La città perduta di Atlantide è realmente esistita?

La città perduta di Atlantide è realmente esistita?

Da sempre presente nell’immaginario collettivo, protagonista di miti e leggende, impossibile che almeno una volta nella vita non si sia sentito parlare della città perduta di Atlantide.

Quello che, spesso, si sconosce è che l’origine della diffusione della storia di Atlantide si deve al filosofo greco Platone che ne parlò per la prima volta in due suoi dialoghi: il Timeo e il Crizia scritti nel 330 a. C. circa. Egli situava l’isola-continente oltre le Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo allora conosciuto.

Il fondamento dell’esistenza della città perduta di Atlantide è, tuttavia, pur sempre riconducibile alla mitologia. Di fatto, in un’epoca caratterizzata dalla presenza costante degli dèi nella vita degli uomini, la terra fu divisa e a ciascun Dio fu assegnata una porzione. Atlantide toccò a Poseidone il quale si innamorò di una fanciulla che ne abitava la pianura generando con lei cinque coppie di gemelli. L’isola fu divisa in dieci regioni ciascuna della quali governata da uno dei figli di Poseidone. Al maggiore, Atlante, fu data in dono la regione della pianura dove si erano conosciuti i genitori, la regione, senza dubbio, più grande e rigogliosa. Col passare dei secoli, andò sempre più scemando ciò che di divino c’era nella natura di quei re che, ben presto, iniziarono ad emulare sempre più gli uomini nei loro atteggiamenti egoistici, nelle loro passioni e nella loro avidità e sete di potere. Fu così che Atlantide, bramosa di conquista, tentò di invadere la città di Atene incendiando l’ira di Zeus. La punizione di Zeus fu esemplare: in sole 24 ore, scatenò terremoti e tsunami che si abbatterono sull’isola-continente facendone sprofondare i suoi territori. Ciò che restò fu una vastità di acqua resa, tra l’altro, impraticabile a causa del fango e dei numerosi detriti.

L’idea che Atlantide sia una civiltà effettivamente esistita ha da sempre affascinato sognatori e viaggiatori di tutte le epoche e continua a farlo ancora oggi inducendoli a ricerche continue nell’Oceano Atlantico nella speranza di rinvenire resti e reperti archeologici mai visti prima.

Nello specifico, fu lo scrittore, Ignatius Donnelly a far si che nel 1881 tornasse in voga la storia della città perduta di Atlantide. Lo scrittore riteneva, addirittura, che molte delle conquiste umane (come ad esempio la metallurgia, l’agricoltura, la religione ed il linguaggio) fossero figlie proprio della civiltà perduta, spesso idealizzata e concepita come una società avanzata dove regnava la saggezza e il progresso.

Negli anni, sono state numerose le ipotesi formulate riguardo la reale ubicazione della città perduta di Atlantide, soluzioni disparate tra loro tra le quali è molto gettonata l’ipotesi che essa corrisponda all’Isola di Bimini alle Bahamas. Nell’arcipelago, di fatto, qualche anno fa sono state rivenute sul fondale del Mar dei Caraibi delle pietre bianche che, nonostante l’erosione dovuta al tempo, risultano essere talmente perfette da non corrispondere a nulla di esistente in natura e da rendere impossibile l’idea che esse siano frutto della mano dell’uomo. Le suddette pietre, sul fondale, sembrerebbero costituire una vera e propria strada, chissà che non si tratti di una strada qualunque, ma, piuttosto, di qualcosa che da sempre ha affascinato l’uomo. L’enigma è ancora aperto ed altre proposte sono state avanzate, non resta che attendere ed affidarsi alla tenacia del genere umano.

 

Fonte immagine: Pixabay

Print Friendly, PDF & Email

A proposito di Mangiacapre Giulia

Sono Mangiacapre Giulia, ho 23 anni e sono laureata in Lingue, letterature e culture moderne europee presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II". Attualmente sono laureanda presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale".

Vedi tutti gli articoli di Mangiacapre Giulia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *