L’idea dell’“anima gemella”, dell’“altra metà della mela”, è profondamente radicata nel nostro modo di concepire l’amore. Ma da dove nasce questa concezione di una ricerca perenne di qualcuno che ci completi? Il filosofo Platone, attraverso uno dei suoi racconti più celebri, ha fornito il fondamento mitologico a questa eterna ricerca: il mito degli androgini. Scopriamolo insieme.
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Il mito nel Simposio di Platone
Tra i vari miti di Platone, quello che tratta l’origine dell’amore è narrato nel dialogo del Simposio. A raccontarlo non è Socrate, ma il commediografo Aristofane, uno degli invitati al banchetto. Dopo gli interventi di altri convitati, Aristofane espone il suo discorso sull’amore attraverso un affascinante mito.
Il racconto di Aristofane: i tre generi e la punizione di Zeus
Aristofane spiega come in origine esistessero tre generi umani: quello maschile, quello femminile e quello androgino, che univa le caratteristiche di entrambi. Questi esseri primitivi avevano una forma sferica, con quattro braccia, quattro gambe e due volti su un’unica testa. Erano esseri potenti e orgogliosi, al punto da tentare la scalata all’Olimpo per sfidare gli dèi. Per punire la loro arroganza, Zeus decise di non annientarli, ma di indebolirli tagliandoli a metà. Il piano funzionò: gli umani, così divisi, divennero più deboli e, soprattutto, condannati a una perenne e disperata ricerca della metà perduta.
Genere originario | Composto da e origine di |
---|---|
Maschile | Due metà maschili. Dalla sua divisione nasce l’amore omosessuale maschile. |
Femminile | Due metà femminili. Dalla sua divisione nasce l’amore omosessuale femminile. |
Androgino | Una metà maschile e una femminile. Dalla sua divisione nasce l’amore eterosessuale. |
Il significato del mito: l’origine di Eros e dell’amore
Aristofane spiega così l’origine di Eros, il desiderio d’amore. Mentre la ferita fisica fu ricucita da Apollo (lasciando l’ombelico come cicatrice a perenne memoria), quella spirituale può essere guarita solo dall’amore, che consente a due parti di ricongiungersi nell’unità originaria. È interessante notare come il mito, come spiegato da fonti autorevoli come la Stanford Encyclopedia of Philosophy, fornisca una spiegazione mitologica non solo per l’amore eterosessuale ma anche per quello omosessuale. Aristofane sottolinea che il desiderio di unirsi all’altro non è solo attrazione sessuale, ma la ricerca di qualcosa di più profondo che sentiamo nell’anima della persona amata. Il mito si chiude con un tributo a Eros, il dio che ci permette di incontrare la nostra metà, donandoci gioia e speranza.
L’eredità del mito oggi: dall’arte all’identità di genere
La figura dell’androgino è rimasta potente nell’immaginario occidentale. Nell’arte, l’estetica androgina è stata esplorata dai preraffaelliti a Klimt, e incarnata da icone come Marlene Dietrich o, più recentemente, da figure come David Bowie e Harry Styles. Oggi, il concetto di androginia è fondamentale anche nel dibattito sull’identità di genere. Alcune persone rivendicano l’androginia per descrivere un’identità che non si sente né totalmente uomo, né donna, ma una mescolanza di caratteristiche. Il mito platonico, in questo senso, può essere letto come un antico invito all’inclusione. Sottolineando che l’amore non è finalizzato alla sola procreazione ma è un legame dell’anima, esso valica le concezioni binarie, invitando a superare le diversità che ostacolano la socialità umana.
Fonte immagine sul mito degli androgini: Pixabay.
Articolo aggiornato il: 12/09/2025