La magia rinascimentale, 3 grandi maghi del Rinascimento

La magia rinascimentale, 3 grandi "maghi" realmente esistiti

Cos’era la magia rinascimentale ? 

La magia rinascimentale fu una corrente di pensiero alimentata dalle tradizioni magiche e filosofiche dell’antichità e dalla commistione di elementi cristiani e pagani. Le pratiche riguardanti le arti magiche nel Rinascimento riguardavano essenzialmente tre tipi di magia: naturale, matematica e teologica. Queste tre diverse ramificazioni servivano a studiare e interpretare le diverse emanazioni del cosmo fisico, celeste e intellegibile.
L’arte magica si basava sul dominio e sulla capacità di sfruttare le forze emanate dal cosmo, spesso attraverso l’utilizzo di talismani, oggetti magici e divinatori, erbe, sostanze e rituali di invocazione.
La magia rinascimentale fu l’espressione di una rinnovata ricerca culturale spinta dal desiderio di acquisire una conoscenza più vasta e profonda del mondo e dell’universo attraverso un processo di auto-perfezionamento e di purificazione, della mente e dell’animo. 

Magia Naturalis 

Il termine “Magia Naturalis” che compare in questi anni, assume l’accezione di arte pratica riguardante le filosofie naturali, intesa come la conoscenza della struttura dell’universo. Una sorta di sapere che sottende all’azione pratica e che permette al mago di operare nel mondo.
Il termine, inoltre, sottolinea l’aspetto benefico e qualitativa della magia rinascimentale, infatti come afferma Ficino, essa non riguarda l’invocazione di demoni, ma sfrutta semplicemente le cose inaccessibili ai nostri sensi, cercando di entrare in contatto con le virtù occulte del mondo. Nonostante questa dichiarazione di intenti, la quale cerca di rompere in un certo senso con la tradizione magica precedente, essenzialmente la magia rinascimentale contiene dentro di sé aspetti della magia e dell’astrologia medievale, alcuni anche tacciati come negromantici

La magia rinascimentale: la vita e le opere di 3 grandi maghi del Rinascimento

Marsilio Ficino 

Il filosofo toscano articola la sua idea di magia secondo tre diverse prospettive; medicina, filosofia e teologia, cercando attraverso di esse di individuare i fondamenti teorici della magia, indicarne i benefici e gli aspetti terapeutici e infine dimostrarne la validità morale. L’opera di Ficino non si limitò alla sola produzione originale di testi, ma di fondamentale importanza, fu anche tutto il lavoro di traduzione e commento di grandi autori greci, i quali funsero da punto di partenza e da base per tutto il suo apparto teorico, il quale presenta degli echi di platonismo, neoplatonismo ed ermetismo.

Il De Vita: un testo medico-filosofico

Il suo testo più conosciuto è senza dubbio il De Vita, con il quale il Ficino intende indicare a chi svolge un lavoro “saturnino”, a Saturno sono collegate le attività intellettuali e malinconiche, come prendersi cura della propria salute. I consigli sono principalmente di ordine diegetico-igienico, al fine di prevenire le malattie degli intellettuali, riguardanti soprattutto l’ansia e la depressione. L’opera di Ficino, mostra come il filosofo concepisca il mondo come una grande sostanza organica, in cui vige il principio dell’influenza reciproca, e tutte le azioni consigliate mirano a riequilibrare il ritmo naturale delle cose e rendere il vivere quotidiano più armonioso. A tale scopo bisogna fare attenzione all’aria che si respira, deve essere sempre pulita e salubre, bisogna fare lunghe passeggiate, bisogna fare attenzione persino ai colori che si vestono, mangiare bene e riposare altrettanto. Di uguale efficacia sono massaggi e farmaci, preparati con foglie d’oro cotte nel vino insieme allo zucchero e altre erbe. L’universo secondo Ficino, in maniera estremamente affascinante, è ordinato secondo una serie di influenze verticali, dagli astri al mondo delle singole cose, che si influenzano l’un l’altra in maniera orizzontale. Un’idea che rielabora secondo i principi della magia naturalis la concezione dell’Anima Mundi, una forza spirituale che pervade ugualmente il mondo celeste e quello terrestre, legando inesorabilmente tra loro le due sfere.

Pico della Mirandola 

Pur ritenendo la magia naturalis qualcosa di lecito, Pico della Mirandola si distacca dalla concezione e dall’azione dei maghi moderni, introducendo al suo interno un upgrade esotico, la Cabala cristiana. Secondo la Cabala, la concezione di Dio è divisa in dieci nomi, detti sefirot, che formano insieme l’unico grande nome di Dio.

“La magia è voce di Dio”

L’elemento magico nella concezione cabalistica riguarda il potere della lingua ebraica e la sua facoltà creativa. L’inserimento di elementi cabalistici della cultura ebraica e cristiana legittima in un certo senso la magia rinascimentale, che diviene qualcosa di derivazione divina, giustificata dalla natura di Dio stesso. La lingua della Cabala altro non è quindi che la lingua della creazione, e imparando questa, l’uomo può addentrarsi nei meandri del creato, conoscerlo, agire e vivere secondo un’armonia superiore, che unisce i pianeti, le sefirot e le articolazioni della psiche umana. 

Cornelio Agrippa

Per anni ritenuto una figura oscura, per colpa soprattutto di una fitta schiera di oppositori, ma anche a causa di una serie di leggende romanzesche, alimentate dalle voci popolari. Si diceva addirittura fosse solito girare accompagnato da un cane nero demoniaco e adornato di figure negromantiche. Agrippa di Nettesheim in realtà rappresenta la figura del mago rinascimentale per eccellenza, esperto i tutti i campi del sapere.
Il “principe dei maghi” fin da giovanissimo mostrò un acume e una brillantezza fuori dal comune, conoscitore della filosofia, della medicina e della magia. Proprio al suo lavoro si deve una delle massime teorizzazione della tripartizione del sapere magico rinascimentale, come detto già nell’introduzione all’articolo, separato nel campo celeste, elementale e religioso (chiamato da Agrippa cerimoniale). Per il filosofo di Colonia l’unica creatura in grado di poter addentrarsi nella conoscenza di tali arti era senz’altro l’uomo, a metà tra i tre mondi, capace con le sue facoltà intellettuali di poter comprendere questi diversi piani della realtà. 

Il De occulta philosophia: un manuale introduttivo di magia arcaica

L’opera più importante di Agrippa, iniziata quando aveva solo vent’anni, è indubbiamente il De occulta philosophia, una summa teologica di tutte le conoscenze magiche arcaiche. Un vero e proprio testo iniziatico, dedicato a tutti coloro i quali hanno intenzione di comprendere di più sulla natura della magia. L’opera oltre a contenere tutte le forme possibili di divinazione, elenca anche tutte le pratiche magiche e gli eventi della cultura umana riguardanti tali pratiche, vi sono per esempio elencate le trasformazioni della maga Circe, o anche le parole con le quali Medea era solita calmare i temporali. 

La forma più alta: la magia cerimoniale

Anche la ricerca agrippina può essere accomunata a quella di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, soprattutto nel suo intento di trovare una magia lecita, che si accordi con la religione cristiana, e che da quest’ultima venga accresciuta. La forma più alta di magia per Agrippa è infatti quella cerimoniale, ossia legata al culto religioso, una forma di conoscenza suprema, che comprende quella elementale e celeste, entrambe arricchite dalla potenza di intelligenze superiori.
La vera magia cerimoniale, quella più pura, ci dice Agrippa, è quella dei miracoli, ossia quella che avviene per volere diretto di chi la esercita. Non essendo gli uomini giunti a un tale grado di perfezione, essi hanno bisogno della mediazione creature celesti, gli angeli, menzionati dal tedesco secondo le gerarchie angeliche dello pseudo Dionigi. Agrippa codifica una serie di riti fisico-cosmologici, attraverso i quali per esempio è possibile curare le febbri, la paralisi, l’idroplasia o la gotta, o ancora grazia anche all’uso di talismani si può suscitare l’amore, l’odio, la simpatia e l’antipatia in una persona. 

Nonostante l’uomo non sia una creatura dal grado di perfezione tale da poter operare autonomamente, egli può comunque utilizzare il verbo divino, la parola di Dio, in quanto possiede una dignità intellettuale celeste, emanazione di quella del Creatore stesso.

“Grande miracolo, o Asclepio,  è l’uomo” (Ermete Trismegisto)

Fonte Immagine di Copertina: Wikipedia 

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

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