Campania Romana: il MANN mai stato così grande

Campania Romana: il MANN mai stato così grande

Alla presenza del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, riapre al MANN la collezione “Campania Romana”, sezione nell’ala occidentale del Museo chiusa da più di cinquant’anni. 

MANN – il tuo Museo mai stato così grande: ripete così il logo prescelto per l’evento epocale che segna per il MANN l’inizio del periodo pasquale. Appena prima di inaugurare il 5 aprile una mostra attesissima su Pablo Picasso che andrà a completare l’offerta culturale proposta per le ferie di Pasqua da tutto-esaurito nella città di Napoli, apre lunedì 3 aprile la sezione “Campania Romana”, finalmente fruibile per il grande pubblico dopo cinquant’anni di chiusura per l’intera ala occidentale.

Un’area di duemila metri quadri rimasta tristemente inutilizzata nella sua magnificenza, se si esclude qualche fugace mostra temporanea che ne prendeva in prestito gli ambienti per un tot di pochi mesi, prima di finire nuovamente nel dimenticatoio. Campania Romana: Sculture e pitture da edifici pubblici – Statue, bronzi, affreschi, sarcofagi, iscrizioni: nella nuova sezione più di 200 opere molte delle quali del tutto inedite, poiché mai esposte prima d’ora. 

Sale imponenti che, con grandi colonne divisorie, volte decorate e spazi di inimmaginabile bellezza, rappresentano la cornice perfetta per ospitare “Campania Romana”, la sezionata destinata a diventare il fiore all’occhiello ulteriore del Museo Archeologico Nazionale

CAMPANIA ROMANA: il “fiore all’occhiello” del MANN

L’allestimento di “Campania Romana”, curato dalla professoressa Carmela Capalbio, docente di Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, intende ricostruire il milieu di rinvenimento dei vari manufatti che compongono la sezione che ne vanta il nome. Vengono presentati, in parecchi casi per la prima volta, non solo le sculture in marmo e in bronzo che catturano lo sguardo per la loro possenza, ma anche i rivestimenti parietali, le epigrafi, gli elementi architettonici e di arredo che decoravano gli edifici pubblici e i monumenti funerari di quella che a buon diritto può definirsi la “Campania Romana”, ovvero l’area geografica volta ad indicare l’unione di quelle che oggi sono due regioni distinte ma che nel periodo romano costituivano un unicum, data l’intensità e fecondità di rapporti con la Roma caput mundi

 

Il percorso espositivo di Campania Romana

 

Il primo segmento espositivo è dedicato all’area flegrea (Baia, Cuma e Pozzuoli) ed è introdotto da due testimoni eccelsi, ovvero dalle statue dei mirabili Dioscuri di Baia. Il percorso continua con i reperti del comparto vesuviano, incontrando anzitutto Pompei, con manufatti provenienti dall’area del Foro triangolare (tempio di Asclepio, Palestra sannitica e teatro) e del foro civile (tempio di Apollo, tempio di Venere, Basilica, Macellum, tempio della Fortuna e Capitolium). È poi la volta di Ercolano, a cui è riservato un focus ad hoc: vi si trova infatti una ricostruzione virtuale della celebre Quadriga per quanto riguarda l’area del teatro, mentre per quanto concerne l’Augusteum è stata riprodotta la collocazione originaria di affreschi e sculture, presentando per la prima volta al pubblico l’esatta sequenza delle decorazioni presenti nelle nicchie. Splendido l’approfondimento su Marco Nonio Balbo, con le statue in marmo bianco del grande patrono della città il cui volto è ancora oggi impresso nella volta del cunicolo in cui fu trovato. Quanto all’antica Stabiae, è presente in allestimento la replica dell’Afrodite Sosandra, messa a confronto con la scultura omonima proveniente da Baia. 

Imperdibili all’interno dell’ itinerario della mostra sono le sale dedicate all’Anfiteatro e al teatro di Santa Maria Capua Vetere, seguendo il principio tematico del cosiddetto Gabinetto delle Veneri ideato da Michele Arditi nei primi decenni del XIX secolo: è l’Amore a fare da fil rouge delle opere esposte: Afrodite, Amore, Ganimede, e altre rappresentazioni delle passioni di Zeus

A rappresentare l’odierno Lazio, l’Apollo in riposo da Formia, dalla piscina dedicata da Nerva nel 90 d.C., l’Infanzia di Dioniso da Gaeta, ovvero un cratere in marmo pentelico firmato dall’artista neoattico Salpion, risalente a metà I secolo a.C., per non parlare del colossale busto di Augusto in marmo bianco proveniente da Fondi, dove l’imperatore è raffigurato con fattezze giovanili fortemente idealizzate. 

Campania Romana: la conferenza-stampa nel giorno dell’inaugurazione 

 

Nell’Auditorium gremito del MANN, anch’esso di recente apertura grazie all’intraprendenza lungimirante del direttore Paolo Giulierini, si svolge la conferenza-stampa di presentazione della sezione “Campania Romana” lunedì 3 aprile alle ore 11. 

Sono presenti il direttore del MANN Paolo Giulierini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la docente di archeologia classica Carmela Capalbio, curatrice della sezione, e il direttore generale dei Musei ed ex docente della “Federico II” Massimo Osanna. Il primo a prendere la parola è chiaramente il “padrone di casa” Paolo Giulierini, al cui intervento segue un lungo scrosciante applauso notato e rimarcato dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che inizia il suo discorso. Un discorso da cittadino napoletano prima ancora che da ministro della cultura. Rievoca infatti le sue origini partenopee, le scuole a via Foria, la laurea in Giurisprudenza condita dalle riflessioni storiche di Benedetto Croce e filosofiche di Emil Michel Cioran e Mircea Eliade. Ma soprattutto rivendica la sua volontà di rendere Napoli protagonista del rilancio culturale italiano, a partire dal progetto avveniristico di puntare su Palazzo Fuga un futuro polo museale della città.

Così come il Louvre è dislocato in tre realtà – la più famosa a Parigi (dove tra l’altro aprirà il 7 giugno la mostra “Napoli a Parigi” in collaborazione con il Museo di Capodimonte), una a Lens, nel nord della Francia al confine con Belgio, e infine una distaccata a Abu Dahbi negli Emirati Arabi -, così si apre anche per Napoli la possibilità di aprire una sede ulteriore che ospiti le favolose opere ancora nei depositi inesauribili del MANN. L’idea del ministro Sangiuliano è quella di rendere il Real Albergo dei poveri una sorta di MANN numero-due, che accolga i “capolavori nascosti” che il Museo Archeologico può ancora vantare e che non trova spazi adeguati per poter mostrare. 

Balzato ultimamente agli onori delle cronache per esser stato scelto da aprile a settembre come “quartier generale” del nuovo film di Paolo Sorrentino dedicato alla sirena Partenope in fase di ideazione, nonché più volte oggetto di discussione per l’ipotesi di trasferimento della Biblioteca Nazionale afferente a Palazzo Reale, in sede di conferenza-stampa il ministro Sangiuliano rivela invece un piccolo “scoop”: di aver destinato 33 milioni di euro per fare di Palazzo Fuga il nuovo polo di ricerca e attività culturali della città di Napoli. 

Ho firmato un decreto che stanzia altri 33 milioni di euro per Palazzo Fuga. Risorse che si aggiungono ai 100 milioni che ci sono già per l’Albergo dei Poveri. A Palazzo Fuga ci sarà la Federico II con le scuole di specializzazione in ambito storico e archeologico e ci sarà il “MANN 2”, che potrà esporre collezioni che al momento sono solo nei depositi. Ci sarà una grande biblioteca che sarà uno spazio vitale per i giovani. Avrà sale con eventi multimediali e forse ci saranno anche i privati con la ristorazione o cose del genere […]. Il progetto per l’Albergo dei Poveri è tra le cose più importanti alle quali sto lavorando. Ho già firmato un protocollo tra Ministero della Cultura è Comune di Napoli e oggi insediamo a Palazzo San Giacomo il tavolo tecnico di esperti che dovrà seguire questo progetto”. 

A chi rinfaccia al ministro di riservare troppe attenzioni alla sua città natale, essendosi già recato più volte a Napoli nel giro di pochi mesi dal suo insediamento, Sangiuliano dice di voler rispondere con i fatti più che con le parole. “Io voglio essere un martello pneumatico per Napoli, e non mi fermerò finché non avrò ottenuto quello che ho in mente”. 

Un intento che rievoca quello dello stesso Paolo Giulierini, che, quando fu nominato direttore del MANN dall’allora ministro Dario Franceschini nel 2015 e ormai adesso in scadenza (secondo) mandato, affermò di voler ri-aprire il Museo Archeologico, avendolo ereditato chiuso a metà e, in un certo senso, estraneo a una gran parte dei cittadini napoletani che lo sentivano come “lontano” e distante dalla loro idea di Museo. 

C’è, mi sia consentito, il mantenimento della promessa di questa dirigenza che, all’arrivo, ha trovato un Museo in forte declino e chiuso per oltre la metà e che, nonostante tutto, ha affermato che l’intero Museo sarebbe stato riaperto, meglio e con più efficacia rispetto a prima. Noi abbiamo vinto il nostro campionato combattendo su tutti i fronti con passione, quella che ogni italiano esprime quando si tratta di difendere e far rialzare il nostro paese”. 

Una città da tutto esaurito nel pieno di una rinascita, quella di Napoli folcloristicamente inarrestabile anche in clima da scudetto, laddove la metafora del campionato non è poi casuale, così come la riapertura della Campania Romana seguita dalla mostra su Picasso nei giorni che precedono di un soffio l’incombente periodo pasquale. 

Fonte immagine per l’articolo “Campania Romana”: ufficio stampa

A proposito di Giulia Longo

Napolide di Napoli, Laurea in Filosofia "Federico II", PhD al "Søren Kierkegaard Research Centre" di Copenaghen. Traduttrice ed interprete danese/italiano. Amo scrivere e pensare (soprattutto in riva al mare); le mie passioni sono il cinema, l'arte e la filosofia. Abito tra Napoli e Copenaghen. Spazio dalla mafia alla poesia.

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