I racconti mitologici hanno molto da insegnarci, soprattutto una lezione fondamentale: mai spiare una dea nuda, altrimenti saranno guai. Lo sa bene Atteone, il protagonista del mito che stiamo per raccontarvi.
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Chi era Atteone?
Atteone era figlio di Aristeo, discendente di Apollo, e di Autonoe, una diretta discendente di Ares e Afrodite. Fu allevato da Chirone, il saggio centauro maestro di eroi come Achille, che lo educò alle nobili tecniche di caccia.
Il mito di Atteone e Artemide
La versione più celebre del mito, narrata da Ovidio nelle sue *Metamorfosi*, racconta che un giorno il giovane era impegnato in una battuta di caccia nella selva Gargafia. A un certo punto si avvicinò a una fonte dove Artemide, dea della caccia e della verginità, stava facendo il bagno nuda insieme alle sue ninfe. Quando la dea si accorse di essere spiata, si infuriò con Atteone e per punirlo gli gettò addosso dell’acqua, trasformandolo in un cervo.
Il cacciatore si accorse della metamorfosi solo dopo essersi specchiato in una fonte e subito iniziò a fuggire, capendo di essere inseguito da una muta di cinquanta cani. Questi lo raggiunsero e lo sbranarono. Ironia della sorte, quelli erano proprio i suoi cani da caccia, i quali, ignari, cercarono invano il loro padrone, ululando nella selva per la disperazione. Si narra che a Chirone si strinse il cuore davanti a quella scena e costruì un simulacro in memoria di Atteone, così da placare la loro sofferenza.
Le diverse versioni del mito
Esistono altre versioni del mito che attribuiscono la punizione di Atteone a motivi differenti, legati principalmente al concetto di hybris, la superbia umana che sfida gli dei.
Causa della punizione | Versione del mito |
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Superbia nella caccia | Atteone affermava di essere un cacciatore superiore ad Artemide. La dea lo punì per la sua arroganza gettandogli addosso una pelle di cervo, facendolo divorare dai suoi stessi cani. |
Rivalità amorosa | In un’altra variante, Atteone si invaghisce di Semele, l’amante di Zeus e madre di Dioniso. Fu Zeus stesso a punirlo con la morte per mano dei suoi cani. |
L’interpretazione secondo Giordano Bruno
Come succede per gran parte dei miti, anche quello di Atteone è stato interpretato da artisti e intellettuali. Basti pensare alla Fontana di Diana e Atteone nella Reggia di Caserta. Anche il filosofo Giordano Bruno ne offrì una sua visione all’interno de *Gli eroici furori* (o De gli eroici furori), dialogo filosofico del 1585.
Secondo il frate domenicano, il mito di Atteone è una chiara manifestazione dell’“amore eroico”: l’amore che l’uomo prova per la natura e con la quale finisce per identificarsi. Atteone qui è il simbolo dell’“intelletto”, della sapienza umana che, accompagnata dai suoi desideri (i cani, che Bruno identifica con i “veltri” del pensiero), si addentra nella “selva” dei dubbi a difesa della “bellezza divina”, la manifestazione di Dio e della verità assoluta, qui rappresentata da Artemide.
Atteone diventa così il simbolo di tutti quegli uomini che hanno deciso di intraprendere un cammino aspro e faticoso, pur di trovarsi dinanzi alla verità. E, proprio come lo sfortunato cacciatore, anche Giordano Bruno fu sbranato dai suoi di “cani”: gli inquisitori che nel 1600 lo condannarono al rogo in Campo de’ Fiori a Roma.
Immagine di copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 11/09/2025