Il mito di Atlantide, con la sua storia sospesa tra racconto e realtà, affascina da secoli generazioni di curiosi. Nell’immaginario collettivo, doveva essere un’antica e fiorente civiltà che in seguito ha ispirato scrittori, registi e sviluppatori di videogiochi. Tra le opere più note che menzionano il mito di Atlantide figurano il romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, il fumetto Topolino e l’Atlantide continente perduto, il film del 2012 Viaggio nell’isola misteriosa, i due film d’animazione Disney Atlantis – L’impero perduto e Atlantis – Il ritorno di Milo e il videogioco Assassin’s Creed: Odyssey.
Cosa racconta il mito di Atlantide
Il primo a narrare la storia di Atlantide è stato Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia. Il filosofo ateniese riportò come sua fonte Solone, giurista e poeta greco che sarebbe venuto a conoscenza della storia della civiltà perduta durante un viaggio in Egitto grazie alle parole di un sacerdote, che gli avrebbe raccontato di una battaglia tra Atene e Atlantide. Platone riferì che 9000 anni prima della nascita di Solone, “un’isola più estesa dell’Asia e della Libia messe insieme” si trovasse nell’Oceano Atlantico e al di là delle Colonne d’Ercole. Il dio Poseidone si innamorò di una donna che viveva sull’isola e in seguito, con i suoi poteri, rese Atlantide ricca. Proprio uno dei figli del dio del mare divenne re di Atlantide; anche grazie al suo operato, l’isola divenne una potenza marittima. La civiltà di Atlantide si distingueva anche per le maestose opere architettoniche e la capacità di lavorare il metallo. Finché i sovrani furono guidati dalla saggezza degli dei, la civiltà fu ricca e prospera e il suo dominio si estese in quasi tutto il Mar Mediterraneo. Tuttavia, col tempo i sovrani diventarono sempre più avidi e decisero di invadere Atene. L’esercito di Atlantide fu sconfitto ma quell’attacco fece infuriare Zeus, che decise di infliggere una severa punizione a tutta la civiltà. Secondo il racconto, l’isola fu colpita da un cataclisma che la fece inabissare nel breve lasso di tempo di un giorno e una notte.
Un altro personaggio storico che ha contribuito alla creazione del mito di Atlantide è lo scrittore svedese Olaus Rudbeck. Egli sosteneva che la sua patria discendesse dalla civiltà perduta di Atlantide e che fosse la terra abitata in passato da Adamo ed Eva, e riportò le sue idee in un enorme trattato scritto tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.
Anche Ignatius Donnelly, politico statunitense, era convinto che Atlantide fosse esistita; alla fine dell’Ottocento, egli pubblicò un’opera in cui spiegava che l’isola era situata nell’Oceano Atlantico e che i suoi abitanti avevano inventato un alfabeto da cui è nato in seguito quello fenicio, che è la base di altri alfabeti tra cui quello greco. Anche Donnelly riteneva che Atlantide fosse poi sparita sul fondo dell’oceano.
Alla fine dell’Ottocento, il mito di Atlantide fu ripreso anche da teosofi (tra cui Helena Blavatsky), i quali ritenevano che l’umanità fosse divisa in cinque razze e che una di esse fosse quella atlantidea. Secondo questa ipotesi, chi apparteneva a questo gruppo era dotato di poteri speciali. La distruzione della civiltà fu però causata dall’avidità di un’altra razza.
Tra le tante ipotesi non mancano quelle secondo cui l’isola di Atlantide sarebbe l’attuale Sardegna oppure l’America raggiunta da Cristoforo Colombo, ma il mito di Atlantide potrebbe rimanere per sempre un interessante mistero.
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