse forme, che si sono intrecciate e sovrapposte nel corso del tempo. Si possono individuare radici di carattere religioso, culturale e razziale.

Antigiudaismo religioso: le accuse di deicidio e l’ostilità cristiana

L’antisemitismo religioso, o per meglio dire l’antigiudaismo, ha radici già nei primi secoli del Cristianesimo. Gli Ebrei venivano identificati come deicidi, ovvero come il popolo responsabile della morte di Gesù Cristo. Questa accusa, infondata e strumentale, andò man mano intensificandosi dopo i Concili Lateranensi, alimentando un clima di ostilità nei confronti delle comunità ebraiche.

Antiebraismo nel Medioevo: pregiudizi socio-economici e l’accusa di usura

Nel Medioevo, all’ostilità religiosa si aggiunsero pregiudizi di stampo socio-economico. Gli Ebrei sono stati accusati di elitarismo religioso per il fatto di prevedere il diritto a partecipare al culto ebraico in base alla linea di sangue. Inoltre, vennero accusati di corporativismo, poiché non era loro volontà quella di vivere in quartieri separati dal resto della popolazione del tempo, bensì un’imposizione di legge. Poiché ai cristiani era vietato praticare il prestito a denaro, considerato usura, questa attività divenne una delle poche professioni accessibili agli ebrei. Ciò alimentò ulteriormente l’ostilità nei loro confronti, accusati ingiustamente di arricchirsi alle spalle dei cristiani. Tutto ciò dimostra come già dagli inizi, l’antisemitismo religioso e culturale fosse sostenuto da infondati pregiudizi.

L’antisemitismo moderno: dall’Ottocento al nazismo

L’antisemitismo si intensificò nell’Ottocento, innestandosi su tale patrimonio secolare di odi religiosi e sociali. Il contesto storico e sociale dell’epoca, caratterizzato da forti tensioni e rapidi cambiamenti, favorì la diffusione di ideologie nazionaliste e razziste.

I pogrom in Russia e nell’Europa orientale: violenze antisemite

In Russia, in Polonia e nella penisola balcanica, la persecuzione antiebraica diede luogo a clamorosi episodi di violenza, noti come pogrom. Queste azioni violente e sanguinose, spesso tollerate o addirittura incoraggiate dalle autorità, provocarono la morte e la distruzione di numerose comunità ebraiche.

Cosa ci insegna la Shoah: storia e consapevolezza

L’Affaire Dreyfus in Francia: un caso di antisemitismo di stato

In Occidente, il crescente nazionalismo, che si espandeva tra le masse popolari, fornì terreno fertile per la diffusione dell’antisemitismo. In Francia, esso divenne un escamotage politico per rovesciare la Terza Repubblica. Emblematica è la vicenda dell’“Affare Dreyfus”, uno degli errori giudiziari più eclatanti della storia francese del tempo, che vide un ufficiale ebreo, Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento e condannato sulla base di prove false, in un clima di forte antisemitismo.

L’antisemitismo nella Germania nazista e l’ideologia di Hitler

In Germania l’antisemitismo fu, in sostanza, un diversivo alla lotta di classe, e trovò la sua massima e più tragica espressione durante il nazionalsocialismo. Adolf Hitler, nel suo libro Mein Kampf, accusò apertamente gli Ebrei di essere responsabili della sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale e di costituire un’internazionale di capitalisti e di sfruttatori tendente al dominio del mondo. Queste accuse, prive di qualsiasi fondamento, si basavano anche sui Protocolli dei Savi Anziani di Sion, un documento falso, smascherato come tale già nel 1921, che descriveva un presunto piano ebraico per la conquista del mondo.

Le leggi di Norimberga e la persecuzione degli ebrei

Con le leggi di Norimberga del 1935 gli Ebrei furono allontanati dalla vita pubblica, e divennero oggetto di persecuzioni sistematiche e di un piano di sterminio freddamente e razionalmente attuato nel corso della guerra mediante i campi di sterminio come Auschwitz, Buchenwald, Belsen e altri. Il genocidio di cui la Germania nazista e tutti i suoi alleati sono responsabili porta il nome di “Olocausto” o Shoah.

L’antisemitismo in Italia: dal fascismo alle leggi razziali

L’antisemitismo dell’Italia fascista incomincia ufficialmente il 14 luglio 1938 con la pubblicazione del Manifesto della razza, due mesi dopo la visita di Hitler in Italia, avvenuta dal 3 al 9 maggio dello stesso anno. Il Manifesto, redatto quasi interamente da Mussolini, fu sottoscritto da un gruppo di scienziati e studiosi. L’antisemitismo italiano, al contrario di quello tedesco (basato su pregiudizi razziali, biologici e sessuali), aveva una forte componente religiosa e spirituale: tendeva, almeno nelle intenzioni iniziali di alcuni dei suoi fautori (tra cui diversi religiosi cattolici), a discriminare principalmente gli ebrei non convertiti. Lo stesso Mussolini, nel settembre 1938, affermò esplicitamente che “gli ebrei che hanno indiscutibili titoli di benemerenze militari e civili troveranno la giusta comprensione del Regime”. Questo voler marcare una differenza rispetto all’ondata antisemita “biologica” europea, era probabilmente dovuto, tra le altre cose, al tentativo di rassicurare quella parte degli ebrei italiani (soprattutto tra le classi più benestanti) che fino ad allora avevano appoggiato prima il movimento fascista e poi la dittatura. Le leggi razziali fasciste del 1938, comunque, rappresentarono un tragico punto di non ritorno, aprendo la strada alla discriminazione e alla persecuzione degli ebrei anche in Italia.

Antisionismo e antisemitismo: la nascita dello Stato di Israele

La nascita dello Stato di Israele nel 1948 ha determinato il diffondersi di un ampio movimento antisionista, all’interno del quale sono comparsi anche elementi di antisemitismo. L’antisionismo, ovvero l’opposizione al sionismo (il movimento politico che ha portato alla creazione dello Stato di Israele), in alcuni casi, si intreccia con sentimenti antiebraici, riproponendo vecchi stereotipi e pregiudizi.

La lotta contro l’antisemitismo: dalla Nostra aetate all’IHRA

Per quanto riguarda l’antica ostilità del cristianesimo nei confronti degli Ebrei, una revisione di questo atteggiamento è stata iniziata in particolar modo all’interno della Chiesa cattolica negli anni precedenti il Concilio Vaticano II.

La Chiesa cattolica e la revisione dell’antico antigiudaismo

La dichiarazione conciliare Nostra aetate del 1965, rappresenta un punto di svolta nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo. In questo documento, la Chiesa ha condannato ogni forma di antigiudaismo, riconoscendo le radici ebraiche del cristianesimo e affermando che gli ebrei non possono essere ritenuti collettivamente responsabili della morte di Gesù. Sviluppi e applicazioni di questo documento si ritrovano in successivi documenti vaticani (1974 e 1985). Di rilevante significato è stata anche la visita di Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma nel 1986.

La definizione di antisemitismo dell’IHRA e l’adozione in Italia

Più di recente, il 17 gennaio 2020, il Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana ha adottato ufficialmente solo una delle definizioni di antisemitismo contenute nel documento dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) con lo scopo di affermare la necessità della lotta ad ogni forma di discriminazione. La definizione dell’IHRA sull’antisemitismo adottata parzialmente ora anche in Italia, recitaː «L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto». Un passo importante per contrastare il pericoloso riemergere di questo antico odio nel mondo contemporaneo.

Fonte immagine: Pixaby

 

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A proposito di Anna De Simone

Sono una studentessa di lingua e letteratura inglese presso l'Università "L'Orientale" di Napoli. Scrivo poesie per passione, copywriter freelance nel tempo libero e credo nella potenza delle parole come strumento in grado di sovvertire le leggi del mondo. Il mio mantra: "find your happiness in little things".

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