Impatto del calcio sul sociale. Dall’antichità ai giorni nostri.

L’impatto che il calcio ha oggi sul sociale affonda le sue radici nell’antica tradizione di giochi e competizioni che hanno sempre avuto il potere di unire o dividere le masse, spesso utilizzati dai governanti come strumento di distrazione dalle difficoltà quotidiane ma anche come mezzo di manipolazione politica. Nato nel XIX secolo in Inghilterra e diffusosi con una rapidità emblematica in qualsiasi angolo del mondo, il calcio continua ancora oggi a condividere con i giochi del Colosseo dell’antica Roma o le Olimpiadi in Grecia, la stessa essenza sospesa tra sport e distrazione di massa, tra competizione genuina e inganno.

Accenni storici dei “giochi”

Sin dall’antichità il popolo ha trovato svago e sfogo in competizioni pubbliche, spesso cruente, o in giochi: a Roma ad esempio i più popolari erano certamente i “ludi circenses” (corse dei carri), i “munera gladiatoria” (combattimenti tra gladiatori) e le “venationes” (cacce di animali selvatici). Spesso i governanti e successivamente l’imperatore stesso, utilizzavano questi eventi per trasformarli in vere e proprie feste, momenti sociali dedicati al grande pubblico come distrazione dalle pesanti difficoltà quotidiane, ma anche come dispositivo di manipolazione dell’opinione pubblica. Famosa è diventata la locuzione latina del poeta Giovenale, “Panem et circenses“, che sintetizzava le ambizioni della plebe, manovrata da chi governava per ottenere voti, organizzando distribuzioni di grano e feste popolari. In Grecia venivano organizzati ogni tipo di giochi, e a cadenza quadriennale vi erano i giochi Olimpici, esistenti ancora oggi nell’era contemporanea. Nel 1700 Ferdinando di Borbone governava il Regno di Napoli con la regola delle 3 F, “feste, farina e forca“, sostenendo che era tutto ciò che serviva per tenere buono il popolo.

Il calcio nasce in Inghilterra

Ma quello che avrebbe avuto un impatto impressionante sulle abitudini dei popoli a livello globale sarebbe stato inventato solo a fine 1800 dagli inglesi, il gioco del calcio. Il calcio, inteso nella sua forma moderna e separato definitivamente dal rugby col quale condivideva molte caratteristiche, inizia la sua importante diffusione a partire dal 1863, anno in cui viene fondata la Football Assosiation (FA) a Londra, e grazie al contributo di marinai e commercianti, iniziò a diffondersi in altre parti del mondo, in particolare in Sud America. Da allora la sua ascesa è stata inarrestabile, avendo un impatto impressionante sulla vita sociale dei popoli di ogni dove. Ad oggi non esiste un posto al mondo dove non ci sia un campo di calcio, è di gran lunga lo sport più praticato e seguito al mondo, i bambini lo seguono e si creano i loro idoli, sperando di riuscire a diventare come loro.

Il calcio nella storia

Esistono storie, vere o leggendarie, che raccontano di come la guerra si sia addirittura fermata durante grossi eventi calcistici: il più famoso è  quello del Natale 1914, la cosiddetta “Tregua di Natale“, quando durante la Prima Guerra Mondiale, sul fronte occidentale, soldati inglesi, francesi e tedeschi si fermarono per fare una partita di calcio e scambiarsi piccoli doni: soldati esausti dalla guerra che si crearono un momento di pace e umanità. Oppure “la partita della morte” a cui è ispirato il film “Fuga per la vittoria“, svoltasi a Kiev nel 1942, dove i tedeschi organizzarono una partita tra ufficiali tedeschi e una mista di calciatori di Dinamo Kiev e Lokomotiv Mosca, con lo scopo di vincerla e piegare lo spirito fiero dell’armata rossa.

L’impatto del calcio sul sociale: l’economia

Il calcio però non ha solo un impatto sul sociale ma anche nella sfera economica di un paese; il rapporto indissolubile tra calcio ed economia diventa infatti la fortuna di molti: in Italia molti imprenditori hanno avuto tramite il calcio quella notorietà e popolarità che prima non avevano, nonostante i brillanti risultati con le loro aziende: uno su tutti Silvio Berlusconi, che col suo Milan ha raggiunto apici di ricchezza fenomenali.  I grandi eventi sportivi poi muovono quantità di soldi eccezionali: la stessa organizzazione di un mondiale  è ormai un affare al quale tutti vogliono partecipare perché gli introiti economici raggiungono quote da capogiro. In Europa poi le “Coppe” propongono circa 500 partite annue e per ogni partita si muovono da un paese all’altro migliaia di tifosi che contribuiscono a far girare l’economia sotto svariati livelli; stessa cosa in ambito nazionale, con i vari campionati. Il protagonista però è lui, il tifoso, che dalla squadra più titolata del Paese, all’ultima squadra di un piccolo paesino, segue, fa trasferte, acquista merchandise, abbonamenti, sfida le avversità meteorologiche, sempre per essere lì, al fianco della sua squadra, a dimostrazione della magia di questo sport.

L’impatto del calcio sul sociale: conclusioni

Sicuramente l’impatto del calcio sul sociale è tangibile ed ancora autentico nella sua forma più primitiva: il progresso della società civile ha certo visto il passaggio dalla “barbarie” dei giochi del Colosseo al più innocuo calcio, riuscendo nel contempo però a mantenere vivi i tratti di questo tipo di intrattenimento, dove tutt’oggi sopravvive comunque la locuzione “Panem et circenses, ovvero la soddisfazione dei bisogni primari della plebe, ma con l’accezione odierna, ovvero riferendosi a quelle strategie politiche che cercano di ottenere il consenso popolare distraendolo da questioni più dirimenti attraverso la concessione di beni materiali e divertimenti di massa,  assicurando  quel mix di adrenalina ed euforia di cui il popolo avrà sempre bisogno.

Fonte immagine: Pixabay (https://pixabay.com/it/users/wsyperek-148092/)

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