Salone del Libro di Torino: viaggio nella Napoli di Domenico Starnone

Salone del Libro di Torino: viaggio nella Napoli di Domenico Starnone

Salone del Libro di Torino: tanti ospiti italiani e internazionali. Il terzo giorno è stata la volta di Domenico Starnone, col suo nuovo libro “Vita mortale e immortale della bambina di Milano”

Il Salone del Libro di Torino 2021 è stato, senza mezzi termini, un successo.
La rassegna torinese si è chiusa con 150mila visitatori, superando di gran lunga i dati dell’ultima edizione, quella del 2019. Una girandola di inchiostro, volti, occhi e mani pronte a sfogliare libri all’unisono, sincronizzando il movimento delle dita. 

Dal 14 al 18 ottobre, tutte le persone presenti al Lingotto a Torino, hanno riscoperto la meraviglia e il piacere di scegliere un libro, pescandolo con cura dagli stand che si snodavano tra i padiglioni come tanti serpenti colorati.
Copertine bianche ed eleganti, edizioni rilegate e finemente intarsiate, pagine da tracciare con le dita e scoperte da fare, giorno dopo giorno: al Salone del Libro può capitare di innamorarsi a prima vista, come in un colpo di fulmine, di tante case editrici appena scoperte e affezionarsi immediatamente a nuovi stili e palette di colori.

Ma al Salone del Libro possono capitare anche tante altre cose, una più bella e strana dell’altra: è come se, per cinque giorni, vita reale e letteratura camminassero sullo stesso pavimento azzurrino. Al Salone del Libro è perfettamente normale che gli autori escano dai oro libri e si mettano in fila al bar per una brioche, è normale vagare tra gli stand e incappare in una diretta di Fahreneit con Loredana Lipperini che incontra Alessandro Barbero e Roberto Vecchioni, così come è normale mettersi in posa per una foto con Dodò dell’Albero Azzurro, vera e propria mascotte di questo Salone 2021.
Quello del Salone è un universo surreale e meraviglioso, in cui tutte le sensazioni sono amplificate e traboccano l’una nell’altra: infatti, quando si esce dal Lingotto si prova qualcosa di simile all’ubriachezza, e non solo per il fatto di aver percorso una media di quindici chilometri al giorno tra i vari padiglioni.

Quando la sbornia finisce, il capogiro rimane: ma quella del Salone non è una di quelle sbornie moleste che fanno dire «Da oggi in poi non bevo più!», ma più che altro è una piacevole ebbrezza che fa venire voglia di inebriarsi ancora e ancora.

Tanti ospiti al Salone del Libro 2021: nella giornata di sabato, Domenico Starnone porta un tocco di Napoli a Torino, insieme a Valeria Parrella

Parlare di ogni singolo incontro, evento o ospite del Salone sarebbe un’impresa ardua, perché ogni incontro ha racchiuso diverse gradazioni e tonalità. 
Anche sotto le Alpi, però, sabato pomeriggio, la grande letteratura napoletana contemporanea ha manifestato il suo tocco distintivo.
Domenico Starnone è comparso nella Sala Viola, insieme a Elena Stancanelli e alla scrittrice campana Valeria Parrella: insieme hanno modulato un racconto corale per raccontare la nuova opera di Starnone, “Vita mortale e immortale della bambina di Milano”.

Lo scrittore napoletano, Premio Strega nonché Maestro della letteratura italiana con la M maiuscola, ha lo sguardo placido di chi è abituato a costruire e disfare storie con la sapienza di un ragno tessitore. Nelle sue storie vive la Napoli degli affetti e delle nostalgie, la Napoli in cui la dimensione privata sanguina in quella collettiva: la Napoli dolente dei rimpianti, quella delle famiglie che sono tenute insieme da lacci o da fili sottili, la città che allunga il collo per toccare il cielo e poi stramazza nella polvere.
La Napoli di Starnone è stata raccontata, al Salone del Libro, dalle letture di Elena Stancanelli e dalla verve viscerale di Valeria Parrella, che ha fornito agli spettatori una bussola per orientarsi ancora meglio nella città narrativa e tentacolare dell’autore.

Il pubblico è letteralmente rapito dalla nuova storia di Domenico Starnone: subito compare davanti agli occhi una bambina che viene da lontano, forse “da Milano”, una bambina che balla una danza come di carillon.
E subito un bambino se ne innamora, guardandola da un angolo del palazzo: il bambino osserva la bambina di Milano e la sua osservazione amorosa è vegliata dallo sguardo amorevole della nonna, che lo aiuta in questa preziosa iniziazione sentimentale. La nonna è una figura totemica, quasi arcaica, che parla al nipote della fossa dei morti e scolpisce nella sua mente immagini che il bambino non dimenticherà mai; perché da piccoli si può essere qualsiasi cosa: esploratori, “caubboi”, divinità, protagonisti di miti.

La mitologia napoletana è tutta insita nel ramo familiare, nei cantucci dei palazzi e nelle storie delle vecchie generazioni, e Starnone questo lo racconta magistralmente.
L’autore ha parlato al pubblico del Salone di sua nonna, che era legata a lui con devozione e amore smisurato, poi ha parlato del rapporto tra lingua italiana e dialetto napoletano, di ricerca linguistica e di memoria. 
Molti sono stati i momenti di commozione, tra le letture di Stancanelli e le pennellate ironiche e emozionate di Parrella, che ha avvertito il pubblico torinese che il nuovo libro di Starnone “fa piangere”.
Alla fine dell’incontro, c’è stata quasi l’impressione che dietro le Alpi si aprisse un orizzonte diverso, un orizzonte impregnato di quei colori che solo il Sud letterario sa regalare.

Il Salone è stato un inno a tutte le storie e ai diversi modi di raccontarle: la cosa che ha emozionato di più è stata la grande affluenza di giovani e giovanissimi. 

Come se, dopo i tempi bui della pandemia, si sentisse il bisogno di un ricongiungimento proprio fisico e corporale col libro e tutto ciò che si muove nel sottobosco editoriale.
Il Salone del Libro di Torino 2021 è stata una sbornia meravigliosa:  può capirlo solo chi passa giorni e giorni a calpestarlo, a slogarsi le caviglie e devastarsi i piedi, soltanto per annusare e toccare con mano più copertine possibili, per stringere mani provenienti da tutta Italia e innamorarsi a ogni stand, come la prima volta.

Allora aspettiamo tutti la prossima sbornia: al prossimo calice,  tutti insieme.

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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