Tra le numerose feste nazionali giapponesi, una riveste un’importanza particolare per la sua storia complessa e il suo significato simbolico: è il Kenkoku Kinen no Hi (建国記念の日), la Giornata della Fondazione Nazionale, che si celebra ogni anno l’11 febbraio. Questa festività commemora la nascita della nazione giapponese, intrecciando mito, storia e identità nazionale.
Le origini mitologiche: l’imperatore Jimmu
Una festa controversa: dalla Restaurazione Meiji al dopoguerra
Kenkoku Kinenbi: l’evoluzione della festa
Come si festeggia oggi il Kenkoku Kinenbi
Il significato moderno: patriottismo e riflessione
Le origini mitologiche: l’imperatore Jimmu
La data dell’11 febbraio è legata alla narrazione mitologica contenuta in antichi testi come il Kojiki e il Nihon Shoki. Secondo queste cronache, l’11 febbraio del 660 a.C. il primo imperatore del Giappone, Jimmu, salì al trono. La leggenda vuole che Jimmu fosse un discendente diretto della dea del sole Amaterasu Omikami, la divinità più importante dello Shintoismo. Partendo dall’isola di Kyushu, avrebbe guidato il suo clan fino alla regione di Yamato (l’attuale prefettura di Nara), unificando il paese e fondando la linea dinastica imperiale, la più antica ancora esistente al mondo. È importante sottolineare che la storiografia moderna considera l’Imperatore Jimmu e la data del 660 a.C. come figure e cronologie appartenenti alla mitologia più che alla storia accertata.
Una festa controversa: dalla Restaurazione Meiji al dopoguerra
La celebrazione di questa data divenne festa nazionale solo nel 1873, durante la Restaurazione Meiji. Inizialmente chiamata Kigensetsu (紀元節, Giorno dell’Impero), la festa aveva un forte carattere nazionalistico e serviva a rafforzare la lealtà verso l’Imperatore, la cui figura era stata riportata al centro del potere politico e religioso. Tuttavia, dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, le forze di occupazione americane abolirono la festività nel 1948, ritenendola un’espressione dello Shintoismo di Stato e del nazionalismo che avevano condotto alla guerra. La festa fu ripristinata solo nel 1966, dopo un lungo e acceso dibattito pubblico, ma con un nome e un significato nuovi, come indicato anche da fonti istituzionali come l’Ufficio di Gabinetto giapponese. Il nome divenne Kenkoku Kinen no Hi, eliminando ogni riferimento diretto all’impero per focalizzarsi sul concetto più laico di “fondazione della nazione”.
| Kenkoku Kinenbi: l’evoluzione della festa | |
|---|---|
| Periodo storico | Nome e significato della festa |
| 1873-1948 | Kigensetsu (Giorno dell’Impero): celebrazione nazionalista per unire il paese attorno alla figura divina dell’imperatore. |
| 1948-1966 | Festa abolita: considerata un simbolo del militarismo e del nazionalismo da superare nel dopoguerra. |
| Dal 1966 a oggi | Kenkoku Kinen no Hi (Giorno della Fondazione Nazionale): festa laica che promuove il patriottismo e la riflessione sulla storia. |
Come si festeggia oggi il Kenkoku Kinenbi
Oggi, il Kenkoku Kinenbi è un giorno festivo in cui le celebrazioni sono relativamente sobrie. La tradizione vuole che si espongano le bandiere giapponesi fuori da case ed edifici. Vengono organizzate alcune parate, la più importante delle quali si svolge a Tokyo, nel quartiere di Harajuku, e termina presso il grande santuario Meiji Jingu. Cerimonie shintoiste si tengono anche in altri importanti santuari, come il Kashihara-jingu nella prefettura di Nara, che secondo la tradizione sorge sul luogo dove l’Imperatore Jimmu stabilì la sua capitale.
Il significato moderno: patriottismo e riflessione
Il Kenkoku Kinenbi moderno incarna un concetto di patriottismo e orgoglio nazionale molto caro alla cultura giapponese, che valorizza il bene comune e il rispetto per la collettività. Per molti, non è tanto una celebrazione del passato mitologico, quanto un’occasione per riflettere sulla storia del proprio stato, per ricordare gli sforzi delle generazioni passate e per coltivare l’amore per il proprio paese in una chiave moderna e pacifica, in linea con la Costituzione del dopoguerra, come sottolineato da autorevoli fonti come l’Enciclopedia Treccani.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia, immagine di Artanisen
Articolo aggiornato il: 30/09/2025

