Anton Wilhelm Amo, filosofo africano dell’Illuminismo tedesco

Anton Wilhelm Amo, filosofo africano dell'Illuminismo tedesco

L’ Illuminismo tedesco (e non solo) ebbe fra le sue figure di spicco il filosofo Anton Wilhelm Amo.

Tuttavia, se Google non gli avesse dedicato un Doodle, Amo avrebbe continuato ad essere per i più uno sconosciuto. Proprio attraverso Internet è stato possibile scoprire questo filosofo, il quale fu autore di diverse opere e conosceva sei lingue.

Perché Anton Wilhelm Amo è una figura così importante? In cosa consiste la sua singolarità?

Fu il primo africano ad avere la possibilità di studiare in un’università europea e il primo africano a conseguire un titolo universitario in Europa.

Amo è inoltre considerato un pioniere dell’abolizione della schiavitù, per cui la sua opera risulta essere molto importante anche nella nostra epoca in materia di post-colonialismo, nonché ci permette di avere un’idea della posizione dei suoi contemporanei in quanto all’Africa.

La vita e la carriera 

Amo era uno Nzema: nacque nella regione di Axim, in Ghana; all’età di quattro anni giunse ad Amsterdam: si sostiene, da una parte, che fu catturato e reso schiavo, dall’altra che fu portato ad Amsterdam da un predicatore che aveva svolto la sua missione in Ghana. Fatto sta che, una volta giunto nella capitale olandese, fu dato in regalo ad Anton “Wilhelm di Brunswick” Luneburgo, che lo portò con sé al palazzo di Wolfenbüttel, dove Amo fu battezzato e dove, da allora in poi, visse. Grazie al duca poté studiare all’università di Halle e di Wittenberg; i suoi studi riguardarono la logica, la metafisica, l’astronomia, la storia, la teologia, la politica e la medicina, fra le altre cose. Oltre al tedesco, conosceva altre lingue: inglese, francese, olandese, latino, greco.   

Nella sua tesi di dottorato, si dichiarò contro il dualismo di Cartesio e a favore del materialismo, nelle sue opere esaminò e criticò i difetti della sua epoca, come il dogmatismo e il pregiudizio.

Dopo la morte del suo protettore, Amo fu obiettivo di una campagna portata avanti da coloro che si dichiaravano contrari alla secolarizzazione dell’istruzione e ai diritti degli africani in Europa, per cui decise di tornare nella sua terra natale, dove morì (probabilmente nel 1759).

Il suo impegno a favore degli africani in Europa è evidente già a partire dalla sua opera De jure maurorum in Europa, nella quale critica la situazione di miseria in cui versavano gli africani che vivevano nelle varie corti europee e che non godevano di nessun diritto, essendo visti come dei regali donati ai principi e sovrani. Come filosofo, Amo dovette confrontarsi con le questioni della schiavitù e del razzismo, entrambi espressione dei paradossi insiti nell’Illuminismo, dato che la tratta degli schiavi era contraria ai diritti umani, allo spirito e ai valori propugnati dalla Aufklärung.

Il pensiero rivoluzionario

Dal punto di vista più strettamente filosofico, diversi aspetti dell’opera di Amo rivelano l’importanza di tale opera nel contesto dell’Illuminismo tedesco, a partire dal concetto didisputare”, che per Amo è un’arte che permette di difendere la verità.  

Nella sua opera sono presenti degli aspetti che potrebbero essere definiti interculturali: grande è l’interesse mostrato dagli intellettuali nei confronti della sua opera. In Africa, tale interesse è relativamente recente, probabilmente ciò ha a che fare con gli effetti e le conseguenze del colonialismo. La singolarità di Amo risiede principalmente nel suo essere stato un filosofo isolato e, comunque, in Africa si vede in lui un esempio da seguire in campo filosofico.

In quanto alle sue origini, non si considerava né europeo, né africano, ma una persona tra tante altre, un rappresentante dell’umanità e, anche per questo, la sua filosofia è considerata universale.

Inoltre, per le sue idee e il suo pensiero, Amo si può considerare come un precursore del movimento della Négritude e  del panafricanismo, poiché 200 anni prima della nascita di questi movimenti culturali,  denunciò la situazione che vivevano molti africani nelle corti europee. Amo postulò, come il movimento della Négritude, la questione dell’ essere negro”  in un mondo dominato dai bianchi; allo stesso tempo, lottò perché ci fosse una presa di coscienza da parte degli africani, in quanto a tale questione.

Purtroppo, spesso, in Germania l’interesse nei confronti dell’opera di Amo risulta marginale, il suo nome non compare nei libri dedicati alla filosofia, un fatto, questo, che con molta probabilità dipende dalla prospettiva eurocentrica che caratterizza opere e pensiero in generale.

Tuttavia, la storia e l’opera di Amo costituiscono un elemento fondamentale per comprendere meglio l’importanza della filosofia africana nella storia del pensiero universale e del discorso filosofico, che non possono essere considerati solo dalla prospettiva europea.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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